L’improvvida sparata della ministra dell’Innovazione Paola Pisano sulla password di Stato per l’accesso a servizi digitali pubblici, ma anche privati come gli acquisti su Amazon o i servizi bancari scatena le proteste bipartisan della politica. La Pisano viene investita da un fuoco di strali bipartisan: da Renzi all’ex ministra della PA Madia, passando per Salvini e Meloni, è tutto un fiorire di attacchi al “Grande Fratello” e ai “sistemi di controllo in stile Cina” mentre il deputato e responsabile Tlc di Fratelli d’Italia Alessio Butti ricorda alla ministra che “in merito all’identità digitale degli italiani il ministro Pisano non ha a che fare con la piattaforma Rousseau del M5S”, rilanciando la necessità per il nostro paese di creare un Cloud per la PA e chiedendo a stretto giro un confronto su rete unica e protezione dei dati dei cittadini. La difesa d’ufficio della ministra Pisano arriva da Francesco Boccia, ministro degli Affari Regionali, secondo cui tutta questa storia della “password di Stato” è “un malinteso”, che la ministra ha ritrattato: “Decideremo il da farsi nel confronto fra le forze politiche”.
Paola Pisano ritratta su Twitter…
Alla fine, il Ministero dell’Innovazione è costretto a ritrattare le infauste dichiarazioni della ministra via Twitter: “Nessuna nuova proposta né nuova password di Stato. Il ministro si riferiva allo SPID (Sistema pubblico di identità digitale) già usato da 5 milioni di italiani e che oggi viene rilasciata da soggetti privati accreditati”. Per sgomberare ulteriormente il campo da equivoci, la ministra a sua volta usa un tweet: “L’identità digitale sarà rilasciata dallo Stato e servirà ad identificare il cittadino univoco verso lo Stato stesso. In futuro, per aziende e cittadini che lo vorranno, potrebbe essere un ulteriore sistema di autenticazione”. Insomma, stava parlando del vecchio caro SPID.
…Ma rilancia su LinkedIn
Peccato che poco dopo la ministra abbia ripubblicato su LinkedIn un post in cui di fatto rilancia e ribadisce il suo concetto originario di “password di Stato”, di cui aveva parlato alla radio nell’intervista “incriminata” a Eta Beta di RadioUno: “Con l’identità digitale avremo un’unica user e password per accedere a tutti i servizi digitali, ma queste user e password potrebbero essere utilizzate non solo per i servizi digitali della Pubblica amministrazione ma anche del privato”, ha detto Pisano, aggiungendo che “l’identità digitale sarà rilasciata dallo Stato e servirà a identificare il cittadino in modo univoco”.
Nuova fase, il digitale terreno di scontro…
Tutto questo can can sollevato dalla Pisano, non nuova a boutade e polemiche del genere, come quella del 21 dicembre in occasione dei ringraziamenti a Casaleggio per il suo contributo alla stesura del suo piano per l’Innovazione, ha un merito indiscusso, vale a dire quello di rimettere finalmente il digitale al centro dell’agone politico. Peccato che le posizioni fra le diverse forze politiche siano assai diverse fra loro, ma pare ormai ineludibile considerare il digitale come un tema strategico, che finalmente esce dalle sale convegni riservate a pochi specialisti, ed entra di diritto fra i temi prioritari per il paese. Di certo, il governo non cadrà sul digitale. Non è caduto sull’Ilva e nemmeno sulla crisi di Alitalia. Figuriamoci se cadrà sullo SPID. Ma è chiaro a tutti ormai che una strategia condivisa per lo sviluppo del digitale in Italia non sia più rimandabile.
…Ma il digitale è il futuro
Il digitale è peraltro l’unico tema di scontro politico che, diversamente da Ilva e Alitalia, temi vecchi, riguarda il futuro economico e sociale del Paese. E ben vengano le dichiarazioni certo un po’ avventate della ministra Pisano se avranno l’effetto di smuovere l’immobilismo della politica e ad esempio contribuire a diffondere lo SPID, un sistema mai decollato finora e fermo a 5 milioni di credenziali attivate dal suo lancio di quattro anni fa.
Il digitale è un terreno di scelte e scontro all’interno della maggioranza e con l’opposizione.
Quali strategie per l’Italia digitale?
Quali politiche industriali?
Quale atteggiamento nei confronti delle Big Tech americane?
Quale livello di protezione della nostra sovranità digitale nel quadro europeo?