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Buffagni (Mise): “Rete unica per sviluppare tecnologie, non per pagare debito privato”

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La rete unica deve essere uno strumento per “potenziare gli investimenti nel paese” e non per ripagare “il debito delle società private”

La netta posizione è stata indicata all’Adnkronos dal viceministro allo Sviluppo economico Stefano Buffagni sul percorso di verifica di fattibilità di una società unica della rete. 

“La creazione di una società unica della rete controllata dal pubblico ma in un ottica di mercato e che operi secondo il modello wholesale (all’ingrosso) con la concorrenza degli operatori sul mercato dei servizi è una precondizione per un rapido sviluppo delle infrastrutture digitali nel Paese”, afferma Buffagno, sottolineando che è “fondamentale correre, seguendo le indicazioni che Agcm ed Agcom esprimeranno per garantire competitività e indipendenza al sistema”.

Secondo il viceministro “un player pubblico unico sarà in grado di fare investimenti anche nelle aree meno profittevoli e interloquire con le società che realizzano le infrastrutture in maniera organica e vedendo al Paese nel suo complesso da nord a sud con il coinvolgimento attivo dei player di servizi che sono fondamentali per uno sviluppo in linea con le esigenze di mercato”.

E d’altra parte gli sviluppi sulla rete unica acquisiscono oggi maggiore importanza alla luce delle nuove esigenze emerse con il Covid, dal lavoro remoto alla necessità di spingere su innovazione e digitale per il rilancio dell’economia. “L’emergenza Covid-19”, osserva il viceministro, “seppur con i suoi risvolti drammatici, ha impresso un’accelerazione decisiva nello sviluppo digitale del Paese. Da questa emergenza dobbiamo ripartire anzitutto concludendo rapidamente i piani in corso di realizzazione (penso al piano aree bianche) sfruttando i fondi del Next generation Eu per completare il passaggio alla fibra fino a casa in tutte le aree del Paese, per il 5G e per data center e cloud nazionali come asset strategici”. 

I fondi del Recovery plan, incalza Buffagni, “devono servire a sviluppare investimenti e tecnologie, non a pagare debito privato generato da altri”. Il riferimento è a TIM, a cui il viceministro, già il 21 agosto scorso nell’intervista a Repubblica, ha mandato un altro messaggio chiaro. “Gubitosi sbaglia. Al Paese occorre una rete unica, che non sia controllata da TIM”.

Quanto al coinvolgimento nella società della rete di tutti gli operatori che detengono tratti di fibra, il viceministro ha concluso: “È fondamentale per il successo dell’operazione e stimolo alla continua evoluzione tecnologica. Si tratta della miglior garanzia di indipendenza rispetto all’ex monopolista che pure deterrà una partecipazione societaria significativa”.

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