Dal 20 novembre al 20 dicembre è aperta la consultazione pubblica per commentare le azioni dei nuovi piani nazionali “Piano nazionale banda ultra larga” e “Crescita digitale” (obiettivo tematico 2 dell’Agenda digitale: supporto alla infrastrutturazione per la banda ultra larga e potenziamento dei servizi Ict a cittadini e imprese). I risultati della consultazione – spiega una nota del ministero dello Sviluppo economico – saranno considerati, insieme ai contributi che emergeranno negli incontri previsti con i vari stakeholders, per eventuali integrazioni e evoluzioni dei piani. I piani sono stati predisposti dalla Presidenza del Consiglio insieme al Ministero dello Sviluppo economico, all’Agenzia per l’Italia digitale e all’Agenzia per la coesione nell’ambito dell’accordo di partenariato con la Commissione europea per la programmazione delle risorse 2014-2020.
Obiettivo di copertura
La Strategia italiana per la banda ultralarga prevede entro il 2020 la copertura per l’85% della popolazione con connettività di almeno 100 mbps e per il restante 15% almeno 30 mbps. Lo scrive la Reuters, che ha sintetizzato i punti salienti del documento.
Investimenti previsti: 6 miliardi pubblico e 2 miliardi privati
E’ quanto si legge nel documento predisposto dal governo che prevede investimenti per 6 miliardi di euro pubblici e 2 miliardi privati.
Il governo ha scelto una strada graduale per la realizzazione della rete di nuova generazione che non sarà tutta in fibra: “le soluzioni FTTH (fibra fino a casa dell’utente) rappresentano la condizione ideale per un’infrastruttura di rete a banda ultralarga a prova di futuro”, ma “l’impiego efficiente delle risorse economiche conduce ad un impiego diretto di questa soluzione solo nelle aree a maggior potenziale di business, privilegiando una logica in cui la fibra viene dispiegata inizialmente nella tratta di rete primaria (Fibra fino agli armadi), per poi essere estesa nella tratta secondaria fino alla prossimità degli edifici ed, eventualmente, fino all’interno delle unità immobiliari”.
Modalità di intervento
Quattro saranno le modalità di realizzazione previste dal piano: intervento diretto pubblico, partnership pubblico privata, intervento a incentivo o il modello della domanda aggregata.
Il primo servirà per la parte passiva della rete (cavidotti multi-operatori, posa di cavi) che, pur restando pubblica, verrà data in concessione. L’affidamento dei lavori e della gestione della rete avvengono con gara. Il concessionario si impegna a offrire l’unbundling. La concessione avrà durata decennale.
La partnership pubblico-privata (Ppp) è un accordo tra un soggetto pubblico e uno o più soggetti privati che co-investono per la realizzazione delle infrastrutture.
L’intervento a incentivo prevede un contributo pubblico, fino al 70%, assegnato con un bando ad un operatore.
La quarta modalità prevede la costituzione di una sorta di gruppi di acquisto che “aggregano la domanda di connettività a 100 Mbps” per aree industriali o geografiche. I promotori dell’iniziativa potranno richiedere interventi diretti, Ppp o interventi a incentivo.
Piano finanziario
Il documento contiene un primo piano finanziario che potrà essere modificato dopo la consultazione pubblica: 2015 618,9 milioni; 2016 1,237 miliardi; 2017 1,856 miliardi; 2018 1,237 miliardi; 2019 618,9 milioni e nel 2020 618,9 milioni. In tutto 6,189 miliardi.
Le fonti di finanziamento saranno per lo più i programmi europei. Investimenti per 2 miliardi arriveranno dai privati; 419 milioni dal Piano Strategico Bul; 2,4 miliardi da programmi regionali a valere su Fers e Fears; 230 milioni da programmi nazionali Fers e, dal 2017, fino a 5 miliardi utilizzando Fondo sviluppo e coesione (2014-20).
Il governo aggiunge che potranno concorrere al finanziamento anche “il fondo Junker e risparmi derivanti da una gestione efficiente del sistema pubblico di connettività”.
Un nuovo soggetto dovrà assicurare il funzionamento del sistema. Il governo prevede “la creazione, con risorse comunitarie, di uno strumento finanziario multiprogramma e multifondo, fornisce la flessibilità di impieghi delle risorse pubbliche necessarie alla realizzazione del piano, nonché consentire la massima valorizzazione dell’apporto di risorse private, anche ad integrazione del contributo nazionale, con evidenti benefici in termini di patto di stabilità”. Allo strumento finanziario competerà di assicurare anche i pagamenti ai fornitori attraverso “la creazione di un sistema di supplier financing per le imprese coinvolte nella realizzazione del piano. Tale sistema sarà dotato di una garanzia pubblica”.
Regolazione
Il governo chiede all’Agcom che ci possa essere una regolazione “alleggerita” e tariffe tali da incentivare gli investimenti e da assicurare una adeguata remunerazione dei capitali investiti. L’Agcom, inoltre, dovrà verificare che il finanziamento pubblico non regali extra profitti ai gestori della rete. Se così sarà dovranno essere restituiti.