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Big tech, finita l’euforia della pandemia. Primi scricchiolii per i GAFA

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Il contesto economico dei giganti della tecnologia si è deteriorato dopo due anni di crescita stellare dovuta alla pandemia e ai lockdown.

In pochi mesi, il contesto economico dei giganti della tecnologia si è deteriorato radicalmente. La crisi sanitaria e i lock down hanno portato a un’esplosione delle abitudini online, dal consumo al lavoro e all’intrattenimento.

Dopo due anni di gloria, la crisi economica comincia a mordere anche le imprese del comparto tecnologico. Soprattutto le grandi reti sociali e le mega piattaforme online che cominciano a dare i primi segnali di saturazione. Lo scrive Les Echos, in una analisi approfondita, che mette in fila le trimestrali dei big player del digitale. Risultato? Soltanto Amazon e Apple hanno potuto rassicurare il mercato la scorsa settimana, con vendite superiori alle attese, in particolare grazie al successo dei loro prodotti di punta.

Amazon e Apple rassicurano il mercato

Il gigante dell’eCommerce ha realizzato più di 121 miliardi di dollari di giro d’affari nel secondo trimestre, in aumento del 7%.

Le sue azioni sono aumentate di oltre il 10% nel trading elettronico dell’after hours.

“Malgrado l’inflazione, che fa crescere il prezzo del carburante, dell’energia e dei trasporti, stiamo facendo dei progressi sui costi più controllabili”, ha detto Andy Jassy, il nuovo Ceo di Amazon giovedì scorso.

AWS, il suo servizio cloud, leader mondiale nel remote computing, ha guadagnato 19,55 miliardi di dollari (+ 33% anno su anno), ma le sue vendite online sono diminuite del 4%, a 50,9 miliardi.

E il suo utile operativo, un indicatore chiave della redditività, si è attestato a 3,3 miliardi di dollari, la metà dello scorso anno.

“Non è stato affatto un trimestre d’oro”, ha detto Andrew Lipsman, analista di Insider Intelligence. “Il business dell’e-commerce sta lottando per tornare a una crescita positiva e AWS e la pubblicità stanno rallentando”.

Le vendite di iPhone tengono, Intel in calo

Apple ha pubblicato sempre giovedì scorso un giro d’affari trimestrale superiore alle attese, pari a 83 miliardi di dollari, in crescita del 2%, grazie alla domanda sempre solida per l’iPhone.

Le vendite di computer Mac, di tablet iPad e di oggetti connessi sono in calo.

Apple aveva già preannunciato in aprile che la chiusura delle fabbriche in Cina a causa del Covid e la carenza di silicio, necessario alla fabbricazione di microchip, avrebbero causato un calo compreso fra 4 e 8 miliardi del giro d’affari.

Ma questi problemi di carattere logistico sono stati alla fine “meno gravi del previsto”, ha detto il patron del gruppo, Tim Cook.

Per il trimestre in corso, Amazon e Apple contano su dati di vendita più forti, nonostante l’impatto negativo degli effetti del tasso di cambio.

Intel ha avuto più difficoltà a resistere alle turbolenze.

Il colosso americano dei semiconduttori ha visto il proprio fatturato diminuire del 22%, a 15,3 miliardi di dollari e ha ampiamente rivisto al ribasso le sue previsioni annuali.

Alla base della decisione, secondo il numero uno Pat Gelsinger, c’è “l’improvviso e rapido calo dell’attività economica”. Ha anche menzionato “problemi di esecuzione”, in particolare per quanto riguarda il design del prodotto.

Contesto deteriorato

In pochi mesi, il contesto economico dei giganti della tecnologia si è deteriorato radicalmente.

La crisi sanitaria e i confinamenti hanno portato a un’esplosione di abitudini online, dal consumo al lavoro e all’intrattenimento.

Oggi la transizione digitale continua – la maggior parte delle piattaforme sta guadagnando nuovi utenti – ma a un ritmo più lento, paragonabile a quello prima della pandemia di Covid-19. A questo fenomeno si aggiungono numerosi vincoli macroeconomici, a cominciare dall’inflazione.

Pubblicità in calo

Google, Meta (Facebook, Instagram), Snap e Twitter, che dipendono dalla pubblicità, risentono quindi dei tagli ai budget di marketing degli inserzionisti.

Amazon e Apple stanno affrontando una domanda alquanto ridotta di alcuni prodotti e difficoltà nella catena di approvvigionamento.

Il gruppo di Seattle, il secondo datore di lavoro negli Stati Uniti dopo Walmart, ha raddoppiato la sua forza lavoro dal 2019 al 2021. Ora conta 1,52 milioni di persone, circa 100.000 in meno rispetto alla fine del primo trimestre.

Altre società tecnologiche si sono mosse per rallentare il ritmo delle assunzioni, come Google, Microsoft e Snap. La piattaforma di e-commerce Shopify ha salutato mille persone, ovvero il 10% del personale.

Netflix taglia, TikTok spinge

Netflix, che ha perso quasi un milione di abbonati tra la fine di marzo e la fine di giugno, ha licenziato più di 400 dipendenti nello stesso periodo.

“Dovremo fare di più con meno”, ha detto mercoledì il capo di Meta Mark Zuckerberg dopo che il gigante dei social media ha visto diminuire le sue entrate trimestrali per la prima volta nella sua storia.

“Meta sta perdendo la presa sul suo vasto pubblico”, ha affermato l’analista di Insider Intelligence Debra Aho Williamson.

Le piattaforme social stanno cercando di stare al passo con la feroce concorrenza dell’app TikTok, che è molto popolare tra adolescenti e giovani adulti.

Google ha registrato il tasso di crescita dei ricavi più lento su base annua dal secondo trimestre del 2020, quando gli inserzionisti hanno bruscamente chiuso le porte all’inizio della pandemia.

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