L’ingresso di Enel nella partita della banda ultralarga non sarà semplice. Diversi i nodi da sciogliere, che riguardano da un lato il ruolo della utility elettrica e dall’altro l’utilizzo dei 6,5 miliardi di fondi stanziati dal Governo per la realizzazione del Banda ultralarga, che in linea con gli obiettivi europei dovrà raggiungere a 100 Mbps il 50% della popolazione entro il 2020 e il 100% a 30 Mbps.
Nel suo piano comunicato all’Agcom il 14 aprile, Enel si è detta disponibile a mettere a disposizione di tutti gli operatori (fra cui anche Telecom Italia, con cui ha già siglato un accordo in questo senso l’anno scorso) la sua rete elettrica, i tralicci e le 450 mila cabine di distribuzione di cui dispone sul territorio per il passaggio della fibra. C’è da dire che l’obbligo di condivisione dell’infrastruttura elettrica con gli operatori Tlc è già un dato di fatto.
C’è poi da capire in che modo Enel intende finanziare l’operazione che potrà contare in parte sugli incentivi pubblici stanziati dal Governo. Il rischio, evidenziato già ieri dai 5 Stelle, è che i costi per la nuova rete in fibra finiscano, parzialmente, nella bolletta elettrica degli utenti.
Concorrenza
Dal punto di vista antitrust, il vantaggio dell’ingresso di Enel nella partita della fibra sarebbe che l’azienda non è un operatore integrato verticalmente e rispecchia quindi (in linea teorica) l’identikit dell’”operatore puro” caldeggiato dall’Agcm: un soggetto detentore di una rete capillare di fibra spenta da mettere a disposizione degli altri operatori, previo pagamento di un canone, ma senza interesse a erogare servizi Tlc.
Enel, da quanto si evince, non sembra interessata a fare l’operatore Tlc, ma a stendere una rete in fibra da affittare poi (in parità di accesso, quindi anche a Telecom Italia) a tutti gli altri operatori Tlc. L’obiettivo è raggiungere in fibra tutti i contatori intelligenti nelle case degli italiani (circa 24 milioni di abitazioni, 33 milioni di contatori).
In particolare, si legge nella lettera inviata all’Agcom, Enel è interessata ai Cluster C e D, aree a fallimento di mercato dove gli operatori non hanno interesse ad investire. L’azienda si impegnerebbe alla posa della fibra in tre anni, fino all’edificio (Fttb) il tutto senza bisogno di scavare, ma facendo passare i cavi nelle canaline elettriche esistenti o sui tralicci per via aerea.
Incentivi pubblici
Dal punto di vista degli incentivi pubblici, Enel (così come tutti gli altri operatori) potrebbe ottenere fondi pubblici soltanto nelle aree marginali del paese, cluster C, D e aree industriali, dove gli operatori non hanno interesse ad investire visto che nelle aree nere – ad esempio le 40 città dove Telecom Italia ha manifestato interesse ad investire in Ftth – non sono previsti incentivi.
Strategia nazionale per la banda ultralarga
A questo proposito, non è ancora chiaro se gli incentivi previsti dalla Strategia nazionale per la banda ultralarga, approvata dal Governo Renzi lo scorso 3 marzo, saranno utilizzabili anche nelle aree nere (Cluster A e B), a favore degli operatori interessati a investire per portare la rete da 30 a 100 Mbps. Il quesito sulla definizione esatta dei Cluster dove prevedere gli incentivi è stato girato a Bruxelles, che dovrà rispondere con chiarezza su questo punto, per evitare eventuali ricorsi alla Ue per aiuti di Stato, da parte di operatori che investono di tasca propria in aree nere e che vedono i competitor fruire di fondi pubblici per l’upgrade tecnologico delle reti nelle stesse aree.
Non è chiaro se Enel, visto il suo interesse precipuo dichiarato per i Cluster C e D, intenda partecipare alla consultazione pubblica avviata qualche giorno fa da Infratel (terminerà il 20 giugno prossimo) per raccogliere le manifestazioni di interesse (vincolanti) degli operatori Tlc voluta per rimappare le aree bianche del paese, alla luce dell’annuncio di Telecom Italia di voler investire in 40 città in tecnologia Ftth.
Non è chiaro nemmeno se Enel metterà a disposizione le sue infrastrutture ad altri operatori nelle aree nere (Cluster A e B), tenuto conto che nelle grandi città, come ad esempio Roma, la questione si complica per la presenza di altre municipalizzate come Acea o A2A a Milano. Di fatto, nelle grandi città Enel non è presente.
Infine, dal punto di vista tecnologico, Enel dispone di 450 mila cabine di distribuzione sul territorio, che si trovano in media ad una distanza di 80 metri dagli edifici, il triplo delle cabine su strada degli operatori Tlc (Telecom Italia ne ha circa 150 mila che si trovano in media a una distanza di circa 200 metri dalle abitazioni).
Per assurdo, Enel sarebbe l’azienda più indicata a puntare sulla tecnologia Fttc (Fiber to the cabinet, fibra fino agli armadi).
Dopo Enel si fanno avanti le FS
Sulle ali del caso Enel, oggi si è fatto avanti anche l’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato Michele Mario Elia: “Siamo pronti e disponibili, ma non siamo stati ancora approcciati”, ha detto Elia, aggiungendo che “Abbiamo novemila chilometri di rete – ricorda Elia – e alcune centinaia di chilometri sono già coperti dalle fibra ottica Basictel; da allora non c’è stata più alcuna richiesta di implementazione”. Ferrovie dello Stato sarebbe dunque “pronta e disponibile” ad offrire le sue strutture per la fibra ottica, anche se lo stesso Elia sottolinea come il problema riguardi non i collegamenti tra le città, ma all’interno dei “grandi centri”.
Oggi a proposito della banda larga il premier Matteo Renzi ha detto a Repubblica Tv che “vorrei essere all’avanguardia, il 2020 è l’obiettivo massimo. Noi non entriamo nei piani industriali delle singole aziende, nemmeno in quelle pubbliche. Valuteremo le aziende sulla base dei piani strategici, di tutte quelle che hanno voglia”.
Dal canto suo, Franco Bassanini, presidente di Cdp, ha detto che il dialogo fra Telecom Italia e Metroweb non è ancora chiuso in maniera definitiva: “Mai dire mai”. Bassanini ha aggiunto che non c’è alcuno stallo nella trattativa fra Vodafone e Cdp per l’ingresso della società telefonica in Metroweb.
L’interesse di Telecom Italia, ha detto Bassanini nel corso di un’intervista a 2Next Economia che andrà in onda stasera su Rai2 è “mantenere il valore della rete in rame più a lungo possibile”, ha ribadito Bassanini, ma “in futuro si andrà sempre più verso la digitalizzazione della società che avrà bisogno di sempre più fibra”. E aggiunge: “Società pubbliche come Metroweb ma anche Enel potrebbero contribuire insieme a Telecom alla modernizzazione della rete. Ci possono essere sinergie tra Metroweb e società di telecomunicazioni che possono dividere le spese per la fibra”.
“Enel può approfittare anche del Piano del Governo che ha messo sul tavolo oltre 6 mld di incentivi da fondi europei”, ha proseguito, e “può portare la fibra dove Telecom non è disposta o non ha interesse a portarla”. Lo stesso Bassanini afferma poi “C’è il dubbio che Telecom I. voglia il controllo non per contribuire all’accelerazione, ma per rallentare” il piano di sviluppo della banda larga. “Enel non è una società di tlc e ha interesse diretto a collegare i nuovi contatori intelligenti che verranno messi nelle mani degli italiani”, ha aggiunto.