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Bernie Sanders e i democratici USA, In Colombia La Farc consegna il 60% delle armi, Incontro Macron – May, La Raggi e la situazione migranti a Roma

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Bernie Sanders, ecco come i Democratici Usa possono tornare a vincere le elezioni

14 giu 11:06 – (Agenzia Nova) – Il “New York Times” ospita sulle sue pagine un editoriale del senatore socialista Bernie Sanders, che lo scorso anno ha conteso la nomina presidenziale del Partito democratico Usa a Hillary Clinton. “Lo scorso anno – esordisce Sanders – il Partito democratico ha perso la presidenza contro quello che potrebbe essere il candidato piu’ impopolare nella storia degli Stati Uniti”. Negli ultimi anni, ricordi l senatore, i Democratici hanno anche ceduto Camera e Senato “a repubblicani di destra la cui agenda estremista e’ ben lontana dalla posizione politica di tanti cittadini americani”. I repubblicani hanno conquistato “due terzi dei governatorati e guadagnato un migliaio di seggi nelle legislature statali nell’arco degli ultimi nove anni, e in 24 Stati, l’influenza politica dei Democratici e’ pressoche’ nulla”. Questo bollettino di guerra, scrive Sanders, non puo’ che essere considerato dal Partito democratico “la manifestazione del fallimento di una strategia politica”. I Democratici, afferma Sanders, devono “cambiare rotta”. Il partito deve “aprire le proprie porte a lavoratori e giovani; emanciparsi dai donatori piu’ facoltosi, e dimostrare alle famiglie lavoratrici del paese che in questi tempi difficili e’ pronto a battersi per i loro diritti”. Secondo Sanders, l’esito delle elezioni anticipate nel Regno Unito dovrebbe essere studiato con attenzione dai Democratici Usa, specie per quanto riguarda l’inattesa affluenza alle urne degli elettori di eta’ inferiore ai 34 anni, che hanno appoggiato in massa i laboristi. I Democratici, avverte, il senatore, devono trovare il modo di trascinare il loro elettorato di riferimento alle urne: “Abbiamo gia’ una tra le piu’ basse affluenze alle urne tra le maggiori democrazie del pianeta. I Democratici non vinceranno le elezioni di medio termine del 2018, se l’affluenza sara’ simile a quella incredibilmente bassa del 36,7 per cento degli aventi diritto che ha caratterizzato le elezioni del 2014”. La chiave, secondo Sanders, sta nell’adozione convinta di un’agenda che parli “alla vasta maggioranza degli americani, che comprendono come l’attuale modello economico sia un fallimento conclamato”. Secondo Sanders, infine, l’ostruzionismo totale dei Democratici all’amministrazione presidenziale Trump non e’ sufficientemente duro: “I Democratici dovrebbero tendere una mano ai repubblicani disgustati dalla presidenza Trump, ma troppo nel nostro partito si piegano a una ideologia troppo cauta e centrista”.

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Usa, il procuratore generale Sessions respinge le accuse di collusione con la Russia di fronte al Senato

14 giu 11:06 – (Agenzia Nova) – Il procuratore generale degli Stati Uniti, Jeff Sessions, ha testimoniato di fronte alla commissione Intelligence del Senato federale Usa ieri, una settimana dopo la deposizione dell’ex direttore dell’Fbi James Comey di fronte allo stesso consesso. Sessions, accusato per mesi dai Democratici e dai detrattori del presidente Trump di aver fatto a tramite per contatti illeciti tra la Russa e la campagna del presidente, ieri ha difeso con forza la sua onorabilita’, ribadendo di aver incontrato l’ambasciatore russo a Washington, Sergej Kisljak, in due sole occasioni pubbliche, nella veste di Senatore dell’Alabama e membro della commissione Servizi armati del Senato. Sessions ha definito le accuse non circostanziate rivoltegli per mesi “menzogne sconvolgenti e detestabili”. Sessions ha negato di non aver menzionato i due “incontri” con l’ambasciatore russo di proposito, durante l’audizione per la conferma della sua nomina a procuratore generale. Ha smentito Comey, che la scorsa settimana aveva ventilato l’esistenza di un possibile “terzo incontro”, privato, tra il procuratore e l’ambasciatore russo. E soprattutto, ha negato di essersi ricusato dalle indagini in merito alle interferenze russe nella campagna presidenziale Usa per i suoi incontri incidentali con Kisljak. Infine, Sessions ha negato che consigliare il presidente Trump di licenziare Comey abbia costituito una violazione della ricusazione che si era auto-imposto: “Supervisionare le agenzie federali e’ una mia responsabilita’. Sforzarmi di porre alla guida di ciascuna di quelle agenzie i funzionari piu’ capaci e’ una mia responsabilita’”, ha detto Sessions. la difesa del procuratore e’ stata appassionata: Sessions ha ricordato con orgoglio i suoi trentacinque anni di carriera politica come rappresentante dell’Alabama. “insinuare che io possa aver partecipato a una qualunque forma di collusione, che io possa essere stato consapevole di un qualsiasi tentativo di collusione con il governo russo per danneggiare questo paese, che ho servito con orgoglio per 35 anni, o per minare l’integrita’ del nostro processo elettorale, e’ una menzogna sconvolgente e detestabile”, ha detto Sessions. La testimonianza del procuratore generale, ammettono i quotidiani Usa, conferma ancora uan volta come non esista alcuna prova a sostegno delle accuse di collusione tra la campagna di Trump e la Russia. La “Washington Post” e il “New York Times”, pero’, puntano l’indice contro Sessions per aver rifiutato di discutere i contenuti delle sue conversazioni private con Trump in merito al licenziamento di Comey. “E’ inappropriato, a mio giudizio, rispondere in merito a conversazioni private con il presidente, quando questi non abbia avuto l’opportunita’ di valutare i quesiti e decidere se approvare o meno le relative risposte”, ha dichiarato Sessions. secondo alcuni esperti legali, il procuratore si e’ fatto legittimamente scudo dell’autorita’ esecutiva per proteggere la confidenzialita’ delle sue conversazioni private con Trump; secondo altri, Sessions ha invocato il privilegio esecutivo in maniera inappropriata.

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Colombia, svolta nel processo di pace: le Farc consegnano il 60 per cento delle armi

14 giu 11:06 – (Agenzia Nova) – La giornata e’ storica, ma non sara’ l’ultima. La Colombia ha celebrato ieri la consegna agli uomini delle Nazioni Unite del 60 per cento delle armi in mano agli ex guerriglieri delle Farc (Fuerzas armadas revolucionarias de Colombia). Si tratta di un passo cruciale nel processo di pace che il governo del presidente Juan Manuel Santos ha attivato per mettere fine a oltre cinquanta anni di conflitto. La scena era stata preparata per cancellare, con una immagine concreta e risonante, mesi di ritardi e contrattempi che avevano raffreddato gli entusiasmi sulla felice conclusione degli accordi. “Il disarmo si puo’ vedere”, ha detto il presidente chiudendo un dibattito che comprendeva i timori delle Farc a dare l’immagine di una resa. “Con questo atto le Farc vogliono dire al paese che abbiamo girato pagina”, ha detto uno dei leader della guerriglia, Pablo Catatumbo. Le condizioni infelici del meteo hanno pero’ in parte rovinato la festa. L’appuntamento era in una delle zone di transizione allestite per permettere il passaggio dei guerriglieri alla vita civile, nella regione di Cauca, costa pacifica meridionale del paese, zona tra le piu’ colpite dal conflitto armato. La nebbia ha impedito che fossero presenti il capo di Stato e i due mediatori internazionali garanti della tappa: l’ex presidente uruguaiano Pepe Mujica e l’ex presidente del governo spagnolo Felipe Gonzalez. L’operazione si dovra’ completare la settimana prossima con la consegna del restante 40 per cento dell’arsenale, anche se per scrivere la parola fine all’intero processo occorrero’ ancora tempo. Non solo per portare a compimento il disarmo – ci sono da controllare i tanti magazzini disseminati nel paese, al riparo della abbondante selva che abbraccia il paese – ma anche per far rientrare i circa 7000 ex combattenti nel tessuto civile colombiano. Il calendario da’ tempo fino alla fine di agosto: a settembre le Farc potranno celebrare alla luce del sole un congresso con il quale proporsi come forza politica democratica in Colombia. Ma le incognite piu’ alta rimangono sul ruolo che i guerriglieri svolgeranno usciti dalla clandestinita’ – molti di loro si stanno formando per diventare scorte al servizio dello Stato – e sul grado di accettazione dell’altra parte del paese, quella che per decenni ha pianto sul sangue versato dalle azioni terroristiche.

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Spagna, mozione di sfiducia: i media assegnano il primo round a Rajoy

14 giu 11:06 – (Agenzia Nova) – Il grosso della stampa spagnola non sembra avere dubbi: il primo giorno di dibattito sulla sfiducia al governo ha finito per rafforzare Mariano Rajoy. Il presidente del governo spagnolo doveva rispondere alla relazione con cui il segretario generale di Podemos, Pablo Iglesias, chiedeva all’Aula di poter assumere l’incarico di guidare l’esecutivo. Ma il capo dell’esecutivo, segnalano i principali media nazionali, ha sempre tenuto in mano il pallino della discussione ribattendo colpo su colpo alle accuse mosse dal movimento antisistema. usando i poteri previsti dal regolamento parlamentare, Rajoy ha ribattuto tanto al discorso della portavoce del gruppo, Irene Montero, quanto a quello dello stesso Iglesias, “accettando di battersi in un intenso duello verbale nel quale”, scrive “El Pais” nel suo editoriale, “la sua abilita’ retorica” gli ha permesso “di imporsi con chiarezza”. Rajoy ha trasformato “la mozione di sfiducia in una mozione di fiducia, ha cercato di occupare il centro politico e si e’ proposto come ultima barriera democratica e istituzionale” dinanzi alle offensive “populiste” di Podemos. Il quotidiano progressista assegna pero’ a Iglesias un successo rilevante, quello di essersi accreditato come capofila dell’opposizione di sinistra, dinanzi ai socialisti del Psoe, chiusi in un “poco comprensibile” rispetto alla mozione contro l’esecutivo. In discussione c’e’ la strategia di Pedro Sanchez, eletto segretario alle ultime primarie, raramente elogiato sulle colonne de “El Pais”. Iglesias avrebbe potuto sbancare il governo se l’anno scorso, dopo le seconde elezioni finite in sostanziale pareggio, avesse accettato di governare con il Psoe. Non lo ha fatto, scrive il quotidiano “El Mundo”, perche’ vedeva vicino il sorpasso di Podemos sui socialisti, ma ha rischiato male perche’ nelle due ultime tornate elettorali il movimento ha perso un milione di voti. “Con questo punto di partenza, e’ chiaro che la mozione di Podemos e’ stata un atto propagandistico, una forma in piu’ di spettacolo, esattamente come questa formazione concepisce la politica”, si legge nell’editoriale. Podemos ha spinto l’acceleratore sulla corruzione che attraversa il Partido popular e sulla crisi economica “ma ha totalmente fallito quando si e’ trattato di offrire un programma di governo”. Posizioni che Rajoy ha voluto cristallizzare, esaltando “la figura di Iglesias rispetto a Sanchez, cosa che avvantaggia il governo”. Rajoy non improvvisa i suoi discorsi, assicura “Abc” ricostruendo gli ultimi giorni di lavoro frenetico del presidente, intento ad apportare abbondante materiale alle sue tesi. “fino all’ultimo momento non era confermato che Rajoy sarebbe intervenuto nel dibattito. Alla Moncloa si e’ tenuto il segreto per sorprendere Podemos”, segnala la testata.

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Regno Unito, Labour in assetto da campagna elettorale e pronto a governare

14 giu 11:06 – (Agenzia Nova) – Il leader del Labour del Regno Unito, Jeremy Corbyn, riferisce il quotidiano britannico “The Guardian”, parlando ieri alla Camera dei Comuni per la prima volta dopo le elezioni politiche, ha esortato i suoi deputati a sentirsi come “un governo in attesa” e ha annunciato una visita in almeno 65 collegi conservatori per prepararsi all’eventuale fallimento di un esecutivo ory di minoranza. Accolto dagli applausi, il leader laborista ha proclamato che la campagna per conquistare il potere “e’ gia’ iniziata” e che bisogna restare in assetto da competizione elettorale e mantenere quell’unita’ che ha garantito il risultato positivo nel voto della scorsa settimana. Dopo aver espresso soddisfazione per l’aumento dei voti, il piu’ consistente dal 1945, e dei seggi, per la prima volta dal 1997, e per i progressi in Scozia, Corbyn ha definito una “coalizione del caos” quella che il Partito conservatore sta negoziando col Partito unionista democratico (Dup) dell’Irlanda del Nord, citando le parole usate dalla premier, Theresa May, contro gli avversari progressisti. Nel caso in cui il tentativo fallisse, ha aggiunto, “il Labour resta pronto a offrire una leadership forte e stabile nell’interesse nazionale”, altra citazione della leader di Downing Street.

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Macron lascia aperta la porta dell’Ue al Regno Unito

14 giu 11:06 – (Agenzia Nova) – Il presidente della Francia, Emmanuel Macron, riferisce il “Financial Times”, incontrando a Parigi la premier del Regno Unito, Theresa May, ha detto che la porta dell’Unione Europea restera’ aperta fino al termine delle trattative per l’uscita. L’incontro al Palazzo dell’Eliseo aveva all’ordine del giorno il rafforzamento della cooperazione tra i due paesi contro il terrorismo e l’estremismo che lo alimenta, ma e’ stato dominato dalla questione della Brexit. Nella conferenza congiunta May non ha segnalato un ammorbidimento della sua linea, limitandosi a ribadire di voler “mantenere una stretta relazione e una stretta partnership con l’Ue e con i singoli Stati in futuro”; ha confermato, inoltre, che le trattative inizieranno la prossima settimana, nonostante la sua precaria posizione alla guida di un governo di minoranza e le pressioni all’interno dell’esecutivo per un approccio piu’ morbido e favorevole alle imprese, che includa la permanenza nell’unione doganale. Macron, come hanno fatto prima di lui la cancelliera della Germania, Angela Merkel, e il capo negoziatore della Commissione europea, Michel Barnier, ha auspicato che il negoziato inizi il piu’ presto possibile e “in un modo coordinato a livello europeo”. Il ministro tedesco delle Finanze, Wolfgang Shaeuble, ha dichiarato che l’Ue rispetta la decisione presa, ma che se il Regno Unito cambiasse idea troverebbe le porte aperte. Commentando quelle parole, Macron ha ribadito il concetto, sottolineando pero’ che tornare indietro diventerebbe piu’ difficile in un fase avanzata dei negoziati. Sul tema dell’antiterrorismo, Macron e May si sono impegnati a prendere provvedimenti affinche’ internet non sia “uno spazio sicuro per i terroristi e i criminali”: incoraggeranno le compagnie tecnologiche a fare di piu’ per rimuovere i contenuti nocivi, sviluppando strumenti per l’individuazione e la rimozione automatica, ed esploreranno la possibilita’ di introdurre obblighi legali e sanzioni per gli operatori.

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Incontro Macron-May, piano d’azione antiterrorismo e calendario della Brexit

14 giu 11:06 – (Agenzia Nova) – Il primo ministro britannico Theresa May ha effettuato ieri martedi’ 1 giugno a Parigi la sua prima visita diplomatica all’estero dopo il mancato successo alle elezioni in Gran Bretagna di giovedi’ scorso: un viaggio che e’ stato focalizzato sulla Brexit e sulla cooperazione europea in materia di lotta al terrorismo jihadista, come riferisce il quotidiano francese “Le Monde”; e in effetti nella conferenza stampa congiunta tenuta al palazzo dell’Eliseo con il presidente francese Emmanuel Macron, le questioni legate all’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea sono state le prime ad essere affrontate dai due leader. Ma davanti alla “porta aperta” evocata da Macron che, riecheggiando le parole dette in mattinata dal ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schauble, ha invitato la Gran Bretagna a ripensarci ed a restare nell’Ue, la premier britannica ha ribadito che “il calendario dei negoziati per la Brexit e’ confermato e le trattative inizieranno la prossima settimana”: nessun passo indietro dunque, “perche’ il popolo britannico ha votato per l’uscita dall’Ue”, ha detto la May; aggiungendo che l’obiettivo del processo negoziale sara’ quello di “servire gli interessi della Gran Bretagna e dei 27 paesi membri dell’Unione Europea”. Piu’ positivo il risultato dell’incontro, secondo il “Monde”, sull’altro grande tema che era in agenda, cioe’ la cooperazione in materia di lotta al terrorismo jihadista: il presidente Macron ha annunciato “un piano d’azione congiunto molto concreto, volto innanzitutto a rafforzare l’impegno e gli obblighi degli operatori internet per sopprimere i contenuti che promuovono l’odio ed il terrorismo sul web ed in tutti i media”; da parte sua la premier May ha sottolineato l’esigenza di “costringere giuridicamente le societa’ internet a ritirare questo tipo di contenuti, se non lo fanno spontaneamente”. I due leader francese e britannica hanno poi ripetuto la richiesta agli Stati Uniti, gia’ avanzata nel G7 di Taormina, di poter avere “un maggior accesso ai dati digitali” raccolti dai giganti statunitensi del web “per raccogliere prove nelle inchieste anti-terrorismo” o prevenire le mosse delle reti jihadiste.

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Germania, esportazioni Difesa in calo nell’ultimo anno, ma aumenta export armi da guerra

14 giu 11:06 – (Agenzia Nova) – Le esportazioni tedesche nel settore della Difesa sono calate nell’arco dell’ultimo anno, stando ai dati ufficiali del governo tedesco ripresi dal settimanale “Spiegel”. Nel 2016 il governo federale ha autorizzato l’esportazione di merce militare per 6,85 miliardi di euro, un miliardo in meno rispetto ai 7, 86 miliardi del 2015. Il dato, tuttavia, non tiene conto delle armi di piccolo calibro e le armi da guerra. La legislazione in vigore, infatti, traccia una distinzione tra armi da guerra vere e proprie e sistemi ed equipaggiamenti di diverso tipo, come dispositivi di mira o elmetti. Secondo il rapporto sulle esportazioni nel settore, che verra’ discusso oggi in parlamento, nel 2016 sono state esportate armi da guerra per un totale di circa 2,5 miliardi di euro, un miliardo in piu’ rispetto al 2015. In particolare, il 90 per cento delle esportazioni e’ andato a tre paesi: Algeria (887,6 milioni), Qatar (790,5 milioni) e Corea del Sud (356,5 milioni). In aumento anche la vendita di armi leggere. Il valore complessivo dei permessi e’ pari a 46,9 milioni di euro – circa 15 milioni di euro in piu’ rispetto al 2015. Di questi 2,8 milioni dono andati al governo regionale del Kurdistan iracheno, impegnato della lotta al gruppo dello Stato islamico. In generale le esportazioni sono in calo anche nell’anno corrente. Nei primi quattro mesi del 2017 sono state approvate esportazioni per un valore di 2,42 miliardi di euro. Nello stesso periodo del 2016, il governo federale aveva dato il via libera a consegne del valore di 3,3 miliardi di euro.

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Germania, Schulz critica Merkel: “il tappeto rosso non basta”

14 giu 11:06 – (Agenzia Nova) – Il candidato cancelliere dell’Spd, Martin Schulz, ha rimproverato al cancelliere tedesco in carica Angela Merkel di non avere contenuti concreti da offrire agli elettori. “Tacere pensando che questo sia un buon programma o fare la propria comparsa sul tappeto rosso degli eventi internazionali non basta”, ha detto Schulz durante una conferenza dell’Spd al forum economico di Berlino. La strategia dell’Unione di evitare un confronto diretto con gli oppositori politici questa volta non funzionera’, ha detto il candidato dei socialdemocratici. L’Spd, dato come sfavorito nei sondaggi sulle elezioni di settembre, ultimera’ il suo programma elettorale durante un congresso di partito a Dortmund il prossimo 25 giugno. Secondo un recente sondaggio l’Unione si attesta al 38 per cento nelle preferenze degli elettori, mentre la Spd resta al 24 per cento. La Fdp guadagna un punto percentuale e sale al 9 per cento, seguita da Verdi e Linke (8 per cento) e Afd (7 per cento). La Merkel si conferma favorita alle elezioni di settembre con il 53 per cento delle preferenze, contro il 24 per cento andato al candidato dell’Spd.

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Migranti, l’Europa di fronte ad una nuova sfida venuta dall’Africa

14 giu 11:06 – (Agenzia Nova) – Il quotidiano conservatore francese “Le Figaro” nella sua edizione di oggi mercoledi’ 14 giugno pubblica uno speciale di diverse pagine dedicato alla sfida posta all’Europa dalla questione dei flussi migratori provenienti dall’Africa: dopo aver esposto in un articolo-dossier gli allarmanti dati del fenomeno migratorio che in maniera crescente ha investito il Continente europeo negli ultimi 2-3 anni, il giornale riassume le varie iniziative che l’Unione Europea sta tentando di prendere per arginarlo. Alcuni reportage sono dedicati alla drammatica situazione che si e’ venuta a creare a Mentone, alla frontiera franco-italiana, ed agli sforzi di solidarieta’ nei confronti dei migranti messi in campo da un numero crescente di cittadini francesi anche aldifuori delle organizzazioni umanitarie. Tra gli articoli pubblicati, diversi riguardano direttamente l’Italia, il principale paese di sbarco dei nuovi arrivati. Un reportage a firma di Richard Heuze’ in particolare fornisce i numeri dell’impressionante flusso di migranti registrato quest’anno sulle coste dell’Italia e descrive gli sforzi delle autorita’ italiane per canalizzare l’afflusso di nuovi arrivati ed organizzarne l’accoglienza. Mentre un altro articolo riferisce come la sindaca di Roma Virginia Raggi, appartenente al populista Movimento 5 stelle, ieri mercoledi’ 13 giugno abbia reso noto di aver chiesto al governo una “moratoria dell’arrivo di nuovi migranti” nella capitale italiana, ritenendo rischiosa la creazione di nuove strutture di accoglienza: “Roma e’ sottoposta ad una forte pressione migratoria, non si pua’ continuare cosi'”, ha scritto la 38enne Raggi sul suo account Facebook, spiegando di aver inviato una lettera al prefetto della capitale “perche’ chieda al ministero dell’Interno una moratoria all’arrivo di nuovi migranti nella citta’”.

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