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Brexit: quali effetti sulle politiche Ue per le tlc?

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La Brexit, dice John Strand, ‘potrebbe trasformarsi in una valanga politica e regolamentare che si diffonde nel mondo con un impatto negativo sulla capacità dell’industria di investire e guadagnare’.

In che modo un’eventuale uscita del Regno Unito dall’Unione europea potrà ripercuotersi sulla regolamentazione del settore delle telecomunicazioni da parte della Commissione europea?

A poche ore da un referendum il cui esito è quanto mai in bilico, molte sono state le analisi delle conseguenze politiche ed economiche ma ancora nessuno ha indagato sull’impatto di un’eventuale Brexit (uscita dalla Ue) sulle policy Ue nel settore telecom.

Ci ha pensato Strand Consult, con un’analisi condotta dal punto di vista degli operatori mobili e sulle possibili risposte dei politici e dei regolatori europei.

Analisi che parte da un presupposto: “La Ue – dice John Strabd – non gode di molta popolarità presso molti europei e i suoi leader non sono stati in grado di comunicare alle persone normali cos’è veramente il progetto dell’Unione europea”. I partiti euroscettici, secondo l’analista, prosperano – e questo dato è stato confermato anche dal successo del M5s alle ultime elezioni amministrative italiane.

Diversi referendum, come quello danese alla fine dello scorso anno, hanno detto No alla Ue decretando il rifiuto all’adozione di molte regole imposte da Bruxelles.

Guardando al settore delle telecomunicazioni, “gli operatori extra-Ue dovrebbero chiedersi se le tendenze regolamentari nella Ue sono regionali o globali”. In pratica, considerando che le regole adottate in una regione si diffondono in altre regioni, come nel caso del roaming, del consolidamento e della net neutrality, bisognerebbe esaminare in che modo i regolatori del Nord America, dell’America Latina e di altre parti del mondo “si ispirano all’Europa e viceversa”.

Strand Consult, che non è mai stato molto tenero con gli approcci regolamentari europei, sottolinea quindi che spesso, quello che viene spacciato per regolamentazione non riguarda la risoluzione di problematiche specifiche, quali la riduzione delle barriere d’ingresso, quanto piuttosto la creazione di “politiche che suonino bene alle orecchie degli elettori”. Strand Consult le definisce “look good/feel good politics”.

La Brexit, dice, “potrebbe trasformarsi in una valanga politica e regolamentare che si diffonde nel mondo con un impatto negativo sulla capacità dell’industria di investire e guadagnare”.

Secondo Strand “pochi al momento possono comprendere il significato del progetto europeo e sempre più persone stanno voltando le spalle alla Ue…e il panico, alimentato da referendum come la Brexit, cresce…per questo funzionari e politici europei stanno cercando qualcosa che dimostri ai cittadini che la Ue è un buon progetto, ma gli europei sono immuni agli aridi fatti, anche se l’Unione europea ha creato crescita e stabilità in Europa”.

Insomma, frustrati dal fatto che finora molti europei non hanno compreso a pieno le misure imposte dall’Europa, i politici e i funzionari di Bruxelles sarebbero a caccia di cose facili da comunicare e che i più possano comprendere. Dal momento che le tlc si prestano a questa campagna promozionale, per Strand è scontato che ci si concentrerà su quest’area.

Non c’è dubbio alcuno, dice Strand, che in caso di voto pro Brexit “la Ue prenderà gli steroidi e metterà il turbo”, incrementando la regolamentazione nel settore delle telecomunicazioni e che quella regolamentazione influenzerà le decisioni prese in altre aree del mondo.

Tre gli esempi citati dall’analista che dimostrano il tentativo della politica di abusare della regolamentazione del settore tlc per acquisire popolarità tra gli Europei insoddisfatti.

Roaming

“Per diversi anni, la Commissione ha pubblicato un comunicato stampa sul taglio alle tariffe del roaming giusto prima della pausa estiva, ripetendo sostanzialmente il messaggio dell’anno precedente. Un messaggio molto semplice: la Ue vi garantisce prezzi più bassi quando partite in vacanza – dovreste essere felici”.

In diverse occasioni Strand Consult ha criticato aspramente il taglio alle tariffe del roaming e le conseguenze ‘disastrose’ per il settore evidenziando, ad esempio, il forte rischio di  ‘arbitraggio mobile’, ossia l’acquisto di schede sim e servizi nei paesi in cui costano di meno – come la Lituania – per essere usati dove i prezzi sono più alti, come la Gran Bretagna.

Consolidamento

Anche nel caso dell’intransigenza dell’Antitrust Ue nei confronti delle fusioni nel settore, Strand Consult ha più volte criticato il conflitto tra la DG Competition guidata da Margrethe Vestager – che baserebbe le sue decisioni su basi tutt’altro che rigorose e su dati che di scientifico hanno ben poco  – (come per la bocciatura della fusione 3Uk-O2) – e la DG Connect che invece sta lavorando, e bene, affinché l’Europa colmi il gap nelle tecnologie digitali.

Net neutrality

Secondo Strand Consult, le line guida proposte dal Berec sarebbero state sostanzialmente scritte da un lobbysta di Google.

Le regole Ue sulla net neutrality, che secondo Strand metterebbero a rischio le attività di molti MVNO, “sono un altro esempio di ‘feel good/look good politics’, attraverso cui la Ue vuol farsi bella agli occhi dei cittadini”.

Cosa deve fare il settore per affrontare queste sfide?

Strand depreca il fatto che molti Ceo di società tlc non prestano la necessaria attenzione alla regolamentazione, in particolare per quanto concerne la net neutrality. Una ignoranza pericolosa proprio nel momento in cui il Berec vara delle linee guida che potrebbero avere un impatto molto negativo sul settore non solo in Europa.

L’industria deve lavorare sodo e reinventarsi e anche ‘vendersi’ come una forza in grado di “lottare contro un sistema politico corrotto e di proteggere i consumatori”, rivendicando il ruolo di garanti nei confronti dei loro clienti. Devono, in ultima analisi, “dimostrare leadership”, conclude Strand.

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