Il summit con Joe Biden, durato circa tre ore, “è stato costruttivo”, ha affermato il Presidente russo nella conferenza stampa che ha tenuto dopo la fine del vertice. “Abbiamo riconosciuto le questioni su cui non siamo d’accordo e c’è la volontà di comprenderci e risolvere le differenze”. Si è trattato dunque di un incontro produttivo in cui “non c’è stata ostilità” con il presidente americano. Putin ha annunciato che entrambe le parti hanno la volontà di trovare un terreno comune e di giungere ad una normalizzazione dei rapporti, aggiungendo che “Domani o dopodomani” gli ambasciatori di Usa e Russia, John Sullivan e Anatoly Antonov, faranno ritorno a Mosca e Washington.
Cybersecurity
Il Presidente russo ha affermato che il tema della cybersecurity è di “straordinaria importanza per tutto il mondo, in particolare per gli Stati Uniti e per la Federazione Russa” ed è necessario avviare delle consultazioni tra esperti. Nonostante le accuse da parte di fonti americane, Putin ha affermato che “la maggior parte degli attacchi sono partiti dal territorio americano, poi dal Canada, poi da stati dell’America latina e dal Regno unito. La Russia non compare” e ha sottolineato che “Nel 2020 abbiamo ricevuto 10 richieste che riguardano cyber attacchi a infrastrutture americane. La Russia invece ha inviato 35 richieste alle agenzie competenti statunitensi senza ottenere nessuna risposta. Quindi abbiamo molto lavoro da fare”. Sul tema, il Presidente Biden ha riferito in conferenza stampa di aver fatto presente a Putin che gli Stati Uniti hannodelle “significative capacità informatiche“, e ha aggiunto che “se violano le norme basilari, noi risponderemo“.
Incontro Biden – Putin per la stabilità strategica
Putin ha poi toccato il tema della stabilità strategica e ha affermato che Stati Uniti e Federazione Russa sono player fondamentali, essendo entrambi potenze nucleari, indicando come “responsabile e tempestiva” la decisione di Biden di estendere il trattato New Start fino al 2024. “Dopodiché decideremo come andare avanti e come condurre i negoziati”.
Al termine del Summit, Joe Biden e Vladimir Putin hanno sottoscritto, inoltre, una dichiarazione congiunta in cui concordano “l’avvio, nel breve futuro, di un dialogo bilaterale integrato di stabilità strategica che sia forte e deciso”. “Attraverso questo dialogo cerchiamo di porre le basi per future misure di controllo degli armamenti e riduzione dei rischi“. I due leader hanno sottolineato che “anche nei momenti di tensione, Stati Uniti e Russia hanno dimostrato di essere in grado di fare progressi sugli obiettivi comuni di assicurare possibilità di fare previsioni nella sfera strategica, riducendo il rischio di conflitti armati e la minaccia di una guerra nucleare”. L’estensione del New Start “è un esempio del nostro impegno al controllo degli armamenti e oggi riaffermiamo il principio che una guerra nucleare non può essere vinta e non deve mai essere combattuta”
Gramaglia: Viaggio di Biden in Europa segna il ritorno al multilateralismo
“Nell’insieme il viaggio di Biden in Europa con le sue successive tappe, G7, Nato, UE, Putin, ha raggiunto l’obiettivo. Gli Stati Uniti sono tornati al multilateralismo, alla diplomazia tradizionale e a una affidabilità internazionale, ovvero non sono più gli Stati Uniti di Trump che non avevano nessuna di queste caratteristiche. Il viaggio ha anche ridato vitalità alla NATO che, essendo una alleanza militare, ha bisogno di nemici. L’ultimo nemico era il terrorismo e adesso Biden gli ha fornito due nemici di vecchia data, ma rinnovati, ossia la Russia e la Cina”. Ma non solo, ha affermato Giampiero Gramaglia, presidente di Infocivica e direttore di Democrazia Futura, “Biden ha rassicurato l’UE che non dovrà litigare con gli Stati Uniti per i prossimi quattro anni visto che hanno raggiunto una tregua su uno dei contenziosi commerciali (Airbus e Boeing) e un’altra tregua probabilmente ci sarà anche sull’acciaio”.
Per quanto riguarda il Summit tenutosi ieri, ha proseguito Gramaglia, “Biden e Putin si sono incontrati senza scontrarsi perché non hanno risolto nessuna delle divergenze che esistono tra di loro, ma hanno deciso di continuare a parlarne e, restando ciascuno sulle sue posizioni di principio, né hanno rotto né hanno litigato”.
Soluzione multilaterale
Sul tema della Cybersecurity, “Putin è andato al contrattacco piuttosto che subire l’attacco”. Infatti, “Biden ha dato 16 linee rosse da non varcare sul fronte della cybersecurity e Putin ha risposto, dicendo che la maggior parte degli attacchi provengono dal Canada. La cybersecurity è un problema che interessa gli uni e gli altri perché entrambi sanno di essere esposti a cyber attacchi, ma anche di essere autori di attacchi. Quindi probabilmente un interesse a una reciproca copertura c’è. Dubito però che sia un problema che si possa risolvere con un accordo bilaterale. Nelle elezioni del 2016, ad esempio, l’attacco arrivò dalla Macedonia. Se si vuole davvero risolvere il problema”, conclude Gramaglia, “si dovrà trovare una soluzione in chiave multilaterale, anche se non è immediata“.