Non tutti i mali vengono per nuocere. Il flop della prima gara per la banda ultralarga finanziata dal PNRR per la copertura delle isole minori, che è andata deserta a causa dei numerosi vincoli contrattuali (penali per ritardo) e finanziari (fidejussioni e polizze assicurative) che hanno agito da deterrente rispetto ai possibili candidati, può essere l’occasione per migliorare i bandi più consistenti del PNRR, vale a dire quello da 3,8 miliardi del progetto “Italia a 1 Giga” e quello da 2 miliardi per “Italia 5G”. Può essere una grande occasione per il Governo di riscrivere in maniera più congrua le prossime gare che sono le più importanti, vale a dire ‘Italia a 1 Giga’ e ‘5G Italia.
In altri termini, si confida che il Governo nel preparare i nuovi bandi riuscirà a tener conto di queste istanze avanzate dal mondo delle imprese e che nel dialogo con Bruxelles riuscirà a risolverle.
Il primo bando per le isole minori andato deserto
Si trattava in realtà di una piccolissima asta del valore di 60,5 milioni, su una dotazione complessiva del PNRR di 6,7 miliardi fra reti fisse e 5G, ma l’inizio non si è rivelato certo dei migliori. Un’asta rivolta a operatori più piccoli come ad esempio Retelit, Sparkle e Open Fiber. Player che hanno rinunciato perché i bandi sono scritti in modo da scoraggiare alla partecipazione. In particolare, pesano i vincoli comunitari e il sistema delle penali e delle fidejussioni. Ed è per questo che questo primo bando è andato deserto. Il bando era stato lanciato da Infratel ed è scaduto il 22 dicembre scorso, e riguardava le connessioni internet veloci per una ventina di isole minori di Sicilia, Sardegna, Puglia e Toscana, in particolare la fornitura e posa in opera di cavi sottomarini e fibre ottiche per la realizzazione dell’infrastruttura di collegamento.
Una lezione per i prossimi due bandi ‘Italia a 1 Giga’
Fallito il primo bando, il nuovo codice degli appalti consente ora di procedere alla trattativa privata fra il Ministero dell’Innovazione, guidato da Vittorio Colao, ed alcuni dei potenziali candidati.
Ma il problema non riguarda tanto questa asta, decisamente minore, quanto le altre più sostanziose che saranno bandite quest’anno, a partire dalla gara per il progetto “Italia a 1 Giga” del valore 3,8 miliardi, che dovrebbe essere annunciata a gennaio, e per tutte le altre più sostanziose previste dal PNRR, come 5G Italia da 2 miliardi, prevista per il mese di marzo.
Altre gare con i fondi del PNRR da bandire entro gennaio sono “Scuola connessa” (261 milioni di euro) e Sanità connessa (501 milioni).
Rivalutare i vincoli
Sicuramente l’impasse causata da penali e fidejussioni non passerà inosservata e potrebbe portare il governo a rivalutare i vincoli, che alla prima prova sul campo si sono rivelati troppo stringenti.
Quello che è successo per il primo bando riservato alle isole minori è indicativo di quello che potrebbe succedere per le gare importanti.
Fidejussioni e penali, così come era scritto il primo bando, possono arrivare fino al 45% di quanto messo a disposizione. Troppo. Sulla banda ultralarga fissa ci sono fondi per 3,8 miliardi, se fra penali e fidejussioni bisogna sborsare 1,9 miliardi è troppo. Il rischio che le gare vadano deserte c’è. Però lo schiaffo preso in occasione del bando da 60 milioni per le isole minori potrà certamente servire al ministro Colao ai suoi collaboratori per fare uno sforzo per rendere compatibile il sistema penali e fidejussioni con le norme comunitarie.