Futuri digitali, l’UE recupera gran parte del gap con gli USA. Il Rapporto BEI
Scarica il Rapporto “Digitalisation in Europe 2022-2023: Evidence from the EIB Investment Survey”
Oltre alla transizione energetica ed ecologica, tutti i Paesi dell’Unione europea devono affrontare e portare avanti rapidamente anche un’altra transizione chiave, quella digitale. Inizialmente definita “trasformazione digitale”, questa fase transitoria di innovazione aziendale, investimenti in tecnologie digitali ed informatiche avanzate e acquisizione di nuove competenze, è fondamentale per aumentare i livelli di competitività e di crescita, soprattutto sui mercati globali sempre più complessi.
Il nuovo rapporto pubblicato dalla Banca europea per gli investimenti (BEI), dal titolo “La Digitalizzazione in Europa tra il 2022 e il 2023: dati emersi dall’Indagine della BEI sugli investimenti”, ha illustrato questa transizione, stimando che durante il 2022 oltre la metà delle imprese dell’UE (53%) ha attuato misure per rafforzare la presenza digitale, come ad esempio l’offerta di prodotti online.
Non solo, in termini di innovazione tecnologica, l’UE è riuscita in breve tempo a ridurre il divario con gli Stati Uniti, adottando tecnologie digitali avanzate. Sostanzialmente, negli ultimi quattro anni il divario si è costantemente assottigliato.
Secondo i dati BEI, infatti, il 69% delle imprese europee ha implementato le tecnologie digitali nel 2022 – come la robotica avanzata, l’analisi dei big data e l’intelligenza artificiale (IA) – rispetto al 71% delle omologhe statunitensi.
Focus Italia su infrastrutture digitali, big data e IA
Ovviamente, ci sono enormi differenze tra imprese di diverse dimensioni e anche tra i singoli Paesi. Ad esempio, solo il 30% delle microimprese dell’UE ha dato priorità alla digitalizzazione, rispetto al 62% delle grandi imprese.
All’interno dello studio c’è anche il focus sull’Italia, che mostra risultati convincenti in termini generali, ma nello specifico per quel che riguarda le tecnologie più avanzate anche forti ritardi.
Secondo il Rapporto BEI, il 54% delle imprese in Italia ha sviluppato infrastrutture digitali (platforms) contro il 49% della media UE.
Nello stesso tempo, solo il 19% delle imprese italiane utilizza soluzioni big data e di intelligenza artificiale, rispetto ad una media UE del 29%.
Vigliotti (BEI): “Italia economia solida, ma deve investire di più nel digitale”
“La digitalizzazione rappresenta una sfida fondamentale per l’Unione europea nel suo percorso verso l’innovazione e la competitività globale. È solo attraverso un impegno congiunto e una visione strategica che potremo colmare il divario con gli Stati Uniti e rendere l’Unione europea una forza trainante nell’innovazione digitale”, ha commentato Gelsomina Vigliotti, Vicepresidente BEI.
“In questo contesto – ha proseguito Vigliotti – l’Italia svolge un ruolo fondamentale. Il paese ha un’economia solida e un settore manifatturiero di grande rilievo, ma deve aumentare gli investimenti nella digitalizzazione per sfruttare appieno le opportunità offerte dalle nuove tecnologie per stimolare la crescita economica, creare posti di lavoro di alta qualità e favorire lo sviluppo di un ecosistema innovativo”.
Chi investe nel digitale è più incline anche a spendere in soluzione di contrasto ai cambiamenti climatici
Tornando alle altre transizioni in corso, si è dimostrato ampiamente il rapporto di stretta interconnessione tra digitale e decarbonizzazione.
Ovviamente anche l’Information & communication technology (ICT) e il digitale sono causa di emissioni di gas serra, soprattutto a monte, ma se integrate correttamente nel sistema economico e industriale, ecco che diventano formidabili strumenti di abbattimento del volume totale di CO2 e altri inquinanti.
Stando al Report, le imprese digitalmente avanzate sono più inclini a investire in soluzioni di contenimento dei cambiamenti climatici: “il 57% di queste realtà ha già investito in tali misure rispetto al 43% delle imprese non digitali. Questi risultati sottolineano il potenziale che offre la digitalizzazione nel favorire il passaggio verso un’economia più sostenibile”.