Gli studi su cambiamenti climatici e danni alle infrastrutture
Spesso si parla di infrastrutture strategiche, ma non si spiega mai abbastanza il motivo della loro rilevanza nazionale e quali sono le principali minacce che le riguardano. Le diverse reti stradali, energetiche ed idriche, ma anche le comunicazioni digitali e la sanità, le industrie e i data center, sono i principali esempi di infrastrutture critiche di cui dispone ogni Paese e tra i rischi che le minacciano da vicino, interni ed esterni, considerati di massimo livello, ci sono anche i cambiamenti climatici.
Sull’argomento, sono stati illustrati oggi a Roma due Rapporti dal titolo “Cambiamenti climatici, infrastrutture e mobilità” e “Investire in infrastrutture: strumenti finanziari e sostenibilità”, elaborati dalle Commissioni di studio istituite dal Ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini, e coordinate rispettivamente dal Prof. Carlo Carraro, Ordinario di Economia Ambientale all’Università Ca’ Foscari di Venezia, e dal Prof. Fabio Pammolli, Ordinario di Economia e Management al Politecnico di Milano.
“Il cambio di paradigma verso uno sviluppo sostenibile non è più rinviabile – ha dichiara il Ministro Giovannini – così come un forte investimento per rendere resilienti al cambiamento climatico le infrastrutture e i sistemi di mobilità del nostro Paese. I Rapporti presentati oggi mostrano non solo i rischi che corre l’Italia a causa della crisi climatica, ma anche le opportunità esistenti per operare, insieme al settore privato, scelte in grado di mitigarne gli effetti sui sistemi ferroviari, idrici, stradali, portuali, urbani da cui dipende il nostro sistema socioeconomico, adattandoli alle nuove condizioni climatiche e beneficiando delle nuove tecnologie”.
Pagheranno di più le regioni meridionali
Nel documento illustrato dal Professor Carraro, si è evidenziato un costo diretto ed indiretto molto ingente per i danni causati dal clima che cambia alle infrastrutture nazionali: “Il danno complessivo (diretto e indiretto) causato dalla perdita o danneggiamento di infrastrutture per il Paese per cause legate ai cambiamenti climatici potrebbe variare tra lo 0.1-0.4% del Pil medio nel decennio 2020-2030 e lo 0.33-0.55% del Pil nel 2050”.
Ad oggi, si legge in una nota di Radiocor Sole 24 Ore, “si tratterebbe di mancata capacità di produrre beni e servizi per un valore di circa 2.3-8.7 miliardi di euro. Proiettata al 2050, la perdita ammonterebbe a circa 11.5-18 miliardi di euro”.
Un impatto pesante dei cambiamenti climatici che potrebbe risultare più alto per le regioni del Sud Italia: “Le perdite, benché relativamente uniformi, sono maggiormente pronunciate nel Sud del Paese e nell’area tirrenica, con Sicilia e Lazio che risultano le più colpite con perdite pari rispettivamente allo 0.42% e allo 0.40% circa dell’output regionale nel 2050, mentre il Trentino-Alto Adige appare la regione meno danneggiata con una perdita relativa di circa la metà (0.19%)”.
Mitigazione, adattamento e nuove soluzioni
Le misure di mitigazione e adattamento proposte dalla Commissione guidata da Carraro sono basate su innovazioni di tipo strutturale e tecnologico (ad esempio, in tema di gestione dei sistemi di drenaggio, di copertura stradale con asfalto drenante, ecc.), sui benefici forniti da una maggiore cura degli ecosistemi (ad esempio, riqualificazione idro-morfologica degli alvei fluviali, potenziamento del verde per la riduzione del calore in ambito urbano, ecc.), o su investimenti nella conoscenza, attraverso la raccolta e l’elaborazione di dati, modelli e previsioni per valutare i rischi e migliorare le politiche.
Quanto alle infrastrutture per la logistica, il Rapporto suggerisce lo sviluppo di sistemi di distribuzione resilienti agli imprevisti legati alla crisi climatica puntando sulla sicurezza dell’approvvigionamento piuttosto che sulla tempestività.
Per quanto riguarda gli obiettivi di decarbonizzazione, sono indicati i necessari interventi strutturali di mitigazione delle emissioni inquinanti, soprattutto nei sistemi di trasporto di persone e merci, per favorire lo shift modale verso il trasporto sostenibile e migliorare l’efficienza energetica dei veicoli.
Ruoli centrali in questa trasformazione avranno lo sviluppo del sistema ferroviario, la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, i sistemi informatici di comunicazione.
Gli investimenti dovranno quindi essere indirizzati verso l’estensione delle metropolitane e delle reti tranviarie, l’ampliamento dell’Alta velocità, il miglioramento delle reti ferroviarie regionali, il potenziamento del trasporto pubblico locale a basse emissioni, la realizzazione di piste ciclabili nelle città, lo sviluppo della rete di ricariche elettriche.