A tutti gli effetti, la “scatola nera” è un hardware di colore scuro, grande quanto una mano, integrato nel veicolo, con il compito di registrare il comportamento al volante del conducente e tutto ciò che accade al mezzo.
La “black box” si compone anche di una parte software, quella che raccoglie, organizza e archivia la grande mole di dati (big data) relativi al veicolo e a chi lo guida. Come nel caso degli aerei, questo dispositivo è fondamentale, ad esempio, per comprendere le dinamiche dietro un incidente, il malfunzionamento meccanico del mezzo e lo stile di guida dell’automobilista.
Le assicurazioni ne hanno fatto largo uso e a tutt’oggi solo nel nostro Paese circolano oltre 8 milioni di veicoli dotati di scatola nera. Una tecnologia che non deve solo registrare il fiume di dati giornaliero e annuale che sgorga dall’utilizzo dell’automobile, ma che è utilizzata anche per il monitoraggio telematico e satellitare della stessa contro i furti.
Dal 2012 al 2017, c’è stato un incremento del 300% delle installazioni, soprattutto su pressioni delle compagnie assicurative: stando ai dati Ivass (Istituto di vigilanza sulle assicurazioni), diffusi l’anno scorso, nel 2016 il trend di crescita della “black box” si è rafforzato fino a essere presente nel 19% delle polizze RC auto stipulate nel quarto trimestre 2017.
In questi giorni, sul sito del Ministero dello Sviluppo economico, di concerto con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, è stata lanciata una consultazione pubblica relativa allo standard tecnologico comune hardware e software dei meccanismi elettronici che registrano l’attività del veicolo (“scatola nera” o equivalenti), nonché degli ulteriori dispositivi necessari a garantire l’utilizzo dei dati raccolti, in particolare, ai fini tariffari e della determinazione della responsabilità in occasione dei sinistri.
Eventuali osservazioni, commenti e proposte potranno essere inviati entro il 26 luglio 2018 all’indirizzo di posta elettronica massimo.greco@mise.gov.it, utilizzando la tabella allegata.
In generale, la scatola nera è un dispositivo elettronico mobile dotato di un localizzatore Gps collegato ad una centrale remota tramite una scheda telefonica capace di registrare la posizione e la velocità del veicolo. Grazie a un “accelerometro”, l’apparecchio è in grado di misurare in G (accelerazione gravitazionale) la forza dell’impatto di un veicolo a seguito di un incidente.
Sostanzialmente, offre la possibilità di ricostruire la dinamica esatta del sinistro, mentre in caso di furto dell’automobile ne agevola il ritrovamento. Gli automobilisti che acconsentono all’installazione del dispositivo dichiarano anche il consenso ad essere monitorati, seppur con dei limiti imposti dal Garante sulla Privacy.
Si spera inoltre che il decreto del Governo in materia, ora solo uno schema (prima che renda obbligatorio questo dispositivo nelle vetture), consideri nel frattempo la rapidità con cui l’innovazione digitale e l’ICT stanno trasformando il mondo dei trasporti e della mobilità privata. Le auto a guida autonoma e connesse in rete in qualche modo dovranno aver installato per forza un dispositivo del genere, ma forse le specifiche tecniche e tecnologiche dello stesso dovranno essere più avanzate e soggette ad un regolamento più articolato.
Parlando poi di dati, di big data, in parte relativi al veicolo, in parte alla persona in veste di conducente, è chiaro che il livello di privacy dovrà essere adeguato al tipo di “prelievo” di dati effettuato dal sistema. Non ultimo, infine, è il problema della cybersicurezza, relativa alla componente elettronica e telematica, ma anche fisica del mezzo.