A pochi giorni dalla pubblicazione dei risultati della consultazione Infratel e dall’avvio della consultazione Agcom sulle regole di accesso e i modelli economici per le reti ultrabroadband realizzate con fondi pubblici, sono ancora molti i dubbi che permangono su quelli che saranno il modus operandi, la governance e i tempi per portare la banda ultralarga nelle aree ancora scoperte (Cluster C e D) – oggetto dei finanziamenti per 2,2 miliardi sbloccati dal Cipe e di altri 2 miliardi delle Regioni. Dubbi che mettono in forse la possibilità che a marzo 2016 potranno essere effettivamente pubblicati i bandi di gara per le aree bianche.
Le informazioni rese pubbliche da Infratel, prima cosa, non aggiungono molto a quanto già si sapeva e, cioè, che il Cluster A – dove la copertura è affidata al solo mercato – rimane a circa il 20% (anche se Telecom Italia intende portare l’FTTH nelle principali 100 città, le percentuali di copertura di queste 100 città sono talmente piccole che la percentuale di unità immobiliari coperte resta al 20%).
Il Cluster B, già a 30 Mbps, resta al 40% e i Cluster C e D continuano a essere snobbati dagli operatori.
L’ok della Ue
Il percorso di autorizzazione dei bandi si preannuncia molto complicato e quasi certamente non si arriverà per tempo alla scadenza fissata per la prossima primavera, visti anche il ritardo che la Commissione europea sta accumulando per dare il suo via libera al nuovo Piano nazionale per la banda ultralarga e i ritardi tutti nostrani nel percorso di pubblicazione del catasto nazionale delle infrastrutture, che dovrebbe essere pronto per giugno. Anche questo, quindi, fuori tempo massimo.
Anche se, insomma, i soldi ci sono, c’è una chiara fotografia delle aree da coprire e per la prima volta sembra che anche il Governo sia palesemente fattivo sull’infrastrutturazione in fibra ottica, resta da capire a che punto è l’iter di valutazione dei tecnici di Bruxelles, dal cui via libera dipende la realizzazione dei bandi.
Cluster B
Se è assodato che i quasi 4,5 miliardi di euro di fondi pubblici potranno essere spesi solo in questi ultimi due Cluster (C e D) e che nel Cluster A l’unico strumento di agevolazione saranno i voucher, per il Cluster B non si potrà pianificare nulla, perché non c’è ancora nessun piano autorizzato.
In questo Cluster, formato dalle aree in cui gli operatori hanno realizzato o realizzeranno reti con collegamenti ad almeno 30 Mbps, le condizioni di mercato non sono sufficienti a garantire ritorni accettabili a condizioni di solo mercato per investire in reti a 100 Mbps. Qui vive il 40% della popolazione: cittadini attivi e con una propensione di spesa medio-alta. In queste aree – si tratta all’incirca di 1.100 comuni – il pubblico può intervenire soltanto se si dimostra che c’è una chiara domanda di connessioni a 100 Mbps che il privato non riesce a soddisfare. Ci sarà allora il famoso upgrade? E in che modo, con quale modello?
Trasparenza
Come spesso accade per le italiche cose, si pone quindi una questione di trasparenza: su quali modelli di incentivo si baseranno i bandi? Come si sta muovendo il COBUL (Il Comitato per la diffusione della banda ultralarga composto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, dal Ministero dello sviluppo economico, dall’Agenzia per l’Italia digitale, dall’Agenzia per la coesione e da Infratel Italia) e come si sta strutturando la strategia?
Visto che i soldi già sono stati stanziati, dov’è che i cittadini possono controllare come saranno spesi e in mano a chi è la governance della banda ultralarga?
Perché Infratel non condivide tutte le informazioni a sua disposizione a pochi mesi dalla scadenza per la pubblicazione dei bandi e quale sarà il ruolo della società del Ministero dello sviluppo economico, che si definisce come il ‘soggetto attuatore dei Piani Banda Larga e Ultra Larga del Governo?
Con una strategia elaborata da oltre un anno e resa pubblica a marzo di quest’anno e con i soldi già stanziati ci si aspettava insomma un’accelerazione più marcata degli interventi. Anche la consultazione Infratel non sembra abbia portato a nulla di più che una conferma di quanto già si sapeva, e nulla si sa dei modelli di distribuzione di questi 4,5 miliardi già disponibili e dei modelli di governance della strategia.
Nulla di tutto questo è ancora dato sapere e a pochi mesi dalla data presunta di uscita dei bandi, quello che è sul piatto francamente sembra un po’ troppo poco.