Riprendere il cammino di sviluppo della banda ultralarga italiana, a partire dalla distribuzione dei fondi pari a 1,3 miliardi di euro previsti per i voucher per le aree grigie del Piano BUL (Banda ultralarga). E’ questo l’obiettivo primario della industry italiana delle Tlc, in vista della prossima riunione in programma il 23 gennaio del Cobul, il Comitato per l’attuazione del piano banda ultralarga presieduto dalla ministra per l’Innovazione Paola Pisano.
Serve un piano operativo
L’auspicio è che dalla riunione si esca con un piano operativo per la distribuzione dei fondi, disponibili da tempo, per incentivare la diffusione della banda ultralarga con criteri equi, come peraltro richiesto due giorni fa dal deputato leghista Massimiliano Capitanio. Evitare quindi norme che potrebbero favorire distribuzione a pioggia dei fondi che siano foriere di irregolarità, come ad esempio i furbetti del voucher, vale a dire quelle famiglie che pur disponendo già di un abbonamento a banda larga (magari già in fibra) a casa ricorrano a qualche trucchetto (come mandare avanti la moglie o il figlio, che non sono titolari dell’abbonamento in essere) per sottoscrivere un nuovo abbonamento sovvenzionato.
Misure eque
Servono quindi misure che aggirano questo rischio e che potrebbero per esempio basarsi sull’Isee dei richiedenti, vincolando il rilascio del voucher a coloro che hanno un reddito basso (come nel caso del bonus per l’acquisto del decoder o del Tv per il digitale di nuova generazione Dvb-T2). Oppure, si potrebbe creare un database con gli indirizzi delle abitazioni dove già c’è un abbonamento a banda a larga per escluderle dai potenziali beneficiari del voucher.
Mancano le deleghe
Al di là del piano BUL e della sua auspicabile ripresa, resta da sciogliere il nodo delle deleghe Tlc che non sono mai state distribuite nel nuovo governo giallorosso. Una mancanza che pesa sulla industry italiana delle Tlc. Il ministro Patuanelli si occupa principalmente della crisi dell’Ilva e manca ormai da troppo tempo un interlocutore privilegiato per le telecomunicazioni al Mise. Un’assenza che si fa sentire e che contribuisce allo stallo del settore dovuto al perdurante regime di prorogatio in cui sono costrette a operare Agcom e Garante Privacy. Nella speranza che il 6 febbraio, quando il Senato si riunirà per votare, la situazione finalmente si sblocchi.