Continua l’approfondimento di Key4biz sul disegno di legge dedicato al Made in Italy, approvato dal Consiglio dei ministri, in cui è previsto anche “l’utilizzo della Blockchain per la certificazione delle filiere”. Come procedere tecnicamente e soprattutto quali sono i passaggi chiave, a livello istituzionale, per rendere realtà questa futura legge?
Il ruolo di AgID
Perché già 5 anni fa il decreto Semplificazioni ha riconosciuto per la prima volta nel nostro Paese la piena validità giuridica alle ‘tecnologie basate su registri distribuiti’, appunto come la blockchain, e ha messo nero su bianco, per la prima volta nell’ordinamento italiano, la definizione di Smart Contract.
Ma poi l’allora AgID, nel 2019 quando il decreto è stato convertito in legge, non ha potuto procedere con l’attuazione dei relativi standard tecnici.
Ecco perché AgID non ha proceduto all’emanazione delle regole tecniche sulla blockchain
L’Agenzia avviò un gruppo di lavoro nel 2019 da cui emerse che la norma non consentiva di adottare standard tecnici sensati. Il problema della norma, adottata dall’allora governo, è stato il voler disciplinare per legge aspetti tecnici. Per quanto noto tali conclusioni non furono formalizzate e si rinviò la questione.
Il Governo vuole tutelare il made in Italy anche con la blockchain. Il commento degli esperti
Ritorniamo al disegno di legge made in Italy che prevede, oltre alla nascita del fondo sovrano con una dotazione iniziale di 1 miliardo per promuovere le filiere strategiche, anche “l’utilizzo della Blockchain per la certificazione delle filiere”.
Abbiamo chiesto oggi un parere ad altri due esperti del settore.
M. Nicotra: “In futuro si potrebbero pensare anche soluzioni più avanzate, come la creazione di NFT”
“Il decreto nella parte specifica circa l’utilizzo della blockchain per la tracciabilità della filiera sembra voler proseguire sul progetto che era stato avviato da ICE, il trackIT (https://www.ice.it/blockchain) a cui ha contribuito Net Service S.p.A”, ci ha spiegato l’avvocato Massimiliano Nicotra, senior partner presso QUBIT Law Firm. “Tale progetto”, ha aggiunto, “già oggi consente alle imprese aderenti di promuovere un ‘percorso di certezza’ circa i prodotti che vogliono esportare. La tecnologia blockchain in questo ambito appare un validissimo strumento di tracciatura, consentendo di certificare l’origine del prodotto e di poter seguirne tutti i passaggi, così risultando un valido mezzo di contrasto alla contraffazione”. “In futuro”, ha concluso Nicotra, “si potrebbero pensare anche soluzioni più avanzate, come la creazione di NFT che svolgano il ruolo di titoli rappresentativi di merci, garantendo solamente al possessore del NFT la consegna delle stesse”.
G. Duretto: “Ora ci auspichiamo l’attuazione degli standard tecnici”
“Finalmente una importante novità con questo DL esattamente 5 anni dopo quell’innovativo Decreto Legge del 2018 ma altresì incompleto (DL 135-2018 convertito con legge 12/2019) che ha segnato in modo pionieristico nel panorama europeo, cosa era da considerare con valore legale come valido per evidenziare ai terzi le primarie caratteristiche della blockchain, registrando nella “tecnologia basata sui registri distribuiti che produceva effetti giuridici” quali immutabilità trasparenza sicurezza. Per ultimo ricordiamo come sempre in quel rivoluzionario DL del 2018 abbiamo letto come definire gli smart contract o contratti intelligenti paragonati ai contratti con valore legale”, ha commentato Gianluca Duretto, docente di “Pagamenti elettronici, criptovalute e blockchain” presso l’Università Internazionale degli Studi di Roma UNINT – Facoltà di Economia e Marketing Internazionale e delegato Cio Club Italia.
“Ora ci auspichiamo”, ha continuato, “che non si possa ritardare questa importante rivoluzione e si arrivi presto all’attuazione degli standard tecnici. È chiaro dopo 5 anni di maturità dei casi d’uso della tecnologia, quale sia l’impatto per l’intera filiera italiana che finalmente con l’attuale legislatura conta di riuscire a realizzare “la tutela del prodotto italiano, anche con un contrassegno unico ed ufficiale di origine delle merci con la dizione Made in Italy per la promozione della proprietà intellettuale e commerciale dei beni,” utilizzando altresì la blockchain dopo le innumerevoli sperimentazioni ed adozioni anche in ambito industriale in tal senso, tramite le sue caratteristiche distintive e l’utilizzo degli smart contract, a risolvere o cercare di farlo, l’annosa questione del falso e del certificato di origine, che tanto ha pesato sull’intera economia italia in tutta la sua filiera e nelle esportazioni”.
“La blockchain”, ha concluso Duretto, “dopo il primo clamore del periodo del ‘boom’ del 2017 oggi è una tecnologia abilitante che, insieme alle altre quali l’identità digitale, cloud, ed applicata in contesti industriali ci permette in sicurezza di ottenere dei vantaggi che altre non riescono ancora ad averne”.
Come già scritto in precedenza, l’Agenzia per l’Italia Digitale ha preso atto, nel 2019, con il suo gruppo di lavoro, che la legge Semplificazioni non consentiva di adottare i relativi standard tecnici.
Cosa si potrebbe fare e cosa prevede la bozza del decreto legge “made in Italy”
Oggi si potrebbe riprendere la questione e avviare l’adozione prendendo spunto dal disegno di legge sul made in Italy, distinguendo da subito ciò che è oggetto di legge e ciò che è oggetto di regole tecniche da parte di AgID.
Ma ad oggi, stando alla bozza del decreto “made in Italy” , l’owner delle regole tecniche in argomento sarà il Ministero delle imprese e del made in Italy, “sentita” AgID…
Per approfondire:
‘La norma su blockchain e smart contract? Gli effetti positivi in Italia’