Il presidente del Consiglio ha firmato il decreto di ricostituzione del tavolo Banda Ultralarga, affidandone la presidenza al ministro per l’Innovazione Paola Pisano. Obiettivo di Pisano, insieme al Mise e agli altri ministeri, sarà il rilancio del piano varato nel 2015 da Matteo Renzi per recuperare i ritardi di copertura nelle aree bianche e sbloccare i fondi destinati alle aree grigie, vale a dire tutte le aree extra urbane che comprendono i distretti industriali del paese, e ai voucher per le famiglie e le Pmi.
A comunicarlo via Twitter il ministro Pisano, che dovrà quindi tentare di dare un’accelerata al piano che si trova in una fase di stallo fra ritardi nelle aree bianche – soltanto un comune su mille è coperto in banda ultralarga – e carenza della domanda.
Il Presidente del Consiglio ha firmato il decreto di ricostituzione del Comitato Banda Ultralarga e ha voluto affidarmi la responsabilità di presiedere il Tavolo che è strategico per lo sviluppo digitale del Paese. Avanti verso la #SmartNation pic.twitter.com/FJaOexnqpk
— Paola Pisano (@PaolaPisano_Min) November 18, 2019
Allarme dei Comuni
Secondo gli ultimi dati aggiornati da parte di Infratel lo scorso 4 novembre, il quadro è tutt’altro che roseo in linea con i dati dell’ultimo Osservatorio Agcom. Secondo quanto rilevato dal Sole 24 Ore, i lavori di posa della fibra sono stati completati soltanto in 5 comuni con una rete completata e operativa, a fronte dei 5.554 previsti dal piano BUL relativo alle aree bianche, compresi in due dei tre progetti Bul, escludendo l’ultimo che riguarda Calabria, Puglia e Sardegna assegnato a metà del 2018 e ancora non entrato nel vivo ma relativo ad un numero esiguo di comuni. Si tratta di Attigliano, Castel Giorgio e Penna in Teverina in provincia di Terni; Ampezzo in provincia di Udine; Vertova nella Bergamasca.
In altri 310 i lavori sono stati ultimati, ma manca il collaudo la spesa non può essere certificata alle autorità europee. Stando sempre ai numeri Infratel, i lavori sono in corso solo in 1.614 comuni; per 220 si attende l’approvazione del progetto esecutivo; in 474 il concessionario (Open Fiber) ha avviato la richiesta di autorizzazione e si attende la decisione. Tutti gli altri sono ancora più indietro.
Dal canto suo, Open Fiber ricorda i diversi motivi per cui si sono registrati i ritardi, come sottolineato da Stefano Paggi, Direttore Network & Operations:
- L’inizio dei lavori ha subito un ritardo dopo l’assegnazione del bando per via dei ricorsi fatti dai competitor
- Open Fiber è in accordo con Infratel che consente di commercializzare i servizi anche senza il collaudo. Infatti, ad oggi, nelle aree bianche sono aperti alla commercializzazione oltre 100 comuni che a fine anno saranno 400. Ne deriva che evidentemente la rete in quei comuni c’è ed è funzionante e mancano solo i dovuti passaggi amministrativi.
Ciò detto, è difficile a questo punto soltanto immaginare di arrivare ad una copertura totale del nostro territorio entro il 2020.
Il piano banda ultralarga è stato lanciato il 3 marzo 2015 dal Governo Renzi, allo scopo di soddisfare le richieste dell’Agenda Digitale Ue che prevede che entro il 2020 il 100% della popolazione abbia un collegamento da almeno 20 Mbps e che il 50% della popolazione italiana abbia un abbonamento in fibra o almeno da 100 Mbps, o che almeno l’85% della unità immobiliari venga coperto.
Allarme dell’Uncem
Il piano BUL, secondo l’Uncem (Unione Nazionale Comuni Comunità e Enti Montani), va a rilento a causa dell’eccesso di burocrazia che appesantisce il rilascio dei permessi di posa. Uncem già a luglio 2019 e ancora nelle ultime settimane, ha chiesto al ministero dello Sviluppo economico, a tutti i membri del Governo, a Infratel e a Open Fiber di poter definire un “piano d’emergenza” per accelerare i lavori così da chiudere il maggior numero di cantieri entro il 2020 e 2021, termine ultimo per rendicontare le risorse a livello europeo.