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Blockchain nel food, quando si tratta di vera Blockchain o semplice QR Code

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La tracciabilità sta divenendo sempre più strumento indispensabile e strategia efficace per la competitività del nostro Made in Italy. La globalizzazione, si sa, ha portato con sé una crisi importante per tutti i paesi europei che si sono ritrovati incapaci di competere con i prezzi bassissimi dei paesi del mondo cosiddetti “emergenti”. Molto presto si è scoperto che un nuovo tipo di competizione può essere basato sul tipo di prodotto che deve essere diverso per qualità, sicurezza, tracciabilità della filiera.

Come garantire la tracciabilità di un prodotto alimentare

Aggirandoci tra gli scaffali del settore alimentare all’interno di un supermercato, tra la grande varietà dei prodotti esposti e la giungla delle loro etichette, spesso incomprensibili e sempre lacunose, si comprende quanto sia necessario un sistema che ne tuteli la trasparenza, salvaguardando, a doppio nodo, la qualità della merce e la salute del consumatore. A tal proposito, la tecnologia Blockchain, o meglio il registro distribuito Blockchain, rappresenta, nella catena di gestione di distribuzione, un validissimo ausilio per garantire la perfetta tracciabilità di un prodotto, alzando, così, il target della sicurezza alimentare e, di conseguenza, rafforzando di molto la fiducia del cliente.

Per mio grande rispetto del consumatore e per la correttezza di informazione, che mi impone il mio ruolo di divulgatore digitale, devo assolutamente sottolineare che, la gran pubblicità che si sta facendo di filiere tracciabili su Blockchain in realtà è una “manipolazione” a puro scopo di marketing, del nome e delle peculiarità di questo protocollo.

Blockchain o QR Code?

Per la “tracciabilità” del pollame, infatti, è stato messo in uso un semplice sistema di QR CODE che, scansionato, indirizza ad un sito web in cui compaiono solo pochi dati, ad esempio dove e quando esso sia stato macellato e confezionato. Ovviamente, tale incompletezza di informazioni, non può essere considerata tracciabilità dell’intera filiera, che deve essere invece composta da indicazioni sulla nascita di quel pollo, di che cosa si è nutrito, dove è stato allevato e come è stato lavorato, per stabilirne, solo poi, la qualità.

Nel caso delle uova non è vera Blockchain, ma Hyperledger

Per quanto concerne le uova invece, la blockchain utilizzata, non è la vera blockchain, ma è “Hyperledger ” venduta come tale. Proprio su questo punto si è innescata da tempo un’accesa querelle tra i puristi, come me, della Blockchain, così come ideata e sviluppata da Satoshi Nakamoto, e chi invece denomina inappropriatamente Blockchain l’Hyperledger che è invece un software basato su Distributed Ledger Technology (DLT), con sistema di validazione centralizzato a 24 individui già scelti dall’amministratore stesso.

Allora qual è l’unica soluzione? Blockchain permissionless

Qui non si discute la validità o meno di questo software, che è ottimo ad esempio se utilizzato all’interno di un’azienda per gestire l’anagrafica dei dipendenti, le loro ferie o similari. Ma, quando si tratta di numeri su ampia scala, l’unica tecnologia da utilizzare per la perfetta tutela ed incorruttibilità dei dati immessi è la vera ed unica Blockchain permissionless.

Solo così il nostro Paese, riconosciuto universalmente come leader mondiale per l’eccellenza dei suoi prodotti alimentari, sarà in grado finalmente di tutelare totalmente il Made in Italy, fiore all’occhiello della nostra economia.

Gli altri vantaggi della blockchain

Inoltre nel Supply Chain, l’utilizzo della Blockchain sarebbe in grado di sanare importanti e pesanti criticità della tradizionale distribuzione dei prodotti alimentari, come il gravoso problema, per la salute dei consumatori e per l’intera economia italiana,  della contraffazione, poiché l’assoluta trasparenza nel procedimento dell’immissione dei dati e della loro validazione tramite il consenso del network, nonché la loro immutabilità una volta che essi siano stati confermati, impedisce qualsiasi intenzione o atto fraudolento.

Sarebbero poi di molto ridotti gli sprechi per l’inefficienza della supply chain(con il suo 33% della produzione alimentare mondiale che viene sprecata, così come da dati della FAO) e risolto l’annoso problema della cybersecurity, con74% delle aziende del mondo che vengono hackerate ogni anno.

E ancora la mancanza di trasparenza che fa sì che le controparti ignorino dove stazionino le merci, il loro trasporto e relativa qualità;

la mancanza di fiducia (il venditore desidera ricevere il pagamento prima di spedire la merce ma anche il compratore desidera ricevere la merce prima di effettuare il pagamento;

 l’utilizzo costante del cartaceo (tutti i documenti giustificativi come la descrizione delle merci, la spedizione e il finanziamento sono cartacei, quindi soggetti a smarrimento o deterioramento);

il tempo di lavorazione lungo perché tutti i processi di lavorazione attualmente, nonostante l’evoluzione e disponibilità tecnologica, non hanno ancora permesso l’accelerazione e la semplificazione di queste procedure.

Più Blockchain meno errore umano

Aspetto altrettanto importante, corollario della messa in campo della Blockchain, è la sicura diminuzione del margine di errore umano perché, qualora si verificasse, per distrazione o dolo, in qualsiasi anello della filiera, esso immediatamente verrebbe fatto risalire al suo autore, perché non più coperto da anonimato durante le varie lavorazioni della filiera. Ciò comporterebbe, inevitabilmente, una maggiore presa di coscienza del proprio ruolo e delle proprie responsabilità all’interno di tutto il processo lavorativo. Inoltre, i database, nei quali oggi vengono inseriti i dati, sono molto vulnerabili, facilmente violabili ed anche piuttosto esosi nella loro gestione.

Pagamenti tracciati, equi e più rapidi

Da ciò ne consegue che, calando la Blockchain nel contesto del Supply Chain, non solo verrebbero risolte alcune importanti falle del sistema odierno di distribuzione alimentare, ma sicuramente si aprirebbe un ventaglio di vantaggi per il consumatore e la sua salute, come ad esempio l’effettuazione di Pagamenti equi e più rapidi in quanto, tutti i lavoratori a diverso titolo della filiera, potranno essere retribuiti a stretto giro, essendo i dati di mercato disponibili in tempo reale, prevenendo la coercizione dei prezzi e i pagamenti retroattivi. 

Non avendo poi la Blockchain, necessità di intermediari per le sue transazioni, si snelliscono di parecchio anche le spese vive date dalle varie transazioni. Di qui anche le piccole imprese possono imporsi sul mercato con prezzi che le rendono appetibilmente competitive.

Insomma, l’avvenire che io sogno e sul quale concentro tutto il mio impegno di studioso, è un avvenire in cui la tecnologia prende per mano l’uomo, lo sostiene, lo accompagna e ne semplifica la sua quotidianità. E’ un avvenire in cui la tecnologia si umanizza, ripristinando il valore essenziale della fiducia reciproca; un futuro in cui nessuno sarà più lasciato indietro e solo, perché l’avvenire che io sogno è dato da una rete globale fatta di persone strette e coese per obiettivi comuni.

Buon futuro a tutti!

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