Le risorse fin qui stanziate per la diffusione della banda ultralarga nell’Unione europea potrebbero non bastare per la realizzazione delle reti in fibra ottica FTTH (Fiber-to-the-Home). Secondo un nuovo studio del centro di ricerca CERRE, dal titolo “State aid for broadband infrastructure in Europe. Assessment and policy recommendations”, per raggiungere gli ambiziosi obiettivi della Commissione europea, “si investono non più di 7 miliardi di euro l’anno e questo è ritenuto un livello di spesa troppo basso, che allungherà inevitabilmente i tempi di realizzazione”.
Il Cerre, Centre on regulation in Europe, è un’associazione non-profit di diritto belga che riunisce autorità di regolamentazione e controllo, operatori delle industrie di rete (energia, telecomunicazioni, servizi postali, media, trasporti e acqua) e università di tutta Europa, proprio col fine di contribuire a una regolamentazione di qualità attraverso studi, ricerche, indagini e programmi di formazione e attività di disseminazione della conoscenza.
Lo studio in questione ha preso in considerazione 157 piani di azione notificati dagli Stati membri alla Commissione europea negli ultimi 15 anni.
A questo ritmo, è spiegato nel documento, “l’Europa potrebbe impiegarci più di 30 anni per realizzare le reti FTTH”, mentre la spesa pro capite ha raggiunto una frammentazione troppo netta da Paese a Paese, contribuendo al rallentamento generale dei piani di infrastrutturazione: “nel periodo 2003-2018 la Francia ad esempio ha investito mediamente circa 215 euro a testa per ogni suo cittadino, l’Italia 145 euro, mentre la stragrande maggioranza dei partner europei mediamente 100 euro pro capite, fino ad alcuni casi che non superano i 10 euro”.
“Abbiamo scoperto che l’infrastruttura per la banda ultralarga riceve meno del 5% dei fondi europei disponibili – si legge nel documento – e questo nonostante sia riconosciuta come una priorità strategica dall’Europa e dalla stessa Commissione Juncker”.
“Gli attuali finanziamenti pubblici sono completamente insufficienti – ha commentato il ricercatore del CERRE, Richard Feasey – se l’Europa vuole mantenere l’obiettivo della giga society dovrà impegnarsi di più, soprattutto dovrà utilizzare tutte le risorse stanziate e in maniera efficiente”.
Tra i Paesi più virtuosi, il Report cita il Lussemburgo, Malta e il Belgio, che hanno raggiunto secondo i ricercatori un efficiente dispiegamento della rete a banda ultralarga, “relativamente esteso e ad alta capacità, senza fare affidamento sugli aiuti di Stato”.
Il documento propone alcune azioni da portare avanti nell’immediato per accelerare i progetti di realizzazione della rete a banda ultralarga in tutti i Paesi dell’Ue, tra cui: coordinare in maniera più efficace il lavoro della banca europea per gli investimenti (BEI) e la DG Concorrenza della Commissione europea; aumentare la quota di fondi pubblici destinati da ogni Paese alla banda ultralarga; condividere più dati relativi allo stato di avanzamento dei lavori e utili a valutare l’efficacia delle misure adottate; rivedere le linee guida per l’utilizzo dei fondi da destinarsi ad opere di infrastrutturazione.