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Canone Rai, come verranno individuati gli evasori?

Dopo la fiducia del Senato al maxiemendamento, la manovra finanziaria per il 2016 approda alla Camera.

A far discutere ancora, tra le altre cose, sono le disposizioni riguardanti il canone Rai che sarà di 100 euro, pagabili in dieci rate, e collegato alla bolletta elettrica.

Si stabilisce inoltre che per gli anni dal 2016 al 2018 le eventuali maggiori entrate saranno destinate prioritariamente all’allargamento della platea dei pensionati esenti e poi destinato al Fondo per la riduzione della pressione fiscale.

In altre parole nelle casse della Rai non finirà un euro in più di quelli che entreranno grazie alla nuova misura che, per contrastare l’evasione, infila il canone Rai direttamente nella bolletta.

Si presume per tutti il possesso dell’apparecchio televisivo e chi non dovesse averlo dovrà premurarsi di andare a fare un’autocertificazione presso l’Agenzia delle entrate del proprio territorio.

 

8,3 milioni di famiglie evadono

Sono 16,7 milioni gli italiani che hanno pagato il canone nel 2014. L’evasione, stando ai dati forniti dalla Rai lo scorso anno, è del 27% e costa alla tv pubblica circa 500 milioni di euro. Nelle casse di Viale Mazzini entrano 1,75 miliardi di euro (la pubblicità invece ne porta circa 597 milioni di euro). A non pagare il canone sono 8,3 milioni di famiglie (soprattutto il Sud con in testa Campania, Sicilia e Calabria), considerato che quelle chiamate a pagare sono circa 25 milioni.

Per Massimiliano Dona, Segretario generale dell’Unione Nazionale Consumatori, “il canone Rai a 100 è troppo elevato”.

E spiega perché.

Secondo uno studio dell’associazione di consumatori, anche se l’importo si abbassa di 13,50 euro rispetto al 2015, l’aumento forzoso degli abbonati consentirà un maggior gettito variabile da 401 a 757 milioni. Per mantenere il gettito 2016 invariato rispetto a quello precedente, anche conteggiando gli utenti morosi, il canone dovrebbe essere, nell’ipotesi più benevola, prendendo per buoni i dati considerati nella nota tecnica della Legge di stabilità, di 82,5 euro (cfr tabella), ipotizzando un recupero totale dell’evasione, o al massimo 90,5 euro se si considera, in via prudenziale, un residuo di evasione pari al 7%. In pratica gli abbonati dovrebbero pagare da 9,5 a 17,5 euro in meno.

Se, invece, più realisticamente, consideriamo, come ipotesi, i dati Istat, secondo i quali il numero di famiglie che posseggono almeno un televisore sono 24 milioni e 199 mila e consideriamo gli abbonati del 2014 e non quelli vecchi del 2013 contenuti nella Nota tecnica della Legge di stabilità allora l’importo del canone dovrebbe fluttuare tra 77 ed 83 euro (se resterà un 7% di evasori).

Se, infine, partendo sempre dal dato Istat di 24 milioni e 199 mila famiglie, consideriamo il gettito effettivamente percepito nel 2013 dalla Rai per il canone ordinario, escludendo cioè i morosi che non hanno pagato, allora il prossimo canone, per mantenere invariato il gettito “reale”, dovrebbe fluttuare tra 68,5 euro, se si recupererà in toto l’evasione, e 73,5 euro, se resterà un 7% di evasione.

 

No al pagamento in 10 rate

Il Segretario degenerale dell’UNC spiega anche perché l’associazione è contraria a diluire il canone in dieci rate: “E’ pericoloso, perché aumenta il rischio che il consumatore non si accorga nemmeno del pagamento del canone, non notando l’aumento anomalo della bolletta. Così finirà per pagare, anche se il televisore non ce l’ha o il pagamento è già stato fatto da altri componenti della famiglia. Chiediamo, quindi, che le 10 rate siano possibili solo a fronte di una richiesta del consumatore”.

“Una facoltà, non la regola. Tanto più – aggiunge Dona – che le rate dovrebbero essere 6 e non 12, visto che le bollette sono bimestrali”.

 

Lo scoglio della tariffa D3

Altro problema che potrebbe determinarsi, secondo l’UNC, è quello che riguarda gli utenti che pagano la tariffa D3 che le aziende fornitrici del servizio elettrico applicano sia ai contratti stipulati nelle abitazioni di residenza con impegno di potenza superiore a 3 kW sia a quelli stipulati per le abitazioni non di residenza, che il canone Rai, invece, non devono pagarlo.

Per Dona, “Le società elettriche dovrebbero distinguere i due casi, ma visto che non sanno nemmeno inviare le bollette della luce, come dimostra l’apertura dell’istruttoria dell’Antitrust proprio su questo argomento, dubitiamo siano così brave nel farlo”.

E se finora il canone lo ha pagato chi non è intestatario della bolletta elettrica?

Questa sarà un’altra bella gatta da pelare.

“Un classico – spiega Dona – è la moglie che paga la bolletta della luce ed il marito l’abbonamento alla tv. Il rischio, molto forte, è che alla moglie sia chiesto il pagamento del canone già pagato dal marito, oppure che la moglie paghi, ed il marito, vecchio abbonato, sia considerato un evasore. Insomma, l’inversione dell’onere della prova previsto nella Legge di stabilità, costringerà, nella migliore delle ipotesi, milioni di consumatori a produrre documentazioni e prove per dimostrare la propria innocenza”.

Ecco allora le soluzioni che propone l’Unione Nazionale Consumatori:

1) Modificare il Regio decreto legge n. 246 del 1938, in modo che l’obbligo del pagamento del canone non sia legato alla detenzione dell’apparecchio, ossia al possesso, ma alla proprietà. In tal modo, basta che chi compra un televisore sia automaticamente registrato dal negoziante ed i suoi dati e la fotocopia della sua carta d’identità sia trasmessa all’agenzia delle entrate (già oggi si fa cosa analoga quando acquisti una nuova sim per il telefonino…). Una cosa che non si può fare fino a che conta il possesso e non la proprietà.

2) Incrociare i dati con gli abbonati alle pay tv.

3) Coinvolgere i Comuni nella lotta all’evasione, considerato che le antenne sui tetti sono un buon indicatore del possesso della tv.

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