I luoghi dell’intelligenza artificiale
Le città hanno sempre rappresentato lo scenario migliore per studiare il cambiamento e valutare l’impatto dell’innovazione sulla vita delle persone. Lo sono state un tempo, a maggior ragione lo sono oggi per via dell’elevato numero di cittadini che hanno scelto di vivere in aree intensamente urbanizzate.
Non è diverso per l’utilizzo di tecnologie dirompenti come l’intelligenza artificiale, che l’Unione europea (Ue) sta cercando di regolamentare, con una proposta di Regolamento avanzata dalla Commissione europea che mira a stabilire norme armonizzate in materia di intelligenza artificiale e ad istituire un quadro di riferimento legale volto a normare il nascente mercato europeo di questa tecnologia.
C’è da stabilire quindi in che modo si utilizzerà questa tecnologia, con quali limiti e per quali finalità, in un quadro di regole e leggi che da un lato favoriscano il suo utilizzo e dall’altro ne evidenzino i limiti giuridici, per la salvaguardia dei diritti fondamentali dell’uomo, quali la dignità, la libertà, l’uguaglianza, il diritto a non essere discriminati, ma anche per la protezione dei dati, della salute e più in generale in termini di sicurezza nel suo significato più ampio.
La lega delle città
In questo scenario in rapida evoluzione, in cui tutti gli attori in campo vogliono dire la loro, anche le città hanno deciso di intervenire, imponendosi appunto come luoghi di principale utilizzo dell’IA e di altre tecnologie connesse.
Esempio ne sono Londra, Barcellona e Amsterdam in Europa che hanno aderito al progetto “Urban AI Observatory”, a cui partecipa anche New York, secondo quanto riportato da politico.eu, con lo scopo di far nascere una voce comune tra tutte le grandi città del mondo che già utilizzano o presto la faranno soluzioni di intelligenza artificiale.
Soluzioni che saranno sempre più impiegate in luoghi pubblici come supermercati, stazioni della metropolitana e dei treni, scuole, edifici pubblici, strutture ospedaliere e sanitarie, che si concentrano principalmente in città.
Motivo per cui le amministrazioni cittadine hanno deciso di dire la loro sul nuovo Regolamento dell’Ue, ad esempio sulle regole relative al riconoscimento facciale, le tecnologie biometriche in generale o la sorveglianza di massa.
La necessità di governare l’innovazione
“Vogliamo un divieto assoluto di impiego di queste applicazioni dell’IA, almeno fino a quando non avremo la certezza che questi sistemi rispettino pienamente i diritti fondamentali dell’uomo”, ha dichiarato in un’intervista il vicesindaco di Barcellona, Laia Bonet.
“Le città si uniscono per contribuire al raggiungimento di una migliore legislazione nazionale sul tema dell’intelligenza artificiale, cosa che non sempre ci è stato possibile fare”, ha aggiunto il Chief Digital Officer di Londra Theo Blackwell.
“Dobbiamo lavorare di più con le altre città per capire quali sono i vantaggi e quali i rischi maggiori nell’utilizzo di questa tecnologia”, ha invece affermato Aik van Eemeren, assistente del Chief technology officer di Amsterdam.
Le prime esperienze sull’applicazione dell’IA d’altronde si hanno proprio nelle città, è qui che si evidenziano problemi, criticità ed errori, oppure che se ne valutano i benefici.
Non si tratta di opporsi all’innovazione, ma di saperla governare in nome dei principi etici che sono alla base delle nostre società democratiche e del diritto.