La più popolare ed utilizzata tra le criptovalute di tutto il mondo ha subito un sostanzioso calo di quotazione nel fine settimana appena trascorso. Il bitcoin ha infatti perso fino al 15% del suo valore, scendendo a 51.707 dollari sabato notte.
Una flessione consistente, che ha trascinato con sé anche altre valute virtuali in ascesa negli ultimi tempi, come ethereum, che ha registrato un -18,8% in concomitanza con la caduta del bitcoin.
Bitcoin e voci sull’azione del Dipartimento del Tesoro Usa
Secondo indiscrezioni riportate i un articolo su Bloomberg, il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti avrebbe avviato un’indagine federale proprio sul bitcoin in merito a transazioni sospette e all’ipotesi di attività di riciclaggio.
Probabile, inoltre, che lo stesso Dipartimento introduca a breve una nuova regolamentazione più rigida riguardo il meccanismo degli scambi di criptovaluta negli Stati Uniti.
Ovviamente, gli uffici del Tesoro americano non hanno voluto commentare la notizia diffusa da Bloomberg, ma non è la prima volta che da qui partono bordate contro la criptovalute, come le dichiarazioni ostili del segretario Janet Yellen rilasciate a febbraio.
Si sono poi aggiunte con il passare delle ore altre voci, addirittura di possibili avvisi di garanzia destinati ad alcuni grandi istituti finanziari del Paese.
Dopo il nuovo record toccato la scorsa settimana di 1 bitcoin=65 mila dollari, nelle ore in cui Coinbase (la più grande piattaforma di scambio di criptovalute) debuttava sul Listino Nasdaq, oggi la criptovaluta più popolare al mondo si attesta attorno ai 57 mila dollari, in rapido recupero dopo il minimo di 24 ore fa.
Anche le altre criptovalute come ethereum, binance coin e ripple segnano crescite a doppia cifra, rispettivamente +15% e +10%, mentre il fenomeno dogecoin continua la sua scalata della classifica globale con un tasso di crescita del +23% circa.
I divieti in Turchi e India
Il bitcoin deve inoltre affrontare altre criticità regolatorie e di natura prettamente politica, in giro per il mondo, come il divieto della Turchia di utilizzare questa valuta elettronica a scopo di pagamento sul territorio nazionale, perché si tratta di transazioni non tracciabili, senza intermediazione e controllo, peculiarità considerate troppo rischiose dalla Banca centrale turca.
Secondo il Fatto Quotidiano, già oltre 3 milioni di cittadini turchi avevano investito in bitcoin per tutelarsi dalla svalutazione della lira turca. Mossa che non è piaciuta alle autorità monetarie nazionali, che temono ulteriori ribassi della moneta ufficiale.
In India potrebbe accadere la stessa cosa, con la presentazione di una legislazione tesa a vincolare fortemente l’uso del bitcoin ad una regolamentazione più rigida, magari per favorire l’ascesa del progetto di valuta digitale nazionale su cui sta lavorando il Governo indiano.