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Banda ultralarga in ritardo, Governo rilancia il piano BUL su aree grigie e voucher

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Il presidente del Consiglio ha affidato al ministro dell’Innovazione Paola Pisano la guida del nuovo tavolo per l’attuazione del Piano BUL.

Il presidente del Consiglio ha firmato il decreto di ricostituzione del tavolo Banda Ultralarga, affidandone la presidenza al ministro per l’Innovazione Paola Pisano. Obiettivo di Pisano, insieme al Mise e agli altri ministeri, sarà il rilancio del piano varato nel 2015 da Matteo Renzi per recuperare i ritardi di copertura nelle aree bianche e sbloccare i fondi destinati alle aree grigie, vale a dire tutte le aree extra urbane che comprendono i distretti industriali del paese, e ai voucher per le famiglie e le Pmi.

A comunicarlo via Twitter il ministro Pisano, che dovrà quindi tentare di dare un’accelerata al piano che si trova in una fase di stallo fra ritardi nelle aree bianche – soltanto un comune su mille è coperto in banda ultralarga – e carenza della domanda.   

Allarme dei Comuni

Secondo gli ultimi dati aggiornati da parte di Infratel lo scorso 4 novembre, il quadro è tutt’altro che roseo in linea con i dati dell’ultimo Osservatorio Agcom. Secondo quanto rilevato dal Sole 24 Ore, i lavori di posa della fibra sono stati completati soltanto in 5 comuni con una rete completata e operativa, a fronte dei 5.554 previsti dal piano BUL relativo alle aree bianche, compresi in due dei tre progetti Bul, escludendo l’ultimo che riguarda Calabria, Puglia e Sardegna assegnato a metà del 2018 e ancora non entrato nel vivo ma relativo ad un numero esiguo di comuni. Si tratta di Attigliano, Castel Giorgio e Penna in Teverina in provincia di Terni; Ampezzo in provincia di Udine; Vertova nella Bergamasca.

In altri 310 i lavori sono stati ultimati, ma manca il collaudo la spesa non può essere certificata alle autorità europee. Stando sempre ai numeri Infratel, i lavori sono in corso solo in 1.614 comuni; per 220 si attende l’approvazione del progetto esecutivo; in 474 il concessionario (Open Fiber) ha avviato la richiesta di autorizzazione e si attende la decisione. Tutti gli altri sono ancora più indietro.

Dal canto suo, Open Fiber ricorda i diversi motivi per cui si sono registrati i ritardi, come sottolineato da Stefano Paggi, Direttore Network & Operations:

  • L’inizio dei lavori ha subito un ritardo dopo l’assegnazione del bando per via dei ricorsi fatti dai competitor
  • Open Fiber è in accordo con Infratel che consente di commercializzare i servizi anche senza il collaudo. Infatti, ad oggi, nelle aree bianche sono aperti alla commercializzazione oltre 100 comuni che a fine anno saranno 400. Ne deriva che evidentemente la rete in quei comuni c’è ed è funzionante e mancano solo i dovuti passaggi amministrativi.   

Ciò detto, è difficile a questo punto soltanto immaginare di arrivare ad una copertura totale del nostro territorio entro il 2020.

Il piano banda ultralarga è stato lanciato il 3 marzo 2015 dal Governo Renzi, allo scopo di soddisfare le richieste dell’Agenda Digitale Ue che prevede che entro il 2020 il 100% della popolazione abbia un collegamento da almeno 20 Mbps e che il 50% della popolazione italiana abbia un abbonamento in fibra o almeno da 100 Mbps, o che almeno l’85% della unità immobiliari venga coperto.

Allarme dell’Uncem

Il piano BUL, secondo l’Uncem (Unione Nazionale Comuni Comunità e Enti Montani), va a rilento a causa dell’eccesso di burocrazia che appesantisce il rilascio dei permessi di posa. Uncem già a luglio 2019 e ancora nelle ultime settimane, ha chiesto al ministero dello Sviluppo economico, a tutti i membri del Governo, a Infratel e a Open Fiber di poter definire un “piano d’emergenza” per accelerare i lavori così da chiudere il maggior numero di cantieri entro il 2020 e 2021, termine ultimo per rendicontare le risorse a livello europeo.

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