Obbligare tutte le imprese che forniscono servizi di rete – Enel, Eni, Terna, Fs, Anas e tutte le multiutility del gas, dell’energia elettrica, dell’illuminazione pubblica, strade, autostrade ecc – a predisporre la posa di minitubi standard vuoti, per il passaggio della fibra ottica lungo i loro network sotterranei e aerei. E’ questo, secondo una bozza del “Decreto Comunicazioni” pubblicato oggi dal Sole 24 Ore, l’obiettivo strategico del Governo per realizzare la banda ultralarga nel paese.
Si delinea un coinvolgimento a 360° di tutte le aziende che forniscono servizi di rete, che prevede inoltre, se sarà confermata questa bozza – che però, secondo il Mise, è vecchia e già superata da una nuova versione e peraltro ancora allo studio – sgravi fiscali e semplificazioni burocratiche (ad esempio, via gli obblighi per autorizzazioni paesaggistiche, semplice comunicazione all’amministratore di condominio per cablare l’edificio); riduzione di imposte locali per l’occupazione di suolo pubblico (Cosap e Tosap); taglio dei tempi per l’autorizzazione del via agli scavi.
Sempre che il testo venga confermato in questi termini, il tema più delicato riguarderebbe gli incentivi e in particolare i voucher agli utenti. Si tratta di contributi destinati agli utenti finali, che nella bozza del decreto citata dal Sole 24 Ore, sarebbero vincolati al passaggio a connessioni superiori a 100 Mbps. In altre parole, i voucher, che saranno quantificati nel decreto, saranno erogati soltanto nelle “aree nere”, quelle più redditizie, dove gli operatori saranno interessati alla realizzazione della fibra fino all’edificio in tecnica Ftth (Fiber to the home).
In base alla bozza del decreto, la conferma di quanto già ventilato nella Strategia nazionale per la banda ultralarga, che di fatto considera l’Ftth la tecnologia più a prova di futuro (“future proof”).
Di certo, se alla prova dei fatti i voucher saranno destinati soltanto agli utenti che intendono passare dal rame alla fibra in tecnologia Ftth, sono prevedibili non poche proteste e reazioni – con tanto di ricorsi alla Ue – per “aiuti di Stato” e “discriminazione tecnologica” ai danni di altre soluzioni tecnologiche, fra cui in primo luogo l’Fttc (Fiber to the cabinet), la soluzione su cui punta maggiormente Telecom Italia ma anche Fastweb.
Resta da vedere se effettivamente ci troveremo in questa situazione.