L’ordine esecutivo a difesa della libera concorrenza nell’economia USA
Limitare la libera concorrenza significa frenare la libertà di impresa, impedire la crescita economica, mortificare l’innovazione e mettere a repentaglio posti di lavoro. Negli Stati Uniti è sempre più difficile fare impresa e rispetto agli anni ’70 del secolo scorso il tasso di natalità delle aziende è crollato di oltre il 50%.
Il Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha firmato un ordine esecutivo dedicato proprio a questo tema, con l’obiettivo di promuovere e tutelare la libera concorrenza nell’economia americana, che porterà grandi vantaggi a tutti, mercato e consumatori.
Si abbasseranno i prezzi dei beni in vendita, aumenteranno i salari per i lavoratori, ci sarà più competizione e più innovazione, per una crescita economica generale che diventerà via, via, più rapida e diffusa, almeno nelle speranze del Governo americano.
Al contrario, un livello di concorrenza più basso, dovuto a forti concentrazioni industriali nelle mani di pochi grandi player, come nel caso delle potenti multinazionali attive ormai in ogni settore, dalle tecnologie all’agricoltura, passando per la sanità/salute e i servizi finanziari, comporta per l’economia di un Paese un aumento medio dei prezzi al consumo, un ridimensionamento dei salari, minori opportunità di trovare un nuovo lavoro, maggiori disuguaglianze.
Nel suo provvedimento, Biden ha ricordato che la ridotta concorrenza sul mercato interno causa alle famiglie americane un costo medio annuo pari a 5.000 dollari.
Nel mirino di Biden le GAFAM
Per questo, secondo la Casa Bianca, è giunto il tempo che il Governo intervenga per contrastare la concentrazione di potere di alcune aziende, che sfruttano la propria posizione dominante per arrecare danno alle altre e realizzare monopoli a proprio vantaggio e a svantaggio del Paese.
Serve un’azione coraggiosa, insomma, come quando il Presidente Teddy Roosevelt negli anni ’30 del secolo scorso affrontò i grandi gruppi che controllavano l’economia di allora, tra cui Standard Oil e le ferrovie di JP Morgan, solo per fare due esempi.
Il provvedimento firmato dal Presidente Biden va in questa direzione e si compone di 72 iniziative e vedrà all’opera 12 agenzie federali.
Secondo Andrew Bartels, vicepresidente e principale analista della società di ricerca di mercato Forrester, si tratta di un pacchetto di azioni che sicuramente andrà ad agire sulla dimensione Business-to-Consumer (B2C) dell’economia americana, che vede tra i suoi campioni Google, Amazon, Facebook, Amazon e Microsoft (o GAFAM).
Nel documento, di fatto, si invita la Federal trade commission (FTC), guidata da Lina Khan, a stabilire regole precise sulla sorveglianza e l’accumulo di dati, che siano in grado anche di impedire l’impiego sistematico di metodi sleali di concorrenza sui mercati di internet.
Grande attenzione al mercato del cloud
Molto meno sulla dimensione Business-to-Business (B2B), cioè sugli scambi e le transazioni tra imprese. Tranne che nel cloud. Perché qui le grandi aziende tecnologiche, che poi sono sempre le stesse appena menzionate, stanno davvero cambiando lo scenario concorrenziale, imponendo nuove regole e eliminando ogni possibile competitor attraverso politiche aggressive di acquisizioni e fusioni soprattutto.
“E’ possibile che il provvedimento del Governo prenda di mira alcune Big Tech del settore, come Amazon Web Services, Google Cloud o Microsoft Azure – ha precisato Bartels – con lo scopo di vedere crescere più concorrenza nel mercato cloud dei servizi”, come nei segmenti PaaS (Platform-as-a-Service) e IaaS (Infrastracture-as-a-Service).
Segmenti chiave perché consentono la diffusione rapida delle infrastrutture e delle piattaforme di servizi per il cloud pubblico, grazie alla semplicità di utilizzo e al fatto che non richiedono competenze troppo elevate.
Le imprese del mercato cloud americano, infatti, hanno espresso una certa preoccupazione per l’orientamento del provvedimento di Biden, come detto B2C, perché il problema della libera concorrenza e dell’aumento dei prezzi ai consumatori finali è comunque presente anche nella dimensione B2B, dove grandi gruppi dominanti stanno limitando sempre di più la libera concorrenza.
Cloud, cultura digitale e libera concorrenza
Come ha spiegato Rita Eva Cresci su queste pagine, la gran parte delle aziende nel mondo sta delineando il suo futuro basandosi sul cloud computing, indipendentemente dall’adozione dello smart working in pianta stabile (visto che i servizi e le infrastrutture cloud possono essere implementate anche sui classici luoghi di lavoro) e gli ultimi trend internazionali fanno prevedere un contesto economico sempre più connesso e integrato, dove questa tecnologia costituirà le fondamenta per il funzionamento di qualsiasi applicativo, sistema o risorsa informatica della gestione aziendale.
Per la realizzazione di un nuovo modello di servizio e potremmo dire di mercato, oltre alle iniziative di stampo internazionale (le condizioni contrattuali dell’UNCITRAL, United Nations Commission on International Trade Law), a quelle regolatorie di matrice comunitaria (il Codice di condotta CISPE e le SCC) e a quelle politico-strutturali del nostro Paese (polo strategico per il Cloud Nazionale), occorre lavorare altrettanto convintamente sulla consapevolezza, promuovendo una cultura digitale improntata ad equità e trasparenza a tutti i livelli.