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Big G guadagna 4,7 miliardi con Google News. Per questo contraria alla direttiva Copyright (Che piace agli Usa)

Finalmente si sa quanto fruttano a Big G le notizie che aggrega con Google News: nel 2018 il guadagno è stato di 4,7 miliardi di dollari, secondo il calcolo effettuato da News Media Alliance, che raggruppa editori statunitensi e canadesi, compreso il New York Times, ed altre associazioni internazionali del settore come Wan-Ifra (Associazione mondiale carta stampata). E la cifra è stata anche considerata “prudente”. 

“Lo studio illustra chiaramente cose che tutti noi già sapevamo. L’attuale dinamica del rapporto fra la piattaforma Google News e la nostra industria è devastante”, ha commentato Terrance Egger, l’amministratore delegato del Philadelphia Enquirer.

Senza spendere un centesimo, le notizie generano tra il 16% e il 40% dei clic per Google, rileva lo studio, e i ricavi di Mountain View derivanti dalla distribuzione di news è inferiore di soli 400 milioni di dollari rispetto ai 5,1 miliardi guadagnati dell’intera industria Usa con la pubblicità digitale nel 2018. Infatti, il New York Times ha fatto notare che la cifra indicata è spaventosa, perché superiore agli incassi ai botteghini generati dagli ultimi due film “Avengers”.

Dati che mostrano come Google News sia cresciuto in modo esponenziale negli ultimi 10 anni.

Se nel 2009 vantava 24 milioni di visitatori mensili, meno della metà di Cnn o New York Times, nel 2018 ne ha raggiunti quota 150.000, doppiando la Tv all news e Nyt. 

Google ha contestato lo studio. “Ogni mese Google News e Google Search guidano 10 miliardi di clic verso i siti degli editori, alimentando sottoscrizioni e guadagni significativi. Abbiamo lavorato duramente – ha detto al Guardian un portavoce di Mountain View – per essere una tecnologia collaborativa e di sostegno e per essere un partner inserzionista per gli editori del mondo”.

Non la pensa così News Media Alliance, che ha condotto la ricerca e solo negli Usa rappresenta oltre 2mila editori. Editori che, evidentemente, hanno commissionato lo studio perché vogliono spingere in Usa sull’approvazione di una legge simile alla direttiva copyright dell’Ue. Infatti lo studio è stato pubblicato alla vigilia di un’udienza prevista oggi in una sottocommissione parlamentare statunitense concentrata sulla relazione tra media e gruppi tech.

Così la News Media Alliance spinge per l’approvazione della legge – The Journalism Competition & Preservation Act – che secondo il presidente dell’associazione, David Chavern “fornirebbe una protezione minima agli editori al fine di essere in grado di negoziare collettivamente termini migliori con piattaforme come Google e Facebook”.

Devono semplicemente lavorare con noi per costruire un futuro digitale sostenibile per le news ma non vogliono farlo”, ha aggiunto Chavern, reclamando il riconoscimento delle royalties agli editori. Infatti, la sotto commissione Antistrust della Camera sta preparando la legge, che sembra gode, inizialmente, di un sostegno bipartisan. La legge prevede royalties per i giornali e i siti di news da parte dei big-tech.

Proprio come previsto dalla riforma del copyright definitivamente approvata dal Parlamento europeo. E ora che conosciamo i ricavi generati da Google grazie al lavoro giornalistico dei gruppi editoriali senza spendere nulla, comprendiamo completamente la sua campagna messa in atto per ostacolare l’approvazione della direttiva europea. C’è da scommettere che Big G avvierà la lobby anche negli Usa (come ha fatto in Europa) per fermare l’approvazione di una legge simile, The Journalism Competition & Preservation Act.

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