In arrivo nuove regole condivise tra aziende e sindacati per i call center che, anche sotto la spinta “delle nuove tecnologie digitali”, stanno cambiando pelle e la metamorfosi li sta portando a diventare dei veri e propri “centri servizi per la gestione dei clienti”: per questo le loro attività dovranno muoversi su “nuovi principi”.
A delineare il nuovo orizzonte per i call center è un innovativo accordo quadro sottoscritto questa mattina fra Asstel-Assotelecomunicazioni e Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil.
Perché è importante l’accordo
L’accordo, che “per la prima volta” vede dallo stesso lato del tavolo imprese e sindacato, vuole “consolidare l’evoluzione industriale” del settore “nell’ambito del CCNL delle Telecomunicazioni” hanno spiegato il presidente di Asstel Pietro Guindani, ed i Segretari Generali Fabrizio Solari di Slc-Cgil, Vito Vitale di FistelCisl, Salvo Ugliarolo di Uilcom-Uil che, in una conferenza stampa nella sede di Asstel a Roma, hanno declinato ogni passaggio dell’intesa. In particolare, l’accordo sancisce, tra l’altro, un fermo stop al “dumping contrattuale”, novità sulle “attività in appalto e subappalto”, “ammortizzatori sociali” più espansivi.
Una parte dell’Accordo è poi dedicata alla Formazione, Politiche Attive e Passive del lavoro, in cui si prevede lo sviluppo di programmi di formazione sulle competenze digitali dei lavoratori. L’accordo prevede anche di istituire un Fondo di Solidarietà per tutta la Filiera Tlc i cui tempi di realizzazione “diventerebbero più rapidi grazie a un intervento pubblico”, ma “non si tratta di un sussidio” è stato rimarcato. Il Fondo “consentirà di affrontare i profondi processi di trasformazione del lavoro” legati all’innovazione digitale. Aziende e sindacati auspicano che i principi espressi nell’accordo “trovino applicazione, come nel caso dei sussidi, anche legislativa” e che si reinvestano parte dei “proventi del 5G per contribuire al sostegno del lavoro”.
Le nuove regole
“Oggi è la prima volta che ci presentiamo insieme perché abbiamo una serie di esigenze trilaterali” ha detto il numero uno di Asstel, Pietro Guindani, ricordando che si parla di settori “a forte intensità lavorativa con 55mila occupati complessivi, di cui 35mila nell’inbound e circa 20mila nell’outbound, e ad alta intensità competitiva”. Nel merito, in materia di tutela del lavoro per le attività inbound, l’accordo prevede che le aziende committenti per i nuovi affidamenti in outsourcing dei propri servizi di Customer Care dovranno fare riferimento al costo medio del lavoro come definito dalle Tabelle del Ministero del Lavoro elaborate sulla base di quanto previsto dal CCNL Tlc.
Questa misura introduce “una rilevante novità nell’ambito delle attività di call center svolte in appalto e subappalto” hanno spiegato Assotel-Assotelecomunicazioni -l’associazione che in Confindustria rappresenta l’intera filiera delle Tlc – e le tre Organizzazioni Sindacali. Inoltre, sulle attività outbound, viene riconfermato come unico riferimento l’Accordo del 1° agosto 2013, modificato il 31 luglio 2017, che determina il trattamento economico dei collaboratori coordinati e continuativi addetti ad attività di vendita, recupero crediti o ricerche di mercato.
Nei casi di cambio di appalto per le medesime attività di call center, Asstel e le Organizzazioni Sindacali individuano la necessità di maggiore diffusione della disciplina della ‘clausola sociale’, cioè che sia applicata anche in altri settori. L’obiettivo “è assicurarne l’applicazione effettiva e omogenea anche attraverso un intervento del Ministero del Lavoro, che abbia come riferimento l’Accordo sottoscritto da Asstel e Slc-Cgil, Fistel-Cisl, Uilcom-Uil” il 30 maggio 2016, così da “offrire le necessarie tutele ai lavoratori interessati nel rispetto della libertà di impresa”.