Argentina, cambio ai vertici della Marina in seguito al caso del sottomarino “Ara San Juan”
20 dic 10:58 – (Agenzia Nova) – Il vice ammiraglio Jose’ Luis Villan ha assunto provvisoriamente l’incarico di capo di Stato maggiore della Marina argentina in sostituzione dell’ammiraglio Marcelo Eduardo Hipolito Srur, passato a congedo lo scorso venerdi’ nel contesto di una profonda crisi interna alla forza come conseguenza della scomparsa del sottomarino Ara san Juan con a bordo i 44 membri dell”equipaggio. Villan, che fino ad ora ricopriva la carica di vice capo dello Stato maggiore congiunto delle Forze Armate, e’ stato designato con un decreto firmato dallo stesso presidente Mauricio Macri. La decisione, secondo quanto riporta il quotidiano “La Nacion”, sarebbe stata promossa dal ministro della Difesa, Oscar Aguad e risponderebbe alla necessita’ di dare un segnale forte di cambiamento di fronte anche all’insuccesso delle operazioni di ricerca dell’imbarcazione scomparsa ormai da oltre un mese. La settimana scorsa si era assistito al congedo di quattro alti ufficiali della Marina motivate, secondo indiscrezioni riportate dallo stessa testata, dalle difficolta’ nell’istruzione del sommario interno alla forza per indagare su quanto occorso al sommergibile San Juan. “Abbiamo ricevuto informazioni contraddittorie che possono far pensare a un tentativo di insabbiamento”, hanno riferito fonti del ministero della Difesa citate da “La Nacion”. Di fronte a queste difficolta’ il ministro Aguad ha disposto anche una commissione investigatrice composta da tre ex membri dell’equipaggio dell’Ara San Juan, i contrammiragli Adolfo Gustavo Trama e Alejandro Kenny ed il capitano Jorge Bergallo, padre di uno dei membri dell’equipaggio scomparso.
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Usa, Microsoft abolisce clausola contrattuale volta a nascondere abusi sessuali
20 dic 10:58 – (Agenzia Nova) – Il gigante del software Microsoft ha annunciato di aver abolito dai contratti con i dipendenti la clausola che obbliga a risolvere con trattative private i casi di abusi sessuali sul luogo di lavoro, evitando di rivolgersi ai tribunali federali. Obiettivo della clausola era evitare di far diventare pubblici scandali che avrebbero potuto nuocere all’immagine della societa’. Microsoft e’ una delle prime, e certamente la maggiore, fra le aziende che hanno preso una decisione del genere, sull’onda emotiva scatenata dalle recenti denunce di molestie che hanno coinvolto personaggi di fama, dagli uomini politici agli attori. Microsoft ha anche annunciato di essere favorevole a un progetto di legge che vieti clausole analoghe nei contratti di lavoro.
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Usa, Camera approva riforma fiscale da 1.500 miliardi di dollari
20 dic 10:58 – (Agenzia Nova) – La Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato con 227 voti a favore contro 203 la riforma fiscale voluta dalla maggioranza repubblicana. Il provvedimento passa ora al Senato, per la cui approvazione non si prevedono difficolta’. La firma del presidente Donald Trump e’ attesa entro Natale. La manovra, del valore di 1.500 miliardi di dollari, prevede una riduzione delle imposizioni per le imprese, che passano dal 35 al 21 per cento. Secondo i repubblicani, questo dara’ impulso alla crescita economica. Benefici anche per i cittadini, con il tetto massimo dell’imposizione fiscale che scende dal 39,6 a 37 per cento. La misura, nel caso dei cittadini, rimarra’ in vigore fino al 2025. In questo modo il repubblicani hanno potuto varare la riforma fiscale a maggioranza semplice, senza dover usufruire del contributo di voti democratici.
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Catalogna, si chiude la campa elettorale piu’ atipica dal 1977
20 dic 10:58 – (Agenzia Nova) – Si e’ conclusa oggi in Catalogna la campagna elettorale piu’ atipica e triste dal 1977, scrive il quotidiano spagnolo “La Vanguardia”. “Atipica”, perche’ dal ritorno di Josep Tarradellas non si sono mai tenute elezioni per la Generalitat con una parte dei candidati in carcere e un’altra rifugiata a Bruxelles. “Triste”, perche’ lo scenario dopo lo scontro istituzionale dei mesi scorsi appare sempre piu’ cupo. Secondo un’indagine effettuata dal quotidiano, almeno il 68 per cento dei cittadini ritiene che gli eventi dello scorso ottobre abbiano danneggiato l’economia. La prospettiva piu’ plausibile e’ che nessun candidato vincera’ in maniera definitiva le elezioni di domani, perche’ non c’e’ una vera alternativa politica sulla quale puntare. Ci saranno probabilmente dei vincitori tattici che guideranno la regione in un periodo di attesa durante il quale “gli indipendentisti non avranno indipendenza, i repubblicani non avranno una repubblica e gli unionisti si ritroveranno senza unione”. “La Vanguardia” continua la sua analisi descrivendo il processo di indipendenza catalano come una finestra di opportunita’ dipinta su un muro di mattoni, lo Stato spagnolo, costruito su una lastra di cemento, l’Unione europea, supportato da una struttura metallica, Stati Uniti e Nato. In termini geostrategici, conclude l’analisi, la sentenza e’ gia’ stata dettata: l’implosione della Spagna, un paese molto importante per la stabilita’ del consorzio statale europeo e per la proiezione della forza europea sul Nord Africa.
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Brexit, la rocca di Gibilterra e’ l’ultimo ostacolo che si erge sulla strada dei negoziati
20 dic 10:58 – (Agenzia Nova) – L’Unione Europea sta esercitando una crescente pressione sul Regno Unito perche’ risolva la disputa vecchia di 300 anni con la Spagna sulla sovranita’ della Rocca di Gibilterra se vuole ottenere rapidamente un accordo sul periodo di transizione post-Brexit: lo rivela il quotidiano economico britannico “The Financial Times”. Il quale riferisce che la Commissione europea oggi mercoledi’ 20 dicembre dovrebbe adottare una dichiarazione di quattro pagine che le da’ mandato di portare avanti la seconda fase dei negoziati sulla Brexit e nella quale e’ scritto chiaramente che un accordo bilaterale con la Spagna e’ assolutamente necessario su Gibilterra per assicurare a quel territorio britannico d’oltremare di essere incluso nelle regole sulla transizione e non rimanga invece escluso dal mercato comune il giorno che la Gran Bretagna uscira’ dall’Ue. Secondo il testo consultato dal “Financial Times” la dichiarazione sottolinea come i “territori sotto protezione britannica”, un termine che include appunto Gibilterra, lasceranno l’Unione Europea insieme al resto del Regno Unito nel marzo del 2019: cio’ significa il loro status deve essere negoziato come parte delle trattative sul periodo transitorio; il linguaggio diplomatico utilizzato, chiarisce il quotidiano della City di Londra, riflette l’impegno assunto quest’anno dall’insieme dell’Ue perche’ il territorio di Gibilterra non sia incluso in alcun accordo post-Brexit senza l’approvazione della Spagna. La questione complica ulteriormente il compito del primo ministro britannico Theresa May, che in linea di principio vorrebbe concludere entro il prossimo mese di marzo le trattative sulla fase di transizione post-Brexit per poter poi passare ai negoziati sulle future relazioni permanenti della Gran Bretagna con l’Unione Europea: la premier considera cruciale un rapido accordo sui due anni di transizione, per rassicurare il mondo degli affari preoccupato che la Brexit faccia perdere alla City di Londra l’accesso al mercato unico europeo e spinga molte istituzioni finanziarie a traslocare in altre piazze. La Spagna ha messo in chiaro che senza un confronto bilaterale sulla Rocca il giorno dopo la Brexit, il 30 marzo del 2019, “a Gibilterra non si applichera’ alcun accordo, ne’ periodo di transizione ne’ altro”. Uno dei punti piu’ controversi tra i due paesi e’ la questione dell’aeroporto di Gibilterra, che la Spagna accusa esser stato costruito in territorio spagnolo e per il quale e’ arrivata persino a minacciare di porre il proprio veto ai futuri accordi Ue-Gb post-Brexit sull’aviazione civile: da parte sua la Gran Bretagna non ha ancora detto se intende restare nella Europe Common Aviation Area, per mantenere intatti i suoi diritti di transito dopo il divorzio; ma appunto un eventuale accordo sulla materia richiede il consenso unanime dei paesi Ue ed il veto spagnolo potrebbe mandare tutto all’aria.
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Francia, il presidente Macron risale nei sondaggi
20 dic 10:58 – (Agenzia Nova) – Il 46 per cento dei francesi ha un’opinione positiva del presidente Emmanuel Macron. Lo indica “Libe’ration”, citando i dati dell’ultimo sondaggio condotto dall’istituto Viavoice. Il titolare dell’Eliseo guadagna cosi’ 6 punti in un mese, confermando un risultato riportato anche da altri sondaggi nei giorni precedenti. Solamente ad agosto, dopo i primi 100 giorni del suo mandato, il presidente francese era al 36 per cento, dieci punti in meno rispetto a suo predecessore, François Hollande, nello stesso periodo. I motivi del crollo iniziale erano riconducibili agli annunci delle prime riforme e agli attriti avuti con il capo di stato maggiore dell’esercito. Il quotidiano afferma che Macron approfitta dell’attuale congiuntura economica, che sta vivendo un momento particolarmente positivo, anche se le ragioni devono essere ricercate in altri settori. Tra le cause principali di questa risalita c’e’ anche il ritorno della Francia sulla scena internazionale grazie all’interessamento di Macron nei diversi dossier. La rimonta del presidente francese si registra negli elettorati di destra e di sinistra, a conferma di un miglioramento generale. Fonti vicine al governo, pero’, invitano alla prudenza, viste le riforme impopolari che arriveranno all’inizio del prossimo anno.
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Francia, salgono all’1,9 per cento le stime della crescita del Pil nel 2017
20 dic 10:58 – (Agenzia Nova) – L’Istituto nazionale delle statistiche francese (Insee) ha stimato all’1,9 per cento la crescita del Pil francese. Ne parla la stampa nazionale, sottolineando che le previsioni sono state viste al rialzo grazie a una produzione manifatturiera “piu’ dinamica del previsto”. L’andamento positivo si dovrebbe confermare anche nel 2018, con una crescita totale dell’1,7 per cento. Le previsioni, pero’, non sono tutte rosee. “Tra le righe l’Insee riconosce che a causa dei suoi blocchi strutturali la Francia raggiunge un tetto massimo del 2 per cento e che il paese non ha un motore sufficientemente potente per andare al di la’” scrive “le Figaro”. I problemi delle imprese riguardano principalmente le difficolta’ nell’assumere. “Les Echos” afferma che il numero deli impieghi non crescera’ a causa dei tagli fatti dal governo agli incentivi. La creazione di nuovi posti di lavoro dovrebbe calare da 150mila a 70mila a semestre nella prima meta’ del 2018. In questo modo tasso di disoccupazione arrivera’ al 9,4 per cento alla fine di giugno del prossimo anno.
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Germania, Von der Leyen vuole inviare piu’ militari in Afghanistan
20 dic 10:58 – (Agenzia Nova) – Il ministro della Difesa tedesco, la cristiano democratica Ursula von der Leyen (Cdu), punta a un aumento delle truppe tedesche in Afghanistan. “Io dico che i militari, specialmente gli istruttori sono abbastanza, ma avremmo potuto fare molto di piu’ se avessimo avuto piu’ forze di protezione”, ha dichiarato il Ministro martedi’ scorso durante una visita al contingente tedesco a Mazar-i-Sharif. Von der Leyen non ha indicato cifre: “Dobbiamo discuterne in Parlamento”, ha risposto ad una domanda in proposito. L’argomento potrebbe diventare un punto di discussione con i Socialdemocratici nei colloqui sulla formazione di un governo. Le Forze armate tedesche sono presenti in Afghanistan con un contingente di 980 uomini, con un mandato parlamentare valido fino alla fine di marzo del 2018. Il loro compito principale e’ quello di addestrare la polizia e l’Esercito afgani. Nel mese di aprile, piu’ di 140 soldati afgani sono stati uccisi in un attacco al campo di Schahin, dove operano regolarmente consulenti tedeschi.
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Critiche ai nuovi obiettivi per la transizione energetica europea
20 dic 10:58 – (Agenzia Nova) – Gli stati della Ue hanno concordato un compromesso per i capisaldi di una transizione energetica entro il 2030. Entro quella data, le energie rinnovabili dovrebbero coprire il 27 per cento della domanda complessiva continentale. Inoltre, il mercato dell’elettricita’ in Europa dovrebbe essere piu’ strettamente integrato. Martedi’ sera, i ministri dell’Energia hanno concordato a Bruxelles le loro posizioni in quattro misure che ora devono negoziare con il Parlamento europeo. I parlamentari vogliono accelerare l’espansione dell’energia verde, raggiungendo gia’ entro il 2030 una quota del 35 per cento. Le proposte fanno parte di un pacchetto che la Commissione europea ha presentato un anno fa, e che dovrebbero contribuire a garantire che la Ue produca almeno il 40 per cento in meno di gas serra nel 2030 rispetto al 1990. I paesi dell’Unione hanno ora convenuto di aumentare l’uso dell’energia verde per il riscaldamento e il raffreddamento di un punto percentuale ogni anno a partire dal 2020. Sono state inoltre concordate nuove specifiche per l’uso dei biocarburanti nei trasporti. Entro il 2030, il 14 per cento dei combustibili proverra’ da fonti rinnovabili, e il 3 per cento derivera’ dai cosiddetti biocarburanti di seconda generazione. Il ministro dell’Economia estone Kadri Simson, che ha presieduto la riunione ministeriale ed ha elogiato il compromesso: “Utilizzare piu’ energia rinnovabile contribuira’ a rendere le nostre citta’, industrie e case piu’ pulite, piu’ sane e piu’ sostenibili”, ha sottolineato. Inoltre, i cittadini potrebbero piu’ facilmente produrre e commercializzare le proprie energie rinnovabili. Parte del compromesso sono le nuove regole per i cosiddetti occupanti-proprietari che vogliono veicolare parte dell’energia elettrica prodotta dai propri impianti fotovoltaici nella rete. Critici gli ambientalisti secondo cui per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo sul clima di Parigi era necessario un obiettivo di espansione di almeno il 45 per cento. Tra le altre cose in futuro dovrebbero esserci modelli tariffari “dinamici” in tutti i Paesi della Ue. Cio’ consentirebbe ai consumatori di ridurre i loro costi se acquistano elettricita’ in grande quantita’, e il prerequisito sono i cosiddetti contatori intelligenti, in grado di rilevare e controllare i consumi in tempo reale.
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Roma, Virginia Raggi punta dalla morte dell’albero di Natale cittadino
20 dic 10:58 – (Agenzia Nova) – Lo scheletrico albero di Natale posto al centro di Roma e’ stato deriso dai critici del sindaco Virginia Raggi come simbolo della sua cattiva amministrazione della citta’: lo scrive il quotidiano inglese “The Times”. Nell’articolo, firmato dal corrispondente da Roma Tom Kington, si racconta come la prima cittadina, eletta nelle liste del partito ribelle Movimento 5 stelle (M5s) e gia’ molto criticata per le strade della citta’ piene di spazzatura e per i disservizi dei trasporti pubblici, ora sia sotto accusa anche per l’albero soprannominato “Spelacchio” dai romani a causa della perdita dei suoi aghi: nella capitale italiana in questa stagione natalizia non si parla d’altro che della responsabilita’ per la morte del gigantesco abete alto 20 metri. Al momento del suo taglio nella Val di Fiemme l’albero era in forma rigogliosa. I sospetti quindi ora cadono sulla societa’ di trasporto e sugli amministratori cittadini del M5s che gli hanno affidato il lavoro senza una gara d’appalto, pagandola inoltre 50 mila euro, il triplo di quanto la citta’ di Roma aveva speso per l’albero di Natale dello scorso anno. Il M5s attualmente e’ in testa ai sondaggi in vista delle elezioni politiche del prossimo mese di marzo, ma la pessima prova data dall’amministrazione Raggi a Roma ne ha danneggiato la reputazione, scrive il “Times”, che cita la parole dell’esponente regionale del Partito democratico di centrosinistra Enzo Foschi: “Il surreale caso di Spelacchio dimostra che il Movimento 5 stelle non e’ neppure capace di issare un albero di Natale, figurarsi immaginare che possano governare l’Italia”. Per migliorare l’aspetto dell’albero, il Comune lo ha ricoperto di nastri, luci e palline; ma anche questo ha raccolto solo commenti ironici: “Con 800 palline e 4 mila metri di lucine ora mi e’ venuto il mal di schiena”, recita un tweet pubblicato a nome del povero “Spelacchio”.
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