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Brand communication. Alberto Contri, Andrea Concato e Roberto Fiamenghi presentano Social Value

Attiva da quasi un anno con già numerosi progetti all’attivo per grandi marche, Social Value offre consulenza strategica e creativa per la definizione del valore distintivo di marca, la sua reputazione, il ruolo sociale, la gestione della comunicazione e dei rapporti con le agenzie, in un momento in cui il mercato si è impoverito della capacità di offrirle.

I 3 professionisti hanno vissuto e praticano con entusiasmo da esperti la rivoluzione digitale, ma notano che la pedissequa applicazione dei dati in sostituzione del pensiero e della creatività porta a una comunicazione poco distintiva, solo promozionale, perdente. Le marche vincono se si costruisce un tragitto ammirazione-rispetto-amore. Perché c’è sempre qualcuno che può offrire un prodotto analogo, o un prezzo più basso. Il marketing è fatto di valori. E per farlo non si può lavorare solo con tecnici e computer, ma con planner, creativi, visionari di valore, con esperienza e conoscenza di persone e mercati, capaci di costruire una differenza.

Alberto Contri (che ha illustrato nel suo saggio “McLuhan non abita più qui?” i nuovi scenari della comunicazione nell’era della costante attenzione parziale): “Lavoriamo con i vertici delle marche in forma riservata. A volte diamo consigli su un cruciale problema di reputazione. A volte sul valore centrale della marca, e sulla sua ragione di essere. A volte sulla scelta dell’agenzia giusta. Non dimenticando mai la lezione di David L. Rogers, autore di “Digital Transformation Playbook”: “La trasformazione digitale non riguarda l’innovazione tecnologica, ma il miglioramento del nostro pensiero strategico”. brands values communication

Andrea Concato: “E’ urgente che le marche non cadano nell’illusione dei big data, che al fondo fanno arrivare alla persona giusta, al momento giusto un’offerta commerciale, e tornino a lavorare sulla propria identità, i propri valori distintivi. Se il gioco è solo nell’offerta vincono Primark e la private label di Amazon. E allora ci si fa davvero male. I dati ti possono solo mettere di fronte a Gino di cui sai tutto, ma poi devi dirgli qualcosa che lo aiuti ad ammirare, rispettare, amare la tua marca.”

Roberto Fiamenghi: “Quello che sta succedendo è un po’ come se stessero nascendo molte startup capaci di farti arrivare del cibo dovunque tu sia quando hai fame. Ma che nessuno si occupi più dell’alta qualità del cibo. Basta guardare la qualità dei popup sul mobile che vediamo per capire che è solo junk food. Spreco di investimenti. Le marche devono saper esprimere valori distintivi, ammirabili e condivisibili. Le marche di successo fanno così. Ieri questo era chiamato strategia di marca. Oggi è un passaggio cruciale per competere con successo nei mercati.”.

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