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BreakingDigital. Periscope: Il Re di Prussia in streaming

di Michele Mezza (docente di Culture Digitali all’Università Federico II Napoli) - mediasenzamediatori.org |

Riprendere in diretta circostanze di vita quotidiana è diventata improvvisamente una necessità sociale. Circa 800.000 persone in soli 4 giorni hanno scaricato e sperimentato Periscope

E’ stata una Pasqua tutta all’insegna di Periscope, dal punto di vista digitale.

In pochi giorni l’app di Twitter che permette di realizzare streaming in diretta è diventata un fenomeno di costume, benché al momento sia ancora limitata allo standard iOS per telefonini, ossia al solo iPhone della Apple. Ma quanto prima ci sarà una versione Android, peraltro già annunciata.

BreakingDigital, rubrica a cura di Michele Mezza (docente di Culture Digitali all’Università Federico II Napoli) – mediaenzamediatori.org. Analisi e approfondimenti sul mondo dei media e del digitale, con particolare attenzione alle nuove tendenze della galassia multimediale e dei social network. Clicca qui per leggere tutti i contributi.

Riprendere in diretta circostanze di vita quotidiana è diventata improvvisamente una necessità sociale.

Circa 800.000 persone in soli 4 giorni hanno scaricato e sperimentato Periscope.

Segno che, come sempre, la tecnologia è la risposta e non la causa di un fenomeno sociale.

Infatti da tempo cresceva la domanda si adattare il telefonino, così come per le fotografia, ad esprimere e realizzare l’ambizione di esprimersi con un linguaggio di immagini.

Già il mese scorso Meerkat aveva annunciato che la frontiera fra download  e streaming era stata varcata per il popolo degli smartphone.

Ora Periscope, anche grazie al traino di Twitter, la casa-madre che gli ha dato grande spinta, rende questo linguaggio usuale e immediato.

Due le conseguenze che si intravvedono sullo sfondo.

Da una parte si riporrà il tema della portante di banda, ossia della sufficienza di connettività. Secondariamente, la pratica di massa degli streaming darà un ulteriore colpo al ruolo del broadcasting che si vedrà sempre più limitato ad una funzione di puro contorno per la comunicazione audiovisiva.

Il primo tema, la banda disponibile, riporrà in altra forma la questione della net-neutrality.

Se lo streaming in diretta dovesse diventare terreno di pratiche non solo personali,  ma anche professionali e industriali allora sarà inevitabile richiedere un’affidabilità maggiore per la connessione. Soprattutto in presenza di un ulteriore incremento dei consumi di banda che dovesse venire da un’espansione geometrica dello streaming video.

L’altro nodo riguarda invece l’intero mondo della comunicazione, con un riflesso diretto su quella sotto-comunità della comunicazione che è il giornalismo, in particolare per la versione televisiva.

Infatti l’erodersi ulteriore della centralità di una TV basata su palinsesti prefabbricati, un processo che ormai Netflix sta esasperando, si accompagnerà all’affermarsi di un linguaggio come lo streaming diretto, che non potrà che comportare un ulteriore colpo al primato della mediazione professionale nella produzione e diffusione di contenuti audiovisivi, rendendo per altro ancora più stretta l’identificazione dell’evento in corso con la sua documentazione: la W di While diventerà così la principale delle W del giornalismo, staccando così nettamente i vecchi 5 significati tradizionali (What, Where, When, Who, Why).

Dunque siamo davvero in presenza di un breaking digital, destinato a mutare ancora lo scenario.

Ma il vero motivo per cui vi segnalo questo ennesimo tornante riguarda un altro aspetto del diffondersi dello streaming mobile: lo storage.

Infatti già in questa prima fase di sperimentazione la gestione di Periscope da parte di Twitter è apparsa fragile.

Se aumentano troppo gli utenti contemporanei il servizio rallenta e si sgrana.

Segno che la soluzione richiede una straordinaria potenza di memoria, di raccolta e analisi di dati, prima ancora che della stessa banda passante.

Twitter, benché sia un Over the Top, non è evidentemente ancora in grado di supportare la sua creatura con una capacità di server sufficiente.

Il rischio è che tutta questa innovazione rischi di esaltare ancora di più i signori della memoria e dello storage, ossia Google e soprattutto Amazon.

Sono loro che probabilmente si impossesseranno di questa nuova domanda sociale di streaming, intensificando lo scambio servizio contro dati e diventando ancora più centrali come banda delle nostre identità nel mondo.

Questo è forse il vero breaking digital che abbiamo dinanzi: chiedere alla tecnologia nuove soluzioni che non dipendano dagli imperi dei server.

Lo standard Torrent tempo fa ci illuse che si poteva lavorare più sul software che sulle infrastrutture.

Poi qualcosa si bloccò.

E sarebbe interessante capire come e perché.

Bisognerebbe riprendere quella strada per non lavorare sempre per un Re di Prussia.

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