In un momento di forte sviluppo tecnologico delle telecomunicazioni, in cui fibra e 4G hanno raggiunto prestazioni decisamente soddisfacenti, la percezione di possibile instabilità delle connessioni dati non è più la stessa rispetto al passato. Così spesso succede anche che studi professionali e PMI si trovino completamente impreparati a gestire eventuali momenti di disservizio nella connettività.
Nella predisposizione dei sistemi di business continuity finalizzati a gestire questo scenario è particolarmente rilevante dal punto di vista tecnico – più avanti vedremo perché – prendere in considerazioni due varianti distinte del problema: l’interruzione completa della connessione e la degradazione significativa della stessa, ovvero quando la connessione c’è ma la velocità di transito dei pacchetti dati è fortemente rallentata fino a risultare, in alcuni casi, insufficiente anche per le più semplici operazioni.
Occorrono quindi due linee dati distinte, auspicabilmente gestite da due fornitori differenti. Mentre la linea primaria sarà probabilmente una fissa DSL o fibra, a seconda della copertura, la secondaria potrebbe essere una mobile in 4G (o superiore), in considerazione dei costi ormai particolarmente accessibili e con discrede disponibilità di Gb a pacchetto. Nella scelta delle offerte mobili è anche doverosa una riflessione circa l’operatore scelto. Quelli virtuali, ovvero i soggetti che forniscono servizi di connettività utilizzando le infrastrutture degli operatori primari, sono spesso più competitivi. Ma le velocità massime stimate e, ancor più importante, quelle minime garantite, quali sono?
Occorre poi gestire alcune funzionalità tecniche: la connessione ad una WAN (Wide Area Network) con linea fissa, che si realizza per mezzo di un modem DSL o Fibra, una con la rete mobile, che si realizza con un modem LTE e la distribuzione dei dati in entrata ed in uscita nella propria rete LAN (Local Area Network), che avviene per mezzo di un router. Queste funzionalità possono essere governate per mezzo di apparati di rete distinti connessi tra loro oppure per mezzo di un unico apparato in grado di gestirle nella loro totalità.
Il pensiero di molti va subito alle “chiavette” o alle “saponette”, senza però aver adeguatamente riflettuto sulle problematiche correlate ad una gestione così semplicistica, un po’ rudimentale.
Senza entrare in dettagli tecnici, basti riflettere sul fatto che spostando il nodo della connessione da un apparato ad un altro, vengono meno in un sol momento regole di attestazione, reindirizzamento ed autorizzazioni, con potenziale disordine generale della rete. Per i non tecnici, probabilmente il tempo impiegato per rimettere ordine sarebbe di gran lunga superiore al tempo di disservizio.
Quindi bisogna gestire in modo controllato e possibilmente automatico il passaggio dalla linea principale a quella di backup senza che l’intera LAN ne risenta. Nell’attivazione della funzione di Failover bisogna però accertarsi – lo dicevamo sopra – di riuscire a distinguere tra un’assenza completa di segnale e un forte rallentamento. Il rischio è che in uno scenario con linea ballerina i sistemi di Failover non siano in grado di individuare l’anomalia, senza mai attivare la linea secondaria. La funzione di Failover deve essere quindi adeguatamente configurata definendo i parametri di frequenza del monitoraggio della connessione, ovvero ogni quanto tempo viene richiamato un dominio destinatario prestabilito per effettuare il test (intervallo di ping), e qual è il tempo di risposta in millisecondi della destinazione controllata. Proviamo a semplificare: specifichiamo ad esempio che ogni 15 secondi la funzione di Failover deve provare a raggiungere il sito www.google.com; se non arriva risposta in almeno 10 millisecondi, la linea è giudicata troppo lenta (quindi degradata), così il sistema chiuderà la connessione con la linea primaria e passerà alla secondaria. Ogni 15 secondi il sistema seguiterà comunque a tentare di raggiungere il sito www.google.com anche con la linea primaria. Nel momento in cui la risposta arriva in un tempo più rapido, maggiore di 10 millisecondi, il sistema chiuderà la linea secondaria e riaprirà la primaria.
Se in termini logici il ragionamento sembra semplice, negli apparati di rete di fascia bassa e media non è sempre scontato che queste funzionalità siano disponibili, né si può onestamente asserire che la configurazione di quanto sopra riportato, per le implicazioni tecniche correlate, sia appannaggio di tutti. E’ invece possibile affermare con certezza che con un investimento di poche centinaia di euro, tra i costi degli apparati e quelli di un tecnico che configuri correttamente il tutto, potrebbe rilevarsi una delle spese più gradite o viceversa più rimpiante, in caso di un rallentamento significativo o fermo di linea, magari proprio in prossimità di una scadenza importante.