Biotech

BreakingDigital. Dal bit al genoma: le biotecnologie che cambiano il mondo e disorientano l’uomo

di Michele Mezza, (docente di Culture Digitali all’Università Federico II Napoli) - mediasenzamediatori.org |

Da almeno tre anni tutti i titoli più innovativi ed economicamente  più rilevanti del Nasdaq sono connessi alle biotecnologie e non più alla comunicazione

Il 22 aprile di 100 anni fa, dalle colline di Ypres in Belgio una nuvola lattiginosa avvolse  le trincee dove combattevano i fanti francesi, uccidendone circa 5000.

Per la prima volta le armi chimiche facevano la loro comparsa sui campi di battaglia.

Quel giorno, insieme all’orrore che portò poi alla messa al bando di quegli arsenali,  il sapere  divenne ufficialmente l’arma più potente.

BreakingDigital, rubrica a cura di Michele Mezza (docente di Culture Digitali all’Università Federico II Napoli) – mediasenzamediatori.org. Analisi e approfondimenti sul mondo dei media e del digitale, con particolare attenzione alle nuove tendenze della galassia multimediale e dei social network. Clicca qui per leggere tutti i contributi.

Alla fine della guerra, filosofi e scienziati cominciarono un lungo e tormentato confronto che si prolunga ancora oggi per capire quali possano essere i limiti di una ricerca che rischia di distruggere la specie umana.

L’ avvento del  CRISPR (Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats) apre definitivamente la porta sulla fase matura del digitale.

L’impronunciabile acronimo indica la nuova tecnica di tagli e cuci del DNA, la nuova chirurgia genetica, che permette di intervenire, con inedita precisione, sulla stringa del genoma, incidendo esattamente nel punto che si vuole modificare.

La novità sta più che nelle possibilità che dischiude la tecnica nella sua estrema facilità d’uso. Diciamo che è nato il personal computer del genoma, con tanto di copia e incolla, che permette anche  a semplici studenti universitari di realizzare manipolazioni genetiche fino ad oggi molto complesse.

Come sempre in questi casi  le straordinarie potenzialità terapeutiche della genetica si intrecciano, strettamente, alle apprensioni per nuove forme di eugenetica aggressiva.

Si conferma così la previsione di Craig Vender, il genetista che ha brevettato la prima molecola vitale artificiale, per il quale “l’informatica non serve ad espandere la comunicazione, ma a riprogrammare la vita”.

Il listino del Nasdaq ci dice che almeno da 3 anni tutti i titoli più innovativi ed economicamente  più rilevanti sono ormai connessi al circuito delle biotecnologie e non più alla galassia della comunicazione.

Ma questa volta non sono più in gioco app o news, social network o video game.

Le strategie delle nuove startup mirano ad incidere sulla struttura della vita umana.

Ma con quali obbiettivi, con quali  valori, per quali fini?

Sono domande a cui nessuno risponde.

Il nuovo dr. Mabuse è  sordo muto.

Cambia radicalmente l’oggetto e la mission dell’informatica.

E’ questo lo scenario che rende ancora più drammatico il tema della governance non tanto della rete, quanto della potenza di calcolo, che a 50 anni esatti dalla formulazione della legge di Moore, oggi  sembra sempre più vicino al punto di sfuggire al controllo diretto della comunità umana nel suo complesso.

Dietro al tema della net neutrality, o della governabilità di Internet, più che leggere le schermaglie fra net provider e service provider, come ci rimandano le cronache, sembra intravvedersi una partita più complessa che rende il digitale un vero campo di battaglia campale per l’intera specie umana: chi guida e con quali mappe etico/cognitive la corsa all’innovazione?

I grandi accumulatori di server, come Google o Amazon; o i grandi analisti di Big data, come Twitter, o ancora i centri del content, come Hollywood e le nuove agenzie dell’audiovisivo in protocollo IP come Netflix?

In realtà alcuni di questi brand che abbiamo citato oggi sono ben altro che service o content provider della rete, sono i discendenti di quegli scienziati che il 22 aprile del 1915 scoperchiarono il  vaso di Pandora della scienza come variabile dell’equilibrio  umano.

Google e Amazon, insieme alle loro filiere biotecnologiche che si nascondono nell’abile gioco delle scatole cinesi azionarie, stanno  cambiando pelle  riservatamente.

Il front office che ancora appare impegnato nel promuovere attivi relazionali in rete tende a diventare sempre più marginale, mentre l’enorme capacità di calcolo e di memoria che sono state accumulate si stanno rivolgendo all’ambito della riprogrammazione della vita.

Come e chi può bilanciare un tale potere?

Gli Stati sembrano impacciati e distanti, al massimo interessati solo ai risvolti fiscali; le culture politiche non sembrano in grado di interferire con la corsa dell’innovazione genetica; la società civile è un’entità ancora troppo astratta per poter interloquire a questi livelli.

Perfino la dimensione religiosa, complice la congiuntura drammatica dello scontro sanguinoso fra i monoteismi che impalla le comunità cattoliche, ebraica e islamica, non sono in grado di intervenire.

Questo è il vero buco nero in cui  rischiamo di cadere.

Forse proprio il sistema della comunicazione, la sua dimensione professionale e artigiana, le sue figure tradizionali, come i giornalisti e gli opinionisti potrebbero oggi rompere il muro di gomma dell’indifferenza e soprattutto dell’incoscienza che ci potrebbe riportare indietro esattamente di un secolo.

Moltiplicando al quadrato quel bilancio tragico.

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