Mentre in Italia si attende ancora che il capo di Vivendi, Vincent Bolloré, scopra le proprie carte sul futuro di Telecom Italia e ufficializzi cosa intende fare con Mediaset, in Francia l’holding che porta il suo nome ha presentato i conti, prevedendo grossi dividendi per gli azionisti che hanno potuto festeggiare allegramente la Pasqua.
Il gruppo Bolloré è sostenuto essenzialmente dalle attività di trasporto e logistica, si legge nella nota, tuttavia si registra un impatto positivo da parte di Vivendi.
Il primo riguarda i risultati finanziari, si passa da 85 milioni di euro di perdite nel 2014 a 187 milioni di profitti.
Il gruppo ha ricevuto 325 milioni di euro di dividendi nel 2015 di Vivendi.
Questa cifra tiene conto sia dell’accresciuta partecipazione del gruppo Bolloré in Vivendi (passata dal 5,1% al 14,4%) sia della remunerazione molto generosa agli azionisti, i cui dividendi sono stati addirittura triplicati.
A prima vista si potrebbe quindi dire che l’utile netto del gruppo Bolloré nel 2015, che è aumentato del 161% a 564 milioni di euro, si basa al 58% sul dividendo di Vivendi.
Ma è necessario considerare anche un altro ‘effetto Vivendi’: l’indebitamento netto del gruppo, che è passato da 1,7 miliardi di euro nel 2014 a 4,3 miliardi nel 2015, legato ai 3 miliardi di euro investiti per diventare azionista di riferimento di Vivendi.
Un investimento che però ha portato grandi vantaggi al gruppo Bolloré che chiude con un incremento dell’utile di 350 milioni.
Ma non solo. I due terzi provengono dal dividendo di Vivendi.
Gli analisti si domandano il perché di questa generosità.
Secondo Charles Pinel, partner della società di consulenza Proxinvest, non era questa l’idea iniziale, anzi l’intenzione era quella di conservare notevoli somme per finanziare future possibili acquisizioni.
Forse è più la conseguenza di una battaglia condotta nel 2015 dai fondi americani PSAM che avevano richiesto il rimborso dei dividendi.
Sono stati proprio loro a chiedere che fossero triplicati.
Il tutto, osserva Pinel, coerentemente con la linea d’azione di PSAM, specializzata nell’acquisto di partecipazioni in società che hanno realizzato importanti vendite e dispongono di cash.
In effetti negli ultimi tre anni Vivendi si è costruita un bel tesoretto, vendendo SFR a Numericable per 17 miliardi, poi GVT e Maroc Telecom (9 miliardi) e infine l’editore di videogame Activision (8 miliardi).
Facile per Bolloré cedere alle pressioni di PSAM.
Risultato: 4 miliardi di euro saranno consacrati da Vivendi al dividendo per l’esercizio 2015 ai quali si aggiungeranno 1,3 miliardi di dividendi già previsti per il 2016. Per un totale di 5,3 miliardi per questi due esercizi.
A questo bisogna aggiungere “1,6 miliardi di euro che Vivendi ha usato per riacquistare le proprie azioni”, indica Jean-Baptiste Sergeant analista di MainFirst.
Abbastanza per far rimontare Bolloré nel gruppo di comunicazione e non fargli rimpiangere l’investimento che si è rivelato molto interessante.