Facebook ha accettato di pagare la multa di 500mila sterline (circa 580mila euro), la più alta possibile, comminata dall’Information Commissioner’s Office (Ico) per lo scandalo Cambridge Analytica. Accettando la sanzione del Garante Privacy Uk, la società guidata da Mark Zuckerberg ritira il ricorso e, implicitamente, ammette la sua responsabilità nel datagate, perché non è stata in grado di impedire la violazione della privacy di 87 milioni di utenti del social network, i cui dati sono stati utilizzati illecitamente dalla società Cambridge Analytica per l’advertising personalizzato e per i messaggi di propaganda politica. A dispetto delle regole previste dalle Api di Facebook, Cambridge Analytica aveva avuto libero accesso ai dati di chi aveva utilizzato un’app di quiz della personalità e addirittura ai dati di loro contatti, che nemmeno avevano mai usato l’app in questione.
Facebook non ammette la responsabilità. Perché paga la multa e non va avanti con il ricorso?
Ma secondo i termini dell’accordo con Ico, Facebook non ha ammesso ufficialmente alcuna responsabilità.
A oltre un anno dalla multa emessa dall’Information Commissioner’s Office (Ico), ora la società di Menlo Park ha accettato di pagare il mezzo milione di sterline richiesto per la mancata trasparenza verso gli utenti e per le negligenze nei controlli. “La protezione delle informazioni personali e della privacy è di fondamentale importanza, non solo per i diritti degli individui, ma anche per la democrazia. Siamo felici di apprendere che Facebook abbia fatto e continuerà a fare passi significativi per aderire ai principi fondamentali della protezione dei dati”, ha commentato James Dipple-Johnstone, vice commissario dell’Ico.
L’azienda californiana, tramite il rappresentante legale Harry Kinmouth, ha voluto rimarcare che “abbiamo apportato notevoli cambiamenti alla nostra piattaforma, riducendo significativamente le informazioni a cui gli sviluppatori di app possono accedere”.
Perché solo 500mila sterline di multa?
Perché lo scandalo Cambridge Analytica è scoppiato nel 2015, prima dell’attuazione del regolamento generale sulla protezione dei dati dell’UE nel maggio 2018, così l’Ico ha potuto sanzionare Facebook con la multa massima possibile secondo la normativa in vigore prima del GDPR. Se il datagate si fosse verificato dopo maggio 2018, la potenziale ammenda avrebbe potuto essere molto più elevata, fino al 4% del fatturato annuo di Facebook.
Le altre multe della FTC (5 miliardi di dollari) e del Garante Privacy italiano (1 milione di euro)
Facebook ha anche patteggiato con la Federal Trade Commission (Ftc) la cifra record di 5 miliardi di dollari per chiudere la disputa sulle violazioni della privacy degli utenti Usa con lo scandalo Cambridge Analytica. Inoltre la Ftc ha imposto alla società anche una serie di nuove restrizioni sulla gestione della privacy, anche di WhatsApp e Instagram, e di modifiche alla struttura aziendale, come Zuckerberg non più responsabile della protezione dati degli utenti.
Anche il Garante privacy italiano ha applicato a Facebook una sanzione di 1 milione di euro per gli illeciti compiuti nell’ambito del caso “Cambridge Analytica”.