Battisti, “entro ed esco dal Brasile quando voglio” nonostante le “manovre per rimandarmi in Italia”
10 ott 11:06 – (Agenzia Nova) – L’ex terrorista Cesare Battisti e’ tornato nella citta’ brasiliana di Canane’ia, piccolo insediamento sulla costa dello stato di San Paolo, dove e’ ospite a casa di amici. Appena rientrato, Battisti ha rilasciato un’intervista con un’affiliata della televisione brasiliana Rede Globo. “E’ stata una trappola”, ha dichiarato Battisti, riferendosi al suo recente arresto al confine tra Brasile e Bolivia. “Stavamo andando a pescare, io, Vanderlei e Paulinho. Ci saremmo recati in un centro commerciale per acquistare prodotti in cuoio, vini e attrezzature da pesca. Tutto questo la polizia lo sapeva, lo avevamo dichiarato. E per questo motivo erano gia’ pronti ad arrestarci”, ha dichiarato Battisti. L’ex membro dei Proletari armati per il comunismo (Pac) continua, spiegando che non stava fuggendo, perche’ ha il totale diritto di lasciare il Brasile ogni volta che vuole. “Sono un immigrato con un visto permanente in Brasile. Posso lasciare questo paese ogni volta che voglio e quando voglio. Ho gli stessi diritti di un cittadino brasiliano. Non sono un rifugiato. Sono un immigrato”. “Da costa starei scappando? L’unico paese in cui sono protetto e’ qui. Non conosco nessuno in Bolivia. Il decreto di Lula [che ha concesso lo status di rifugiato politico] non puo’ essere revocato, e dopo cinque anni e’ scaduto il termine per revocarlo. E’ prescritto tutto, non c’e’ modo. Se pensano di mandarmi in Italia, sara’ illegale”, ha spiegato Battisti. “Siamo stati fermati per la prima volta a 200 km dalla frontiera. Ci siamo rimasti a lungo. L’auto e’ stata quasi smantellata. Abbiamo continuato il viaggio. Ci aspettavano. E avevano pessime intenzioni. Gente veramente dissimulata. Che rideva. Era tutto molto strano. La nostra impressione e’ che fosse tutto ben organizzato, che ci stessero gia’ aspettando”, ha dichiarato Battisti. L’ex membro dei Pac ha anche parlato dei soldi che sono stati trovati in suo possesso, e che hanno provocato l’arresto. “Eravamo tre persone, e i soldi non erano solo miei. I soldi erano di tutti e tre. La loro intenzione e’ stata quella di forgiare un delitto. E’ stato molto brutto. Sono rimasto nella caserma della polizia per tre giorni. Era impossibile stare in quel posto. Una cella senza luce, con il pavimento sporco e puzzolente. Mi hanno preso tutto. Sono riuscito ad ottenere solo un asciugamano alla fine. Mi hanno provocato. Loro (i poliziotti) erano in una sorta di euforia. Quando e’ arrivato l’habeas corpus sembrava un funerale. Tutti con il muso lungo”. Battisti ha spiegato che ora dovra’ rimanere sulla costa di San Paolo. “Sono ospite nella casa di un amico. Mi stanno aiutando molto. Sto costruendo una piccola casa a Canane’ia, ma dovro’ aspettare. Nonostante alcune strane manovre per rimandarmi in Italia”, ha concluso.
© Agenzia Nova – Riproduzione riservata
Usa, direttore Epa Pruitt pronto a smantellare il piano anti emissioni dell’ex presidente Obama
10 ott 11:06 – (Agenzia Nova) – L’amministrazione del presidente Donald Trump ha annunciato oggi, 9 ottobre, l’intenzione di smantellare il Clean Power Plan, il provvedimento dell’ex presidente Barack Obama volto a contenere le emissioni di gas serra delle centrali elettriche a carbone. Lo riferisce il quotidiano statunitense “Washington Post”. “La guerra al carbone e’ finita” secondo quanto ha dichiarato il direttore dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente Scott Pruitt oggi ad Hazard in Kentucky. Domani, Pruitt ha annunciato che firmera’ il provvedimento per ritirare la legge. In linea con la promessa elettorale di Trump – ricorda il quotidiano – l’annuncio di oggi e’ un ulteriore atto di allontanamento dalle misure stabilite dall’accordo sul clima di Parigi che l’amministrazione ha sempre sostenuto di voler abbandonare. Tra le motivazioni presentate da Pruitt, un risparmio di 33 miliardi di dollari per il paese e la confutazione dei benefici per la salute che il Clean Power Plan sosteneva. La “Washington Post” ricorda che negli Stati Uniti le centrali elettriche a gas e a carbone sono responsabili di un terzo delle emissioni di anidride carbonica e che la legge di Obama del 2015 mirava a ridurre del 32 per cento tali emissioni entro il 2030. Gruppi ambientalisti e diversi stati Usa, che hanno gia’ implementato politiche ambientali ed energetiche avanzate, intendono dare battaglia nelle corti federali contestando le motivazioni scientifiche ed economiche della decisione. I gruppi industriali, invece, accolgono positivamente l’iniziativa. Ma la procedura per smantellare la legge, sostiene il quotidiano, prevedrebbe molti passaggi e un provvedimento che la sostituisca potrebbe non veder la luce entro la fine del mandato di Trump, nel 2020.
© Agenzia Nova – Riproduzione riservata
Usa, leader dei Democratici alla Camera Nancy Pelosi annuncia ostruzionismo per proteggere i “dreamer”
10 ott 11:06 – (Agenzia Nova) – Nancy Pelosi, leader Partito democratico statunitense alla Camera dei rappresentanti, ha definito “totalmente inefficace” la linea dura sul fronte dell’immigrazione annunciata dal presidente Donald Trump. Lo riferisce il quotidiano Usa “Washington Post”, aggiungendo che Pelosi in occasione della riunione del suo partito alla Camera potrebbe decidere di negare il sostegno a futuri provvedimenti economici se il Congresso non raggiungera’ un accordo per “proteggere dalle espulsioni” i cosiddetti ‘dreamer’. Si tratta di almeno 800 mila immigrati irregolari arrivati negli Stati Uniti da piccoli che l’ex presidente Barack Obama voleva integrare con il programma Deferred action for childhood arrivals (Daca), una serie di misure accompagnate da permessi di soggiorno e di lavoro biennali per consentire loro di uscire allo scoperto e contribuire attivamente alla societa’. Le linee generali della riforma di Trump sulle immigrazioni rappresentano – sostiene il “Washington Post” – un giro di vite nella lotta all’immigrazione illegale e preannunciano forti scontri al Congresso. Il provvedimento, infatti, deve essere alla firma del capo della Casa bianca tra sei mesi. Il quotidiano Usa riferisce che i democratici alla Camera sono alla ricerca del sostegno di membri del Partito repubblicano per far passare una misura che garantisca, a chi ne ha diritto, il riconoscimento legale della presenza nel paese per arrivare poi ad un percorso verso la cittadinanza. Pelosi avrebbe avuto recentemente un incontro con Trump che lascerebbe pensare che lo stesso presidente non sia convinto della riforma. Ma, ricorda il quotidiano, all’interno del Partito democratico manca unita’ di vedute su quale soluzione alternativa proporre.
© Agenzia Nova – Riproduzione riservata
Crisi catalana, le indicazioni del movimento indipendentista: generare conflitto e instabilita’ politica
10 ott 11:06 – (Agenzia Nova) – La Guardia Civil spagnola ha sequestrato un documento non datato che stabilisce un percorso, progettato da Junts Pel Yes (“Uniti per il si'”, il movimento indipendentista catalano), dalle elezioni del 2015 a oggi. Il percorso, reso noto ieri dal quotidiano spagnolo “El Pais”, prevedeva “un conflitto democratico con un ampio sostegno pubblico, finalizzato a generare instabilita’ politica ed economica per costringere lo Stato ad accettare la negoziazione sulla secessione della Catalogna”. “I capi politici e dei Mossos sono totalmente coinvolti nel processo separatista” si legge nella relazione. Il piano prevede la formazione di un comitato strategico esecutivo, composto dal presidente della Generalitat, dal vice presidente e da membri dei gruppi parlamentari indipendenti con l’obiettivo di formare un nuovo parlamento indipendente. Il documento prevede inoltre, a pagina 41, un calendario con tempistiche ben definite secondo il quale il governo indipendente dovrebbe essere formato entro il mese di settembre del 2022. Stabiliti inoltre tre obiettivi principali: generare l’adesione della maggioranza, ispirare fiducia e operare con garanzie. “Soddisfare questi tre obiettivi e’ essenziale per affrontare l’intero processo con garanzie minime di successo”, continua il documento in cui si chiarisce che “una dichiarazione di indipendenza che non contempli questi tre obiettivi renderebbe il processo poco attraente agli occhi della comunita’ internazionale”.
© Agenzia Nova – Riproduzione riservata
Regno Unito, agricoltori rischiano di vedere dimezzati guadagni dopo Brexit
10 ott 11:06 – (Agenzia Nova) – Gli introiti degli agricoltori e degli allevatori britannici potrebbero dimezzarsi dopo l’uscita del paese dall’Unione europea, a meno che Londra non stipuli con l’Unione un accordo di libero scambio. E’ quanto emerge da un rapporto del Consiglio per l’agricoltura e l’orticoltura (Ahdb), ripreso dal “Financial Times”, che invita gli agricoltori ad aumentare la loro produzione in previsione dell’uscita dall’Ue. Secondo le previsioni i guadagni dell’agricoltore britannico medio crolleranno dalle attuali 38 mila sterline l’anno a 15 mila sterline nel caso in cui il Regno Unito dovesse aprire le porte a produttori a basso costo. Nello scenario in cui invece il paese dovesse decidere di innalzare barriere protezionistiche i ricavi si ridurrebbero a 20 mila sterline l’anno. Tuttavia, se il Regno Unito riuscisse a negoziare un accordo di libero scambio con l’Ue, le entrate medie degli agricoltori potrebbero aumentare a 41 mila sterline, in quanto un incremento delle spese farebbe salire i costi delle importazioni e, di conseguenza, i prezzi che i produttori possono richiedere per il loro prodotti. “Le possibilita’ opposte di erigere barriere protezionistiche o aprire alla competizione a basso costo da tutto il mondo sono una brutta notizia per gli agricoltori britannici”, ha detto Phil Bicknell, capo del dipartimento di marketing intelligence presso l’Ahdb. Secondo lo studio, che verra’ pubblicato domani, i produttori di latticini vedranno aumentare i loro guadagni dopo la Brexit in caso di accordo di libero scambio con l’Ue o con l’introduzione di barriere protezionistiche, in quanto l’aumento dei costi potrebbe essere trasferito sul consumatore. Ma se il paese dovesse aprire unilateralmente ai produttori a basso costo i guadagni potrebbero diminuire in modo drastico. Stesso discorso per coloro che dipendono dalle esportazioni, come gli allevatori di pecore e bovini, i quali pero’ pagherebbero anche le conseguenze dell’introduzione di barriere protezionistiche. Nei tre diversi scenari, si legge nello studio, gli agricoltori e gli allevatori piu’ avvantaggiati saranno quelli che producono di piu’.
© Agenzia Nova – Riproduzione riservata
Regno Unito, May chiede di prepararsi all’uscita dall’Unione senza un accordo
10 ott 11:06 – (Agenzia Nova) – Theresa May ha messo in guardia i cittadini britannici, dicendo loro di prepararsi all’uscita dal Regno Unito senza un accordo. Mentre le speranze di un’intesa sembrano svanire in patria e all’estero, il primo ministro – per la prima volta – ha presentato dettagliate “misure per ridurre al minimo” i disagi nel giorno della Brexit nel 2019. Queste comprendono piani per la costruzione di grandi parchi per autocarri, per fare fronte ai nuovi controlli doganali ed evitare di intasare i porti. L’annuncio arriva dopo l’ammissione che lo stallo dei negoziati potrebbe prolungarsi per un altro anno prima di arrivare a un punto di svolta. “Credo sia nell’interesse di tutti fare in modo che i negoziati abbiano successo, ma e’ responsabilita’ di questo governo essere pronti per ogni eventualita’ e questo e’ esattamente cio’ che stiamo facendo”, ha detto May parlando ai deputati. La normativa prevista per i regimi doganali illustra le condizioni che verranno richieste nel caso di un mancato accordo con l’Ue. “I commercianti che attualmente commerciano solo con l’Ue saranno soggetti a dichiarazioni e controlli doganali per la prima volta – ha dichiarato il primo ministro -. L’impatto sara’ probabilmente maggiore per le merci che viaggiano su veicoli. Sarebbe meglio evitare di trattenere i mezzi nei porti nell’attesa di mostrare le merci alle dogane per l’esportazione. Questa procedura avra’ luogo per quanto possibile nell’entroterra, mentre al porto ci sara’ un mezzo per confermare che le merci sono uscite dal Regno Unito”. Un disegno di legge garantira’ che “il Regno Unito possa addebitare un dazio doganale sulle merci (anche sulle merci importate dall’Ue)”, ha aggiunto il primo ministro. A Bruxelles, nel frattempo, sono state respinte le dichiarazioni di May, secondo cui il paese non acconsentira’ ad ulteriori compromessi nei negoziati. “Finora non c’e’ ancora stata soluzione riguardo il primo punto ovvero le procedure del divorzio. Quello che accadra’ in seguito e’ nelle mani del Regno Unito”, ha dichiarato Margaritis Schinas, portavoce della Commissione europea.
© Agenzia Nova – Riproduzione riservata
Francia, previsto per oggi sciopero dei dipendenti pubblici
10 ott 11:06 – (Agenzia Nova) – Ampio spazio su “Le Figaro”, “Les Echos” e “Libe’ration” allo sciopero dei dipendenti pubblici indetto per oggi. Per la prima volta dopo dieci anni, 9 sigle sindacali sfileranno fianco a fianco per protestare contro le misure previste dal governo nella legge finanziaria. La mobilizzazione riguardera’ i settori dei trasporti e dell’istruzione, insieme al personale ospedaliero e delle telecomunicazioni. Secondo gli organizzatori la mobilizzazione dovrebbe essere maggiore rispetto a quelle degli ultimi mesi. Il “Figaro” parla di un test “serio” per l’esecutivo, mentre “Liberation” sottolinea l’importanza di questa giornata per i sindacati, che dopo gli attriti dell’ultimo si dovranno mostrare uniti per riacquistare credibilita’. “Les Echos”, invece, evoca un probabile “effetto boomerang” per Emmanuel Macron, che durante la campagna elettorale aveva promesso un “maggiore riconoscimento” e “una remunerazione piu’ giusta” per i dipendenti pubblici. I manifestanti scenderanno nelle strade di tutto il paese per richiedere un aumento del potere d’acquisto, maggiori garanzie in tema di protezione sociale e la riduzione di dei tagli previsti al personale.
© Agenzia Nova – Riproduzione riservata
Francia, deludono le misure anti-inquinamento di Parigi
10 ott 11:06 – (Agenzia Nova) – “Le Figaro” giudica “deludente” il bilancio delle misure anti-inquinamento prese dal sindaco di Parigi, Anne Hidalgo. Dopo l’imponente progetto di pedonalizzazione che ha interessato diverse zone della capitale, prima fra tutte quella del lungo-Senna, la qualita’ dell’aria non e’ migliorata. Il quotidiano prende in considerazione i dati pubblicati da Airparif, che ha condotto uno studio sulla qualita’ dell’aria nella capitale nel corso dell’ultimo anno. Mentre il centro di Parigi e alcune parti lungo la Senna hanno registrato un miglioramento, la situazione e’ peggiorata in altre zone. Nel rapporto si legge che le misure adottate non hanno avuto “nessun impatto significativo” in termini di diminuzione dell’inquinamento. Dal canto suo, il comune di Parigi si mostra soddisfatto, affermando che “la pedonalizzazione ha creato uno spazio di respirazione nel centro della citta’” e che il tasso di inquinamento e’ calato. Il rapporto parla poi delle ripercussioni che ci sono state sul traffico delle zone fuori citta’, con un aumento considerevole del diossido di azoto in diverse aree periferiche.
© Agenzia Nova – Riproduzione riservata
Germania, l’Unione di centrodestra trova un accordo sui richiedenti asilo
10 ott 11:06 – (Agenzia Nova) – Dopo dieci ore di discussione fra il cancelliere Angela Merkel (Cdu) e il presidente della Csu Horst Seehofer, i cristiano-democratici (Cdu) e i cristiano-sociali (Csu) tedeschi hanno trovato un accordo comune sulla politica in materia di immigrazione e rifugiati. L’accordo prevede un limite massimo annuo di 200 mila persone da accogliere per motivi umanitari e per ricongiungimenti familiari. Di questo numero non fanno parte i cittadini e lavoratori provenienti dall’Unione europea (Ue). Fra i punti principali del documento scaturito dalla discussione ci sono la fuga per cause di terrorismo, la cooperazione con i Paesi di origine e di transito modellata sull’accordo tra Ue e Turchia, la protezione delle frontiere esterne della Ue, mantenendo inizialmente i controlli a quelle nazionali, procedure congiunte in ambito europeo in materia di asilo e di rimpatri forzati, riforma del sistema comune europeo di asilo (Geas) e di quello di Dublino, e infine l’allargamento dei Paesi considerati sicuri (in particolare Marocco, Algeria e Tunisia). L’accordo prevede inoltre un adeguamento verso l’alto o verso il basso della cifra concordata a seconda delle emergenze o esigenze del momento, si legge nel documento. Ora sara’ pertanto possibile procedere ai colloqui per la formazione di una coalizione di governo con i Verdi e i Liberali (Fdp). Soddisfatti del compromesso raggiunto si sono detti il leader del gruppo regionale della Csu, Alexander Dobrindt e il segretario generale del partito bavarese Andreas Scheuer che ha parlato di “un buon giorno per l’Unione e per la Germania”.
© Agenzia Nova – Riproduzione riservata
Italia, il boom delle pmi in Borsa
10 ott 11:06 – (Agenzia Nova) – La Borsa italiana sta vivendo un autentico boom nel segmento del mercato azionario per le piccole e medie imprese. Il volume medio giornaliero e’ aumentato nel corso del primo semestre del 654 per cento. Dietro tale boom c’e’ il “Pir”, ossia il Piano individuale di risparmio del ministero delle Finanze, il cui successo non era stato previsto in questi termini neanche dal ministro Pier Carlo Padoan. Il Pir, introdotto con la legge finanziaria del 2017, prevede che gli investitori debbano pagare solo un centesimo di tasse sui loro profitti, a condizione che investano almeno per cinque anni. Inoltre le regole prevedono che almeno il 70 per cento del totale dei fondi sia investito in azioni di societa’ operanti in Italia e il 30 per cento di queste non deve essere fra i maggiori titoli dell’indice Mib di Milano. L’obiettivo del Pir dovrebbe essere quello di rafforzare la classe media, il motore economico d’Italia, spingendo la crescita. A causa del debito pubblico, non ci sono abbastanza soldi per gli investimenti. Le banche in difficolta’ hanno ridotto il loro credito in modo drammatico, le aziende investono poco e non assumono. I giovani si allontanano in massa dall’Italia, e la produttivita’ e competitivita’ stagnano, scrive la “Sueddeutsche Zeitung”, che parla di “un gatto che si morde la coda da anni”. L’azionario italiano e’ ancora poco sviluppato rispetto alla gran parte delle altre economie avanzate: A Milano ci sono in listino solo 334 aziende il cui valore di mercato e’ pari al 37 per cento della produzione economica. In confronto in Francia e’ al 74 per cento. Le attivita’ finanziarie degli italiani ammontano a 4 mila miliardi di euro, il doppio del debito nazionale. E le banche hanno ridotto i loro prestiti negli ultimi cinque anni a 200 miliardi di euro. Nei primi 6 mesi il Pir ha accumulato 5,3 miliardi di fondi, di cui 1 miliardo e’ andato alle medie imprese. Entro la fine dell’anno forse si arrivera’ ai 10 miliardi. Tuttavia le opzioni di investimento sono ancora troppo ridotte. Il mercato delle piccole imprese italiane quotate e’ estremamente ristretto. Le 40 aziende che compongono l’Indice Ftse Mib standard rappresentano quasi l’80 per cento della capitalizzazione di mercato. Un successo duraturo della strategia Pir, scrive il quotidiano tedesco, richiede quindi un cambiamento culturale per l’economia italiana.
© Agenzia Nova – Riproduzione riservata