BT ha concluso con successo il primo test operativo sfruttando il G.fast su backhaul di rete in rame. In particolare, in fase di test il carrier britannico ha usato con buon esito, secondo i ricercatori, una cloud RAN (C-RAN) sulla rete in rame.
La C-RAN è disegnata per migliorare la performance delle reti in rame esistenti e consente così di abbattere i costi operativo delle reti mobili virtualizzando e centralizzando l’unità di banda base delle celle delle torri di trasmissione collegandola con i trasmettitori della torre di trasmissione attraverso un collegamento in fibra dedicato.
Eliminando il collegamento in fibra, i ricercatori del centro di ricerca BT di Adastral Park sostengono di aver sperimentato una modalità molto meno onerosa per lo sviluppo della C-Ran.
Ricorrere a G.fast significa non dover realizzare nuovi lavori civili nelle strade o nelle proprietà private per posare nuova fibra ottica.
La sperimentazione, effettuata in collaborazione con chipmaker Usa Cavium, ha consentito l’invio di dati cellulari su rete in rame alla velocità di 150-200 Mbps.
“Queste tecnologie avranno un ruolo fondamentale per lo sviluppo delle reti 4G e saranno fondamentali anche per le architetture 5G”, ha detto in una nota Tim Whitley, managing director ricerca e innovazione di BT.
Secondo il carrier il buon esito del test ha posto le basi per lo sviluppo dell’Lte e del 5G con G.fast.
Lo standard G.fast, approvato da ITU (International Telecommunication Union) nel dicembre del 2014, è la naturale evoluzione della tecnologia VDSL2 (Enhanced Very High-Speed Digital Subscriber) e, in abbinamento al vectoring e su brevi distanze, consente di fornire servizi di accesso a Internet da postazione fissa su rame con velocità superiori a 1 Gbps.