E’ la fine di un’era. Blackberry stoppa la sua produzione di smartphone, un tempo sinonimo di telefonia mobile per il business.
Certo non è una decisione che arriva come un fulmine a ciel sereno, né vuol dire che i Blackberry spariranno. Soltanto che dopo diversi anni di grandi difficoltà, la società affiderà a terzi la progettazione, la realizzazione e la vendita dei device per risparmiare sui costi.
“La compagnia pensa di porre fine allo sviluppo interno dell’hardware e di esternalizzare quella funzione a dei partner”, ha dichiarato il Ceo John Chen, arrivato nel 2013 nel tentativo di risollevare le sorti dell’azienda.
Convinta di potercela fare da sola, BlackBerry (quando ancora si chiamava RIM) ha rifiutato le avances di molti big del mercato: tra questi Amazon, Microsoft, Lenovo e Nokia. Ultima in ordine di tempo che sembrava interessata è stata la coreana Samsung.
Ma l’inversione di rotta non è mai arrivata, nonostante lo scorso anno si fosse persino tentata la carta Android col lancio del primo smartphone basato sulla piattaforma Google. Un “matrimonio”, da cui è nato il BlackBerry Priv, un touchscreen device dotato anche di tastiera QWERTY a scorrimento verticale, per non dimenticare l’anima produttiva e business del marchio.
Ma lo stesso la china era ormai inarrestabile – come molti altri BlackBerry non è riuscita ad anticipare prima e a cavalcare poi il successo degli smartphone – e lo scorso anno anche il presidente Usa Barack Obama ha ceduto alla tentazione di twittare da un iPhone abbandonando il BlackBerry con certificazione dei servizi di security della Casa Bianca.
Il secondo trimestre fiscale si è chiuso con una perdita da 372 milioni (71 centesimi per azione, rispetto a un utile di 51 milioni, o 24 cents per azione, nello stesso periodo dello scorso anno). Il fatturato si è ridotto di un terzo a 394 milioni di dollari.
Un destino amaro per il pioniere della telefonia intelligente che solo nel 2009 (ma sembra passata un’eternità) controllava un quinto del mercato, subito dietro Nokia, quest’ultima a sua volta inglobata da Microsoft che ne ha fatto sparire il marchio, un tempo sinonimo di ‘cellulare’, per poi cedere parte della divisione ‘feature phone’ a FIH, controllata di Foxconn il gruppo cinese che produce, tra gli altri, anche gli iPhone di Apple e molti dei dispositivi elettronici dei colossi occidentali.