Il mercato mondiale dei big data arriverà a toccare la soglia degli 66,7 miliardi di dollari nel 2021. Secondo un recente Rapporto di Markets and Markets, “Big data market by component, type, deployment model, vertical, and region – Global forecast to 2021”, il tasso di crescita composto annuo sarà del 18,5% e quest’anno il settore dei ‘grandi dati’ chiuderà a 28,65 miliardi di dollari.
Una domanda crescente di hardware, software e servizi, rilevata in ogni angolo del mercato globale, dall’Europa al Nord America, dal Medio Oriente all’Asia.
Proprio i Paesi asiatici, secondo lo studio, sono quelli che registreranno nei prossimi 5 anni i tassi di crescita più rapidi nello sviluppo di soluzioni big data per il mercato e le imprese. Agli Stati Uniti, invece, rimarrà lo scettro di mercato più importante, soprattutto per numero di data center, infrastrutture e big company attive (tra cui, IBM, Oracle, SAP, Microsoft, HP, Amazon, SAS, Dell, Teradata).
Come spiega Gianni Rusconi, dalle pagine del Sole 24 Ore, solo le aziende che sanno valorizzare seriamente il proprio patrimonio di dati registrano “un sensibile vantaggio competitivo rispetto alla concorrenza”. L’articolo riprende il nuovo studio “The Big Data Payoff: Turning Big Data into Business Value”, realizzato da Informatica e Capgemini, secondo cui il 49% delle aziende che hanno evidenziato livelli alti di adesione da parte degli executive hanno poi portato a termine iniziative redditizie legate ai big data.
I tre vantaggi più comuni delle strategie big data, secondo il Rapporto di Capgemini, sono: miglioramenti dei processi decisionali (37%), collaborazione e condivisione delle informazioni (34%), produttività (33%).
In generale, i vincoli di budget (44%) e l’integrazione (35%) sono gli elementi evidenziati come sfide cruciali.
Solo il 27% delle iniziative big data, infine, è redditizio: il 45% delle imprese afferma di raggiungere il break-even e il 12% registra una perdita di denaro (per un altro 12% è ancora troppo presto per esprimere un giudizio).
Per rendere completamente operativi i big data, le aziende devono:
- assicurare la sponsorizzazione e la leadership delle iniziative big data a livello Executive. Qualsiasi alternativa a livello inferiore non è sufficiente per promuovere un cambiamento duraturo;
- estendere le architetture informative esistenti modernizzando i sistemi di data warehousing e integrando nuove tecnologie big data;
- creare un framework collaborativo robusto per la data Governance che consenta l’agilità organizzativa introducendo, nel contempo, sicurezza e qualità dei dati;
- Muoversi verso una cultura data-driven dinamica che coinvolga fin dalle primissime fasi Executive e dipendenti nello sviluppo, nell’utilizzo e nel miglioramento delle soluzioni big data.
Secondo la CIO survey di marzo 2016 su 70 responsabili ICT in Italia, promossa da Capgemini Italia, Hewlett Packard e TIM, gli investimenti nel settore big data in Italia dovrebbero riguardare il 70% delle aziende che hanno partecipato all’indagine, con gli obiettivi di migliorare il servizio ai clienti, di velocizzare i processi e la disponibilità di reportistica, di assicurare processi decisionali tempestivi.
Il 42% degli intervistati ha anche annunciato investimenti nel settore dell’Internet of Things.