Ormai è un vero gioco ad inseguimento.
Appena Facebook muta qualche sua funzione, i quotidiani cercano di adeguarsi.
Sembrano tutti supplementi del social network.
Forse uno dei tornanti più rilevanti è stato imboccato in questi giorni.
BreakingDigital, rubrica a cura di Michele Mezza (docente di Culture Digitali all’Università Federico II Napoli) – mediasenzamediatori.org. Analisi e approfondimenti sul mondo dei media e del digitale, con particolare attenzione alle nuove tendenze della galassia multimediale e dei social network. Clicca qui per leggere tutti i contributi.Mark Zuckerberg mira alla soluzione finale: Facebook diventa un ambiente autoreferenziale, che ha chiaramente come obbiettivo di assorbire ogni necessità e ambizione dei suoi 1.450 milioni di frequentatori.
Proprio come nel Cerchio, il profetico libro di David Egger, in cui si disegna la società dei prossimi 15 anni, non 100, dove un unico social network coincide con la stessa vita del pianeta, subordina ritmi e attività dell’esistenza della popolazione ai suoi interessi.
Il breaking digital di Facebook è l’annuncio che già nei prossimi mesi, prima negli USA, e poi nell’intera geografia globale del sistema, verrà integrato un motore di ricerca. Una potenza di selezione dei contenuti, mirato prevalentemente alle news.
Due gli obbiettivi: da una parte dare un colpo, forse risolutivo, al primato di Google come fonte primaria delle informazioni; secondo rendere ecletticamente perfetta l’offerta di servizi per ogni singolo utente che non ha più opportunità o pretesti per uscire dal perimetro del social network: ogni necessità è coperta.
Last but not least, il dominio assoluto sui flussi delle news.
Facebook infatti perfeziona la sua presa di possesso del mercato delle informazioni, dopo gli accordi con le grandi testate quali il New York Times e il Guardian, e anche qualche integratore di contenuti come lo stesso Buzzfeed, creando un format del tutto innovativo e inedito per fruire di informazioni.
Il flusso che sostituirà l’oggetto giornale, facendo comparire sulla bacheca di destra della nostra pagina Facebook una sorta di blog informativo preconfezionato dal social netwrok sulla base dei profili che ha elaborato per ognuno di noi, sarà sorretto anche da una funzione di research che renderà del tutto autonoma la fruizione di news su Facebook rispetto a qualsiasi altra fonte diretta o intermedia: dalle testate allo stesso GoogleNews. Il profitto pubblicitario sarà poi suddiviso al 50% con le fonti delle news.
Il cerchio, è proprio il caso di dirlo, così si chiuderà definitivamente.
Contemporaneamente i quotidiani aderiscono a questa evoluzione della specie, adattando la propria identità e caratteristica alla massima complementarietà con Facebook.
Dal Pais al Washington Post, si annunciano ripensamenti della stessa struttura del quotidiano, che perde la sua identità di rassegna di informazioni per diventare sempre più un centro servizi digitale che affianca e supporta i social network.
Il Pais rovescia completamente la gerarchia fra versione stampata e quella elettronica del giornale, distaccandosi dalle informazioni primarie.
Il Washington Post, sotto la gerenza di Jeff Bezos, diventa sempre più una community di collegamento, dove le soluzioni tecnologiche valgono più delle notizie.
Lo stesso New York Times si riorganizza con un modello di storytelling georeferenziato, per offrire ad ognuno storie riferite al territorio in cui opera.
Uno scenario in cui rimane del tutto marginale la capacità di controllo e negoziazione da parte degli utenti, che si trovano senza più interlocutori e controparti riconoscibili nella gestione del diritto fondamentale della modernità, che è quello di contrattare la fonte delle proprie informazioni.