Si dovrebbe fare di più per migliorare la protezione dei codici dei progetti software open source per la blockchain. È quanto si legge in un nuovo studio pubblicato dal software vendor Cast, “Software intelligence Report. Open source software projects”, in cui sono stati esaminati 61 progetti open source e quasi 9 milioni di linee di codice, tra cui quelli di MongoDB, Ethereum, BitcoinJ, Apache Struts, Kubernetes Helm e Microsoft Orleans.
“La prevalenza di software open source nelle applicazioni aziendali evidenzia la necessità di una maggiore capacità di software intelligence per la prevenzione e la gestione di attacchi hacker”, si legge nel documento.
“L’open source è il 10% più efficace, ma il 7% meno efficiente delle applicazioni di software non libero o proprietario (closed source)”.
Un dato quest’ultimo da riferire ad un ritardo legato alle prestazioni del software open source e spesso a causa del codice open source della blockchain (“open source blockchain code”), secondo i ricercatori Cast.
Esaminando attentamente i codici BitcoinJ, Ethereum e Solidity, si nota che le app open source per la blockchain risultano come detto più robuste, ma meno efficienti e non abbastanza sicure (“they are not secure or efficient enough”).
Il Rapporto sostiene inoltre che i progetti blockchain tendono a violare le regole della “changeability”, cioè quelle disposizioni che abilitano la capacità di trasformarsi e adattarsi a nuovi contesti, che potrebbero rappresentare una preoccupazione sul lungo periodo, poiché la tecnologia si diffonderà rapidamente nei prossimi anni e si moltiplicheranno i suoi utilizzi.
A livello mondiale il mercato della tecnologia e delle applicazioni blockchain potrebbe raggiungere il valore approssimativo di 2,3 miliardi di dollari nel 2021 secondo stime Statista.
Per quanto riguarda la conformità a livello di sistema, il codice blockchain ha raggiunto uno score del 98,5%, il che significa che sono state registrate 15 violazioni a livello di sistema su 1000 attività.
Più bassi i punteggi di conformità a livello di sistema per i codici relativi a web & framework software, rispettivamente al 93,7% e al 93,6%.
La blockchain, nonostante le sue enormi potenzialità tecnologiche ed economiche, dimostra ancora di avere diversi punti deboli, vere e proprie vulnerabilità, per quel che riguarda ad esempio i wallets di Bitcoin, Ethereum e Solidity sulla piattaforma Github: “È davvero importante per le organizzazioni conoscere il livello di qualità del software open source che supporta le applicazioni aziendali“, ha affermato Lev Lesokhin, EVP of strategy and analytics presso Cast.
“Questo perché le vulnerabilità software più evidenti nelle componenti open source possono essere facilmente sfruttate dai cyber criminali (exploitable by hackers)”.
Sul livello di vulnerabilità generale della blockchain, Lex Sokolin, direttore della strategia FinTech presso Autonomous Research LLP, ha ricordato su Wall Street Italia che in meno di dieci anni gli hacker son riusciti a rubare Bitcoin ed Ether per un valore complessivo pari a 1,2 miliardi di dollari: “Le attività criminali informatiche nel mercato delle criptovalute sono diventate un settore da 200 milioni di dollari di ricavi“.
Tra un’altra decina di anni la tecnologia alla base di Bitcoin e delle altre criptovalute diventerà vulnerabile anche agli attacchi informatici sferrati da computer quantistici.
In conclusione, le blockchain possono in alcuni casi rivelarsi anche più vulnerabili di altri software: “Ce ne sono migliaia e ognuna ha i suoi bug”.
Finché il campo non si restringe a quelli più efficienti e preferiti dagli utenti, come è accaduto in passato con i browser, “garantirne la sicurezza assoluta sarà complicato, ogni implementazione presenterà i suoi problemi”.