Di Miro Renzaglia
Data di pubblicazione:
Castel Negrino editore
ISBN: 9788899341527
Pagine: 84
Prezzo: € 13,90
Lo studio si propone di analizzare la criptovaluta con il fine di dare una risposta alla domanda: il bitcoin è una moneta? Per i suoi estimatori la questione neanche si pone: non solo è una moneta ma sarà la moneta del futuro, e in parte già del presente, globalizzato. In realtà, il bitcoin non assolve nessuno dei criteri che identificano il denaro come lo abbiamo fin qui conosciuto: è sconveniente usarlo come mezzo di scambio per importi bassi o minimi; la sua divisibilità praticamente infinita, trattandosi di un numero, lo invalida come unità di conto per fissare i prezzi delle merci e dei servizi; l’estrema volatilità ne fa una riserva di valore ad alto rischio.
Non solo, ma alcuni dei principi fondativi della sua “ideologia” – emissione decentralizzata, scambio peer-to-peerdisintermediato, anonimato dei contraenti, sicurezza delle transazioni, regolamento del valore dato esclusivamente dagli equilibri di domanda e offerta, democrazia partecipativa nella gestione del sistema – sono talmente poco categorici e perfetti da permettere l’obiezione alla pretesa esclusiva d’essere una moneta che fa a meno di quel sentimento che, sin dalle origini, viene considerato indispensabile per essere accettata nella circolazione economica: la fiducia. Tanto che l’affermazione programmatica del Manifesto lanciato dal suo creatore, Satoshi Nakamoto: “Abbiamo proposto un sistema per le transazioni economiche che non si basa sulla fiducia”.
L’autore, pur riconoscendo l’inaudita novità e l’audacia della proposta, avanza l’ipotesi che bitcoin, al momento, sia qualcosa di simile alle fiche usate in quel casinò globale dove i veri giocatori, al netto degli utenti attratti dal richiamo di improvvisa e facile fortuna, sono i soliti signori dell’aristocrazia finanziaria e, con ogni probabilità, della criminalità organizzata.