Lo sviluppo tecnologico corre veloce verso il futuro del wireless che si chiama 5G ma il nodo della Net Neutrality è una “favola” che va superata. L’avvento del nuovo standard di comunicazioni convergenti è alle porte e sarà realtà già nel 2020 con decine di miliardi di oggetti connessi. Per questo motivo la realizzazione di un’infrastruttura nazionale in fibra ottica, del tutto permeabile con le reti mobili esistenti in modalità sempre più seamless, è decisivo e la Strategia Italiana per la banda ultralarga è uno strumento fondamentale per rinverdire in Italia i fasti del 2G e del 3G. Del futuro delle reti nel nostro paese, anche in vista del prossimo varo del Decreto Comunicazioni, abbiamo parlato con Stefano Pileri, amministratore delegato di Italtel.
Key4biz. Qual è la situazione delle reti in Italia e quali sono le prospettive?
Stefano Pileri. In passato, l’Italia e l’Europa hanno mostrato una supremazia chiara nell’era del Gsm e dell’Umts, tale supremazia si è allentata oggi, che ci troviamo nell’era del 4G – denominata anche ultrabroadband – ma che intendiamo e possiamo riprendere con l’avvento imminente del 5G. L’accesso dei terminali è wireless e mobile e wifi. I punti di accesso wireless sono ormai molti milioni e saranno connessi con la fibra che dovrà permeare tutto, dalle strade ai palazzi per rispondere alle crescenti esigenze che arrivano dal mercato e per crearne di nuove perché nei settori tecnologici è sempre l’offerta che crea la domanda. Ci sono tre esigenze oggi che stanno emergendo con forza.
Key4biz. Quali?
Stefano Pileri. La prima è il video, l’applicazione che oggi domina incontrastata il traffico dati in mobilità. Siamo nell’era del video, la voce oggi occupa meno del 20% della capacità di rete. E’ vero che le reti erano state progettate per la voce, ma è tempo di guardare avanti. La seconda esigenza è il Cloud, in cui aziende e persone non si possiedono più server e memorie fisiche, ma virtuali, in rete, ossia si accede e non più si possiede. Di conseguenza le reti di comunicazioni, indipendentemente dal fatto se fisse o mobili, devono consentire questo accesso in modo veloce ed affidabile.
Key4biz. Dopo Video e Cloud, qual è la terza priorità espressa dal mercato?
Stefano Pileri. Siamo nell’era dell’Internet of Things (IoT), l’Internet delle cose, in questo senso l’accesso alle reti non avviene più soltanto dai sette miliardi di terminali mobili che oggi ci sono nel mondo, ma secondo le ultime stime di Ericsson saranno 50 miliardi gli oggetti connessi alla rete nel 2020.
Key4biz. Quali sono le caratteristiche che devono avere le reti oggi?
Stefano Pileri. La velocità è una di queste ma nell’era del Cloud e dell’IoT, in cui è necessario consentire l’accesso ai dati e alle applicazioni degli utenti che si possono trovare altrove, è fondamentale la tempestività di accesso, quella che viene definita bassissima latenza e in terzo luogo la massima affidabilità. Se io non ho più con me le mie applicazioni non voglio rischiare di non potervi accedere.
Key4biz. Come si sta muovendo la politica italiana per rispondere in modo adeguato a questi trend rivoluzionari video, Cloud e Internet of Things?
Stefano Pileri. La politica si sta muovendo in modo lungimirante, finalmente. A me sembra un dibattito di retroguardia quello secondo cui noi, con le tecnologie attuali, arriviamo a connessioni a 100 Mbps. Non è questo il tema per impostare un progetto di lungo termine. Mi piacerebbe che questa industria avesse di nuovo il gusto di investire a 10-15 anni, perché è anacronistico pensare che il ritorno degli investimenti su queste infrastrutture sia a 3 anni o 4 anni.
Valuto positivamente la volontà di voler fare un salto di qualità nelle aree a competizione di mercato ed ancora più positivamente la volontà di portare la banda ultra larga a tutti. I 100 Mbps sono un obiettivo importante, lo raggiungeremo con l’evoluzione delle tecnologie attuali (FTTCAB e VDSL plus) in poco tempo. Ma il punto non è quello.
Key4biz. Se il punto non è il dibattito FTTCAB o FTTH qual è allora la priorità per il settore?
Stefano Pileri. Benissimo il salto di qualità e la volontà di portare la connettività completa ottica all’85% in termini di copertura, e se possibile anche di più, ovunque. E’ l’infrastruttura dei prossimi 100 anni. Accettiamo un co-investimento su questo e portiamolo a terra in termini di esecuzione.
Key4biz. Come fare?
Stefano Pileri. Abbiamo un esempio importante che è quanto accaduto nel precedente programma quadro strutturale 2007-2013 con una coda importante che stiamo vivendo in questi mesi. Auspico che venga messo in pratica anche per il prossimo periodo.
Dopo i primi anni in cui si brancolava un po’ nel buio su come fare tesoro della partnership pubblico-privata, si è trovata la logica e che dovrebbe essere replicata per far partire il piano nazionale banda ultralarga in tutte le aree del paese, magari iniziando dai Cluster C e D. C’è da superare la difficoltà che oggi per quei finanziamenti è solo il Sud ad essere il focal point. Il metodo però è chiaro, i finanziamenti sono un mix fra fondi FESR, FEASR e i Fondi di sviluppo e coesione. Sono circa 7 miliardi. La metodologia è quella delle gare con l’attribuzione di finanziamenti ai progetti migliori per obiettivi di copertura a 30 Mbps o superiori a 100 Mbps. Le aziende che operano in modo wholesale nelle reti concorrono a questi finanziamenti. Ancora quest’anno i finanziamenti pubblico-privati sono attivi in sette regioni, a fronte di finanziamenti per 500 milioni di euro.
Auspichiamo che non vi siano veti incrociati con la vecchia logica dei ricorsi, perché magari i finanziamenti finalizzati al salto di qualità potrebbero ledere gli investimenti privati già effettuati.
Key4biz. Operativamente come si devono cadenzare gli interventi?
Stefano Pileri. Credo che l’industria sia d’accordo che la priorità vada all’intervento nei Cluster C e D individuati dalla Strategia italiana per la banda ultralarga, appena dopo intervenire per il salto di qualità nei Cluster A e B in modo compatibile con gli investimenti che stanno mettendo in campo gli Operatori come Fastweb, Telecom Italia e Vodafone e che anche Wind si prepara a fare. Ed è vero anche che oggi, grazie alla spinta che il Governo ci ha dato, sta aumentando moltissimo il flusso degli investimenti. Il piano di Telecom Italia presentato a febbraio indica investimenti superiori al 20% dei ricavi rispetto ad una percentuale che in precedenza si fermava al 15%-16%, mentre quello di Fastweb è circa il 34% e quello di Vodafone il 27% dei ricavi.
Key4biz. In questo contesto qual è la posizione di Italtel?
Stefano Pileri. In questo contesto Italtel rilancia l’attività di ricerca e sviluppo, perché dal piano del Governo ci aspettiamo un forte impatto positivo sulla nostra attività, per cui prevediamo una crescita quest’anno del 14% come ricavi in Italia e nel mondo. Questo flusso di investimenti avrà certamente un impatto forte sulla creazione di servizi: oggi sfido chiunque a dire che i servizi non sono disponibili. E’ vero, non li sviluppano più gli operatori Tlc, ma altri player che sviluppano il software e traggono vantaggio dalle reti fisse e mobili a banda larga e ultralarga e che quindi riempiono le nostre reti di servizi a tutti livelli. Mi riferisco a Amazon, Netflix, Uber, Airbnb, Google, Facebook, Twitter, Linkedin, ed altre ancora che fanno del mondo dei servizi digitali, delle transazioni e del mondo degli oggetti e dati un fattore vincente.
Key4biz. Come si devono porre le Tlc tradizionali e nel confronto con gli OTT?
Stefano Pileri. Gli OTT sono essenziali per lo sviluppo delle reti in quanto, come ho detto, realizzano i servizi. Le Tlc devono pretendere soltanto una cosa, che le reti vengano pagate in base all’intensità e alla qualità con le quali si utilizzano. Ad esempio i business basati sulla raccolta pubblicitaria on line offrono i servizi di navigazione di search e di navigazione in modo gratuito. Questi soggetti devono assolutamente remunerare l’utilizzo delle reti. Se così non è chi gestisce la rete deve poter discriminare il traffico e privilegiare quello ad alta qualità.
Key4biz. Come si pone nel dibattito sulla Net Neutrality?
Stefano Pileri. Dobbiamo superare il mito della Net Neutrality. Si tratta di una favola di enormi dimensioni. Di sicuro dovrà restare una sufficiente capacità Best Effort per consentire il rispetto dei principi di universalità, interoperabilirà, accessibilità alle informazioni che hanno fatto grande Internet. Accanto a questa “corsia” Best Effort dovrà essere consentita una corsia preferenziale a qualità garantita (o a qualità superiore) e per accedere a questa corsia preferenziale occorre riconoscerne il valore economico. In altri termini chi utilizza in maniera importante le reti e lo fa sfruttando capacità e qualità paghi in maniera adeguata all’utilizzo stesso.