Il telemarketing è a un bivio. Così come funziona oggi, e il riferimento è a quello molesto, non può più andare avanti. Per questo motivo il Parlamento ha in cantiere diverse proposte legislative per difendere di più i consumatori e, allo stesso tempo, per sostenere le aziende che svolgono correttamente l’attività. Inoltre, si punta a garantire uno standard economico per gli operatori dei call center per non affossare un settore che sta vivendo una forte crisi occupazionale.
Ampliare il Registro delle opposizioni a tutti i numeri
Al momento possono chiedere l’iscrizione al Registro delle opposizioni, per non essere disturbati dai call center per le chiamate promozionali, solo i titolari di una linea telefonica fissa il cui numero è pubblicato sull’elenco telefonico. Il disegno di legge, la cui prima firmataria è la senatrice Cinzia Bonfrisco, capogruppo dei Conservatori e riformisti (Cor), propone questo:
“Possono opporsi al trattamento delle numerazioni telefoniche, effettuato mediante l’impiego del telefono per fini di invio di materiale pubblicitario o di vendita diretta e per il compimento di ricerche di mercato o di comunicazione commerciale, anche le numerazioni non pubblicate negli elenchi telefonici pubblici, previa richiesta degli interessi”.
Quindi si vorrebbe aprire la porta anche ai cellulari.
Sulla stessa lunghezza d’onda si colloca anche la proposta di Stefano Quaranta (SEL): “Tutti devono potersi iscrivere al Registro delle opposizioni, indipendentemente dal fatto che siano o meno in elenchi pubblici; deve essere un registro universale e totale, che possa difendere anche coloro che hanno dato il consenso, inavvertitamente, per farsi contattare dalle società di telemarketing”, ha affermato l’onorevole Quaranta.
L’iniziativa legislativa è piaciuta anche al governo che l’ha inserita del disegno di legge “Concorrenza”, che risulta, però, in stand by in Parlamento da circa un anno e mezzo e andrà in aula non prima del referendum costituzionale del 4 dicembre.
La stessa legge annuale per il mercato e la concorrenza prevede, inoltre, prevede più obblighi per le aziende che delocalizzano l’attività di call center in Paesi extra-comunitari. Saranno soggette a maggiori obblighi e “dovranno comunicare il trasferimento, al ministero del Lavoro, al ministero dello Sviluppo economico e al garante della Privacy, almeno 120 giorni prima”.
Iscrizione automatica nel registro delle opposizioni per tutti i numeri
La proposta è radicale. “Tutte le numerazioni non presenti negli elenchi telefonici, anche di cellulari e numeri riservati, devono essere inseriti forniti automaticamente dagli operatori telefonici al gestore nel Registro delle opposizioni”, questo è il cuore di due disegni di legge depositati dai senatori Pasquale Sollo (Pd), Gianni Girotto e Gianluca Castaldi (M5s). In più l’aggiornamento delle utenze deve avvenire ogni 15 giorni per inserire nell’elenco tutti i nuovi numeri in circolazione.
Qui la questione è delicata, perché scegliendo la soluzione dell’opt-in, vale a dire l’iscrizione d’ufficio e in automatico di tutti i numeri fissi e mobili nel Registro delle opposizioni, il rischio è danneggiare l’attività promozionale dei call center cosiddetti ‘sani’ (40mila gli addetti rappresentati da Assocontact): in questo caso perderebbero l’accesso alle “liste consensate” che verrebbero azzerate.
Salari per gli operatori: 17 euro l’ora
Il disegno di legge, che ha come prima firmataria la senatrice Stefania Pezzopane (PD), punta l’attenzione, in particolare, agli operatori dei call center. Si legge nel testo:
- Il costo del lavoro sostenuto dall’impresa aggiudicataria non può, a pena di nullità del contratto, essere inferiore al minimo trattamento economico stabilito dal contratto collettivo nazionale di lavoro delle Telecomunicazioni. Soldi alla mano la retribuzione per chi lavora nei call center deve essere di almeno 17 euro l’ora. La proposta è stata accolta con favore dai sindacati di categoria: “A nostra avviso, questo percorso deve trovare un riferimento preciso nel CCNL delle Telecomunicazioni, un contratto costruito negli ultimi anni proprio per recepire le esigenze di flessibilità e di evoluzione del comparto dei call center e la salvaguardia di una filiera produttiva vitale per gli interessi del Paese”, ha dichiarato Fabio Gozzo, Segretario Nazionale UILCOM UIL. “E’ sbagliato”, ha concluso Gozzo, “come sostiene Assocontact rincorrere a un nuovo contratto specifico che porterebbero solo ad un ulteriore indebolimento delle condizioni dei lavoratori e delle aziende”.
- Infine il disegno di legge prevede una certificazione delle aziende di call center che rispettano le regole. In contrapposizione con la black list ipotizzata dal ministero dello Sviluppo economico.
In attesa che si pronunci il Parlamento, ogni cittadino può partecipare alla petizione online, promossa dal giornale “Il Tirreno”, per dire stop alle chiamate commerciali indesiderate sui numeri fissi e sui cellulari a tutte le ore.