Sempre più aspra la polemica fra Mise e Tim sui bandi Infratel per la banda ultralarga. Dopo l’attacco a Tim di venerdì scorso da parte del ministro alla Coesione Territoriale e del Mezzogiorno Claudio De Vincenti e del sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli, proseguito con due interviste a Corriere della Sera e Repubblica di sabato, ieri è stata la volta del ministro per lo Sviluppo Economico Carlo Calenda, che convocherà ufficialmente a breve Tim per discutere in maniera diretta, faccia a faccia con i vertici, i suoi progetti autonomi di upgrade della rete in rame annunciati dal gruppo Tlc anche nelle aree bianche e grigie oggetto delle gare Infratel, che possono contare su fondi pubblici per 3 miliardi di euro.
Calenda: Governo non vuole ostacolare Tim
Il Mise precisa nella nota che “Il Governo italiano non ha ovviamente alcuna intenzione di impedire o ostacolare investimenti di Tim che risultino compatibili con gli impegni legali assunti e la normativa comunitaria di riferimento. Qualora invece mancassero questi presupposti il Governo agirà, com’è doveroso, per tutelare l’interesse pubblico. Per quanto riguarda invece il terzo bando (Sicilia, Sardegna e Puglia ndr), non ancora pubblicato, riapriremo la consultazione per dare la possibilità a tutti gli operatori, secondo quanto previsto dalla Commissione europea, di comunicare nei modi e nei tempi corretti eventuali modifiche ai loro piani di investimento”.
L’intervento del Mise arriva dopo che l’amministratore delegato di Tim Flavio Cattaneo, domenica in un’intervista a Repubblica, ha detto che “i nostri investimenti sono già iniziati, li abbiamo ampiamente segnalati nel rispetto dei tempi e in conformità con la legge”, aggiungendo che gli investimenti in questione continueranno.
La realizzazione di una rete a banda ultralarga in tutte le aree del paese, anche quelle periferiche, è una priorità del Governo, che l’anno scorso ha chiamato in causa Enel per farsi carico delle infrastrutture nelle aree a fallimento di mercato e sbloccare l’impasse della fibra nelle aree bianche.
Tim ha partecipato al primo bando Infratel, vinto a mani basse da Open Fiber nonostante i ricorsi avanzati da Tim e altri operatori, fra cui Fastweb e Eolo, contro i criteri di assegnazione della gara. Ricorsi per ora tutti respinti.
Tim, ma anche Fastweb, hanno quindi deciso di non partecipare al secondo bando di gara in via di assegnazione ufficiale sempre a Open Fiber. Nel frattempo, Tim ha annunciato un progetto alternativo di upgrade della sua rete nelle aree oggetto delle gare pubbliche, suscitando così le rimostranze del Governo.
La ricostruzione del Mise
“Il piano banda ultra larga è partito da un’ampia consultazione con gli operatori al fine di verificare dove era necessario l’intervento dello Stato e dove invece gli operatori avevano piani di investimento, per evitare dispersione di risorse pubbliche e concentrarle nelle aree a fallimento di mercato, le così dette aree bianche – prosegue la nota del Mise – Al termine della consultazione tutti gli operatori hanno comunicato con dichiarazione formale e vincolante di non essere interessati a investire nelle aree bianche identificate, mappate e sottoposte alla consultazione. La commissione europea ha conseguentemente approvato il piano di intervento il 30 giugno 2016”.
“La commissione ha altresì disposto nella propria decisione che eventuali modifiche delle intenzioni degli investitori potevano essere prese in considerazione per le aree non ancora interessate dai bandi – prosegue il Mise – Nel primo bando di gara Tim ha partecipato e presentato offerte per tutti i lotti. Il 5 dicembre all’esito della fase di prequalifica del secondo bando, Tim ha dichiarato di voler partecipare alla gara. Il 23 dicembre Tim ha invece comunicato la modifica del suo piano di investimenti e di voler intervenire direttamente in alcune aree bianche, meno del 10% di quelle oggetto del bando di gara, e di non aver più interesse ad intervenire in alcune aeree grigie a parziale fallimento di mercato”.
“E’ del tutto evidente che il Governo italiano non può ridefinire i contenuti di un progetto prioritario per il Paese, che comporta procedure di gara lunghe e complesse, che necessitano tra l’altro dell’approvazione europea, sulla base dei cambiamenti di strategia di un operatore, comunicati fuori dalle procedure previste. In questo senso il Governo ha prontamente risposto alla comunicazione di Tim. E’ allo stesso modo chiaro che un cambiamento del piano di investimenti di Tim, che, secondo quanto comunicato il 23 dicembre, coprirà solo una porzione limitata delle aree oggetto del bando, rischia di squilibrare il conto economico della concessione per la gestione della rete pubblica i cui calcoli sono stati fatti sulla base dell’intera area oggetto del bando”.
Giacomelli: Spero che la nota di Calenda chiarisca la posizione del Governo
“Spero che con la nota del ministro Calenda la posizione del Governo sia ancora più chiara a tutti – ha detto il sottosegretario alle Comunicazioni Antonello Giacomelli – C’è un progetto di interesse generale che darà al Paese e alle nostre imprese, dopo anni di ritardo, una rete adeguata ai livelli di competizione internazionale; chi vuole contribuire a realizzarlo è il benvenuto, se qualcuno pensasse invece di ostacolarlo o farlo costare di più ai cittadini, dovrà rispondere dei suoi comportamenti”.
Tim, sempre investito nel rispetto della legge
Pronta la replica di Tim: “Prendiamo atto che viene confermata la libertà di investimento. Tim ha sempre investito e investirà nel rispetto del quadro normativo di riferimento che peraltro non prevedeva alcun impegno a non investire. Né tale impegno è mai stato formalizzato. Lascia perplessi e non condividiamo la ricostruzione dei fatti delle gare”. E’ quanto riferiscono ambienti vicini a Tim in merito al comunicato del Mise.