Usa, chi e’ Brett Kavanaugh, il giudice scelto da Trump per la Corte Suprema
11 lug 10:58 – (Agenzia Nova) – Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha rivelato lunedi’ sera il nome del candidato alla Corte Suprema che dovrebbe prendere il posto del giudice Anthony Kennedy. Si tratta di Brett Michael Kavanaugh, 53 anni, giudice del tribunale di appello federale di Washington dall’eta’ di 38 anni. Tutta la stampa statunitense ha dedicato grande spazio alla nomina di Kavanaugh, delineandone il profilo professionale e politico. La scelta di Trump e’ ricaduta su una figura moderatamente conservatrice, nella speranza che il Senato possa confermarla senza portare con se’ strascichi all’interno del partito Repubblicano. Kavanaugh e’ apprezzato soprattutto dai repubblicani piu’ tradizionali, quelli che vogliono meno ingerenza dello Stato nella vita privata degli cittadini. Kavanaugh si e’ laureato a Yale. Ha seguito nel 2000 in Florida il contenzioso apertosi dopo le elezioni, che si e’ concluso con la decisione della Corte Suprema di consegnare la presidenza Usa a George W. Bush. E’ stato avvocato della Casa Bianca e segretario del personale di Bush, occupandosi della selezione di giudici federali e delle questioni legali derivanti dagli attacchi dell’11 settembre 2001. Ma il giudice Kavanaugh ha anche stretto solidi legami con i Democratici, molti dei quali in passato hanno lodato la sua intelligenza e il suo garbo. Oggi, pero’, proprio i Democratici sostengono la sua nomina sia irricevibile, addirittura un attentato ai diritti civili. Nella sua vita professionale, prima di diventare giudice, e’ stato considerato un moderato. Se il Senato approvera’ la scelta di Trump, Kavanaugh sara’ il secondo giudice per la Corte Suprema nominato dal presidente Trump, permettendo al titolare della Casa Bianca di poter incidere sulla storia statunitense piu’ di quanto potesse immaginare, spostando a destra l’equilibrio del piu’ importante organo giuridico del paese.
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Usa-Messico, possibile dialogo per ridurre l’immigrazione clandestina al confine
11 lug 10:58 – (Agenzia Nova) – Mentre il presidente degli Stati Uniti Donald Trump continua a rimproverare al Messico di “non fare nulla” per fermare l’immigrazione clandestina, dietro le quinte i due governi starebbero prendendo in considerazione di lavorare ad un accordo per ridurre drasticamente il flusso migratorio tra i due paesi. La proposta – scrive il quotidiano statunitense “Washington Post” – e’ meglio noto come “accordo sicuro per paesi terzi”, potrebbe consentire ai richiedenti asilo che transitano attraverso il Messico di richiedere protezione in quella nazione piuttosto che negli Stati Uniti. La possibile intesa permetterebbe agli agenti di frontiera statunitensi di respingere i richiedenti asilo ai valichi di frontiera e di fare far tornare in Messico chiunque sia gia’ entrato illegalmente in cerca di rifugio, indipendentemente dalla nazionalita’. I funzionari statunitensi ritengono che questo tipo di accordo scoraggerebbe molte famiglie del centro America dal tentativo di raggiungere gli Stati Uniti e consentirebbe a Washington di gestire meglio il fenomeno migratori. L’elevato numero di immigrati provenienti dal confine col Messico ha messo a dura prova i tribunali statunitensi per l’immigrazione e ha sopraffatto la capacita’ del governo degli Stati Uniti di trattenerli. L’amministrazione Trump afferma che la maggioranza di quanti entrano illegalmente nel paese siano migranti economici.
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Spagna, gli imprenditori sfidano Sanchez e vincolano l’aumento degli stipendi al calo delle tasse
11 lug 10:58 – (Agenzia Nova) – Banche e organizzazioni imprenditoriali passano dalle parole ai fatti e lanciano la prima offensiva diretta al governo spagnolo di Pedro Sanchez, reo di aver pianificato un nuovo aumento della pressione fiscale e tagliato le sovvenzioni a chi assume. La notizia trova ampio spazio su tutti i principali quotidiani del paese. “Se le imprese dovranno pagare piu’ tasse e non avranno piu’ contributi statali, allora non potremo aumentare gli stipendi”, ha lamentato il presidente di Cepyme, Antonio Garamendi, a margine di una riunione alla Moncloa. Insieme al leader di Ceoe, Juan Rosell, Garamenti ha avvertito il premier dei “rischi economici” che implica l’aumento delle tasse alle imprese e ha lanciato l’allarme sulla perdita di competitivita’ del settore rispetto a chi fa affari all’estero. Gli imprenditori hanno alzato le barricate ad una settimana dal raggiungimento dell’accordo con i sindacati che prevede un aumento fino al 3 per cento dei salari. I segretari generali di Ugt e Cc Oo, Pepe A’lvarez e Unai Sordo, anch’essi presenti alla riunione con il primo ministro, hanno avvisato che i piani del governo sulle tasse non possono “servire come scusa” alle organizzazioni imprenditoriali per non rispettare il patto appena siglato. E’ questo infatti il rischio concreto che si corre se l’esecutivo Sanchez non lancera’ un’ancora ai datori di lavoro.
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Spagna-Catalogna, le redini dei negoziati passano nelle mani dei numeri due di governo
11 lug 10:58 – (Agenzia Nova) – La vicepremier spagnola, Carmen Calvo, e il vicepresidente catalano, Pere Aragones, prenderanno le redini dei negoziati sulla Catalogna, dopo l’incontro celebrato lunedi’ fra Pedro Sanchez e Quim Torra alla Moncloa. Lo rende noto “El Pais”, spiegando che i due vice si riuniranno domani per discutere una serie di punti ancora allo studio dei rispettivi governi. Fra le priorita’ che Aragones mettera’ sul tavolo, ci sara’ il ritiro del veto posto dall’ex esecutivo di Mariano Rajoy su 14 leggi approvate dal parlamento della Generalitat, fra cui i finanziamenti ai Mossos, il deficit di investimento nelle infrastrutture, la flessibilita’ degli obiettivi di deficit. La riunione getta le basi per il ripristino delle relazioni fra le due amministrazioni e per la riattivazione della commissione bilaterale su cui si sono accordati Sanchez e Torra. Il governo catalano ha gia’ individuato i suoi rappresentati per questo organismo mentre l’esecutivo di Madrid lo fara’ in occasione del prossimo Consiglio dei ministri. Intanto il re di Spagna, Felipe VI, si e’ convertito, nelle ultime settimane, nel bersaglio privilegiato degli indipendentisti catalani che voglio sfidare lo stato di diritto. Secondo “El Mundo”, gli attacchi al monarca si sono intensificati soprattutto dall’arrivo del socialisti al potere tanto che la Generalitat ha interrotto le relazioni con la Corona. Il presidente catalano, Torra, e’ arrivato a vietare la presenza del re negli atti commemorativi del primo anniversario dell’attentato dell’Isis a Barcellona. Nonostante pero’ la totale chiusura della Comunita’ autonoma, Felipe VI ha deciso di continuare a recarsi in Catalogna come “simbolo dell’unita’ della Spagna”. Da quando e’ arrivato al trono, il re ha infatti giurato fedelta’ alla Costituzione e si e’ impegnato a farla rispettare in tutti i suoi articoli.
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Francia, organizzazioni sindacali e padronali contro il presidente Macron
11 lug 10:58 – (Agenzia Nova) – In Francia i sindacati e le organizzazioni padronali si organizzano per una controffensiva al presidente Emmanuel Macron. Lo scrive “Le Figaro”, spiegando che questa mattina otto dirigenti si incontreranno a Parigi. L’obiettivo e’ quello di avanzare sull’agenda che conviene ai partner sociali, indipendentemente da quanto imposto dall’Esecutivo. Tuttavia, la riunione di oggi non dovrebbe portare a grandi risultati. “Ognuno arrivera’ con la sua lista della spesa e nessuno vorra’ andare piu’ lontano” afferma un esperto di relazioni sociali citato dal quotidiano. Tutti criticano il sistema delle riforme di Macron, che non prende in considerazione i corpi intermediari e considera i partner sociali come dei freni. “Non ci sara’ piu’ dialogo interprofessionale” afferma un ex del sindacato della Cgt. Il 17 luglio si terra’ un incontro con il presidente Macron. L’Eliseo ha fatto sapere che l’iniziativa e’ stata organizzata su richiesta dei sindacati. Il quotidiano ricorda che non e’ la prima volta che sindacati e organizzazioni padronali si incontrato per un “G8 sociale”. Gia’ nel 1995 la Cnpf, antenata dell’attuale Medef ed equivalente della Confindustria italiana, invito’ i partner sociali a discutere della riduzione del tempo di lavoro.
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Regno Unito-Usa, Trump soffia sul fuoco della rivolta dei Tory pro-Brexit contro la premier Theresa May
11 lug 10:58 – (Agenzia Nova) – La crisi politica in Gran Bretagna, innescata dalle dimissioni del ministro per la Brexit, David Davis, e di quello degli Esteri, Boris Johnson, si approfondisce nell’imminenza della visita a Londra del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump: ne parlano oggi mercoledi’ 11 luglio tutti i principali quotidiani britannici. Il giornale tradizionalista “The Times” titola l’apertura della sua prima pagina riportando che i conservatori (Tory) piu’ euroscettici (i cosiddetti “Brexiteers”) sono sul piede di guerra ed annunciano che faranno di tutto per spodestare la premier Theresa May e far deragliare il suo piano per una “soft Brexit”, spronati in questo dalle parole di Trump che ha definito la Gran Bretagna come un paese “in preda al caos”. Il presidente Usa arrivera’ a Londra domani giovedi’ 12 luglio per una visita ufficiale a lungo rinviata a causa di una serie di incomprensioni con il governo della premier britannica Theresa May: sara’ ricevuto dalla regina Elisabetta II nella sua residenza reale di Windsor, alle porte della capitale; incontrera’ la May nella sua residenza di campagna ai Checquers e poi si concedera’ un fine settimana di vacanza in Scozia per giocare a golf, prima di ripartire alla volta di Bruxelles dove presiedera’ un cruciale vertice dell’Alleanza Atlantica (Nato). Nell’articolo di spalla il “Times” riporta poi come Trump stia coscientemente soffiando sul fuoco delle divisioni all’interno del Partito conservatore al governo a Londra, annunciando di voler incontrare il “mio amico Boris Johnson”: si tratta dell’ormai ex ministro degli Esteri britannico, il capofila dei “Brexiteers” che l’altro ieri lunedi’ 9 si e’ dimesso dalla carica in aperta e durissima polemica con il progetto di una “soft Brexit” che la premier May aveva fatto appena approvare dall’esecutivo in una drammatica riunione svoltasi nello scorso fine settimana nella sua residenza di campagna ai Checquers; il piano in sostanza prevede che nei negoziati sul divorzio dall’Unione Europea, la Gran Bretagna puntera’ a restare anche dopo la Brexit all’interno dell’unione doganale e del mercato unico europei. Per il dimissionario Boris Johnson, per il suo collega David Davis che si e’ dimesso domenica sera, cio’ equivarrebbe a ridurre la Gran Bretagna allo status di “colonia” dell’Ue: un punto di vista condiviso dai Tory “Brexiteers”, alcuni dei quali hanno gia’ abbandonato i loro incarichi di governo e di partito mentre si attendono nuove dimissioni. Ed e’ su queste scintille di rivolta che Trump sta soffiando: la richiesta di incontrare Boris Johnson e’ un’aperta sfida all’autorita’ del primo ministro britannico ed una aperta interferenza negli affari interni di un paese alleato.
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Francia, Parigi approfitta della Brexit per attirare il maggior numero di banche
11 lug 10:58 – (Agenzia Nova) – Parigi vuole approfittare della Brexit per imporsi come centro finanziario in Europa. Lo sostiene “Les Echos”, spiegando che circa 3mila banche si trasferiranno nella capitale francese a causa dell’uscita della Gran Bretagna dall’euro. A nove mesi dall’inizio della procedura, Parigi e’ a meta’ del suo obiettivo, che prevede la creazione di 10mila nuovi posti di lavoro. Il miglioramento del clima politico in Francia e i dubbi sulla stabilita’ tedesca hanno convinto i gruppi anglosassoni ad investire “un po’ di piu'” su Parigi. JP Morgan dovrebbe portare 200 persone nella capitale, mentre Morgan Stanley e’ pronta ad aumentare del 66 per cento i suoi effettivi. Anche la Bank of America Merril Lynch volge lo sguardo dall’altra parte della Manica, dopo aver riscontrato delle difficolta’ ad assumere a Francoforte. “Il nostro obiettivo e’ di convincere i grandi gruppi bancari asiatici e soprattutto cinesi dell’attrattiva della piazza di Parigi come hub europeo” ha detto Arnaud de Bresson, delegato generale di Europlace, organizzazione incaricata di sviluppare le capacita’ finanziarie della capitale. In questo quadro, la banca sino-britannica Hsbc ha annunciato il trasferimento di mille posti di lavoro. Anche l’inglese Standard Chartered, molto presente in Asia, e’ arrivata in Francia.
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Nato, Donald Tusk agli Usa: “Cara America, apprezza i tuoi alleati, non ne hai cosi’ tanti”
11 lug 10:58 – (Agenzia Nova) – Poco prima dell’inizio del vertice della Nato a Bruxelles, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha chiesto un maggiore apprezzamento per i partner europei da parte del presidente degli Stati Uniti Donald Trump. “Cara America, apprezza i tuoi alleati, dopo tutto non ne hai cosi’ tanti”, ha detto Tusk martedi’ dopo la firma di una dichiarazione sulla cooperazione rafforzata fra la Ue e la Nato. Trump ha criticato gli alleati europei regolarmente a causa, a suo avviso, della bassa spesa per la Difesa. Prima di partire da Washington il presidente statunitense aveva dichiarato che l’incontro con il presidente russo Vladimir Putin ad Helsinki potrebbe essere il piu’ facile dei tre previsti in Europa, oltre a quello di Bruxelles e nel Regno Unito. “Credo, signor Presidente, che non si possa dubitare dell’investimento nella nostra comune sicurezza europea e americana”, ha detto Tusk direttamente a Trump. Quest’ultimo aveva anche twittato che gli americani perdono 151 miliardi di dollari di scambi commerciali con la Ue. La spesa tedesca per la Difesa nel quadro dell’Alleanza quest’anno dovrebbe ammontare solo all’1,24 per cento del Pil, contro un obiettivo del 2 per cento fissato per i 29 Stati membri. Tusk ha ricordato al Presidente americano l’impegno degli alleati europei nella lotta al terrorismo, con 870 soldati morti nelle operazioni in Afghanistan.
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Germania, il ministro dell’Interno Seehofer presenta un “piano generale sulle migrazioni”
11 lug 10:58 – (Agenzia Nova) – Con un ritardo di quattro settimane, il ministro dell’Interno tedesco, il cristiano sociale Horst Seehofer, ha presentato martedi’ al pubblico il suo “piano generale sulle migrazioni”. Il piano si affianca all’accordo di coalizione per la realizzazione di “centri di transito” al confine del paese, e afferma che un “nuovo regime di frontiera” sara’ introdotto al confine tedesco-austriaco al fine di impedire ai richiedenti asilo registrati in altri paesi Ue di entrare in Germania. “dai centri di transito i richiedenti asilo vengono reindirizzati direttamente ai paesi interessati”, afferma il documento. Seehofer ha escluso di aver discusso dei “centri di trasferimento” al confine con il partner di coalizione Spd. Il ministro ha sottolineato che il piano e’ nato sotto la sua “responsabilita’” ed e’ stato completato il 4 luglio: non si tratta pertanto di un “piano della coalizione”,anche perche’ non era chiaro quali misure l’Spd avrebbe sostenuto. Dopo settimane di conflitto, i leader della Cdu, Csu e Spd avevano concordato alla fine della scorsa settimana la creazione di “centri di trasferimento”. L’Spd ha respinto con veemenza il termine di “centri di transito”. La decisione della coalizione giovedi’ scorso afferma che la polizia federale usa “le sue strutture esistenti vicino al confine” per la procedura di transito. Secondo Seehofer l’integrazione puo’ avere successo limitando l’immigrazione. Le 63 misure del suo piano dovrebbero essere implementate “rapidamente”. “Il piano generale e’ un concetto globale”, ha detto il ministro. “Non esiste alcuna misura che sia di per se’ adatta a risolvere il problema della migrazione”. Seehofer spera di raggiungere accordi sul rimpatrio dei richiedenti asilo con gli altri Stati membri della Ue alla conferenza dei ministri dell’Interno dell’Unione a Innsbruck questa settimana. Vuole negoziare con i governi austriaco e italiano. “Continuo a parlare con i miei colleghi a livello europeo”, ha detto il ministro, che si e’ anche detto ottimista sul fatto che l’elenco dei paesi di origine sicuri posa essere a breve allargato. L’Unione si e’ recentemente espressa a favore dell’inclusione dei paesi del Maghreb in questo elenco. Il piano prevede anche severe restrizioni sulle prestazioni sociali per i rifugiati.
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L’Italia intensifica la campagna contro i migranti rifiutando lo sbarco ad una nave commerciale coinvolta in un salvataggio
11 lug 10:58 – (Agenzia Nova) – Il nuovo governo populista dell’Italia ha intensificato la sua severa politica nei confronti dell’immigrazione rifiutando per la prima volta il permesso ad una nave commerciale italiana di sbarcare in un porto della Penisola un gruppo di migranti che aveva raccolto nel Mediterraneo: lo scrive il quotidiano conservatore britannico “The Telegraph”, riferendo la vicenda del vascello “Vos Thalassa” a bordo del quale i migranti africani salvati dalle onde hanno minacciato di aggredire l’equipaggio, nel tentativo di evitare di essere riportati nei centri di detenzione in Libia da dove erano partiti; gli ammutinati sono stati quindi trasbordati su un battello della Guardia costiera italiana che li ha condotti in un porto della Penisola dove i capibanda saranno interrogati dalla polizia su quanto accaduto. L’incidente segna una escalation della crisi migratoria nel Mediterraneo dopo che il nuovo ministro dell’Interno italiano, Matteo Salvini, ha gia’ rifiutato l’approdo degli immigrati raccolti in mare dai battelli delle organizzazioni non governative di beneficenza ed ha trasferito le responsabilita’ dei soccorsi ai guardiacoste libici: ora Salvini vuole estendere il divieto di sbarco anche alle navi commerciali che corrono in soccorso dei migranti in mare che si trovano in pericolo e persino quelli raccolti dalle unita’ militari, che pure sono parte di un’operazione ufficiale sotto l’egida dell’Unione Europea. “Nessuno deve aiutare i trafficanti di esseri umani a fare piu’ soldi”, ha detto Salvini, aggiungendo che “meno partenze di barconi di migranti significano meno morti in mare”. La questione migratoria sara’ al centro di un teso vertice dei ministri degli Interni dell’Ue che si terra’ oggi mercoledi’ 11 luglio e domani giovedi’ 12 a Innsbruck, in Austria: come appunto riferisce il “Telegraph”, che nel suo articolo da’ contro anche della visita effettuata alla vigilia del vertice da Salvini in un accampamento in Calabria dove gli immigrati vengono sfruttati per pochi euro per lavorare nei campi. Salvini, riporta il “Telegraph”, e’ rimasto impressionato dalle condizioni disumane in cui vivono questi immigrati, ma ha ribadito il concetto che “l’immigrazione incontrollata porta solo caos” e rende questi immigrati “schiavi del crimine organizzato” contro il quale comunque il suo governo intende condurre una guerra senza quartiere.
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