I voucher per incentivare la diffusione della banda ultralarga non possono essere erogati per finanziare l’acquisto di abbonamenti misti rame-fibra (FTTC, Fiber to the cabinet). Questo in sintesi il messaggio di Open Fiber, l’operatore wholesale only impegnato nella posa della vera fibra in FTTH (Fiber To The Home) nelle aree bianche del Paese, mentre il Cobul (Comitato per l’attuazione del Piano Banda ultralarga) sta discutendo le regole di assegnazione di 1,3 miliardi di euro di fondi pubblici da distribuire in voucher per promuovere l’adozione della banda ultralarga e le linee strategiche per i nuovi bandi relativi alle aree grigie del Paese.
Ne abbiamo parlato con Simone Bonannini, direttore marketing e commerciale di Open Fiber.
Key4biz. Qual è la sua posizione sui voucher per la banda ultralarga?
Simone Bonannini. Il mio punto sui voucher è molto semplice: come Paese Italia vogliamo continuare a farci male? Oppure vogliamo diventare leader, quanto meno in Europa, e magari nel mondo, visto che nelle telecomunicazioni lo siamo stati in passato? Basti pensare a Telecom Italia Mobile e Omnitel all’inizio degli anni 2000. E’ importante che i voucher per la banda ultralarga non vadano a finanziare tecnologie in rame, che non sono future proof (a prova di futuro) in base ai dettami della Commissione Ue, che ha indicato in 1 Gbps in download ma anche potenzialmente in upload la velocità minima per essere considerate tali. L’unica tecnologia che raggiunge questa performance oggi è l’FTTH.
Key4biz. Come procede il piano nazionale Banda ultralarga?
Simone Bonannini. Open Fiber ha lanciato un grande progetto, basato sul concetto di un operatore neutrale che ha due anime, una pubblica e una privata. Di 6,5 miliardi di investimento per questo piano di copertura in fibra del paese ricordo che soltanto 1,5 miliardi sono danaro pubblico, che sarà utilizzato nelle aree bianche. I restanti 5 miliardi sono di danaro privato. I bandi vinti da Open Fiber nelle aree bianche richiedono la realizzazione di una rete future proof, che debba durare per i prossimi 50 anni.
Key4biz. Ma la domanda di fibra c’è?
Simone Bonannini. Sì la domanda di fibra c’è eccome. E’ chiaro che chi non ha mai avuto connettività nelle aree bianche è interessato alla fibra, ma se i costi di attivazione sono troppo elevati non se la può permettere da subito. Ed è qui che entrano in gioco i voucher, che servono quindi a velocizzare il take up sulla penetrazione di quella infrastruttura. E’ ovvio che dopo aver investito per realizzare una rete in fibra ottica non è accettabile che i voucher vengano usati per incentivare il take up per tecnologie addirittura con caratteristiche inferiori a quelle che c’erano nei bandi per fare la rete nelle aree bianche.
Key4biz. Sono proposte sul tavolo del Cobul?
Simone Bonannini. Se ne sta discutendo. Il rischio da evitare è che i voucher vadano a finanziare anche a tecnologie fino a 10 Megabit in upload. Secondo noi sarebbe una scelta insensata e dannosa, perché si tradurrebbe nella promozione di reti obsolete, non performanti, non in grado di accompagnare gli utilizzatori finali ed il Paese verso gli obiettivi della Gigabit Society.
Key4biz. E’ imbarazzante, però se ne parla e quindi potrebbe ancora succedere.
Simone Bonannini. Finché non c’è decreto ad hoc, tutto può sempre cambiare. Ad oggi non è ancora stato stabilito come questi voucher saranno assegnati.. Se non vogliamo fare una crociata sul mezzo trasmissivo, ritengo che il Sistema Paese debba fare una crociata quanto meno sulle velocità in download e soprattutto in upload.
Key4biz. Perché dice questo?
Simone Bonannini. Perché la Comunità Europea sta parlando di Gigabit Society e quindi non è tollerabile che i voucher finanzino qualcosa che non prevede nell’arco di 4-5 anni di arrivare al gigabit in upload e in download. Se qualcuno poi riesce a farlo con dei mezzi trasmissivi diversi dalla fibra, basta che lo dimostri. Per ora sappiamo che con il rame è impossibile.
Key4biz. E per quanto riguarda invece il Fixed Wireless Access sarebbero accettabili i voucher per finanziarla?
Simone Bonannini. Con il Fixed Wireless Access si può trasmettere certamente più di un gigabit via radio. Dipende dalle frequenze che si usano, della visibilità, degli apparati e da una serie di altre condizioni tecniche. Quello che è certo – anche secondo la Legge di Nielsen, legata al consumo di banda di ogni singolo utente, – è che nel 2022-2023 ci sarà bisogno di un gigabit al secondo di banda in download e upload a casa di ognuno. A maggior ragione ciò sarà vero nel 2025, data entro la quale la Gigabit Society della Ue impone appunto il gigabit. Quindi, se dobbiamo usare un voucher, questo dovrà finanziare questa capacità di trasmissione. In Italia questo rate (cfr. legge di Nielsen) di crescita è sempre stato rispettato negli ultimi 20 anni. Ogni sette anni si decuplica la domanda di banda a casa del cliente.
Key4biz. Quanto consumano oggi le famiglie?
Simone Bonannini. Le famiglie sono diventate e diventeranno sempre più bandivore. Google ha lanciato Stadia, la sua nuova piattaforma di gaming che non prevede l’utilizzo di una consolle a casa. Anche i produttori di Playstation, Xbox, Nintendo elimineranno la consolle. Per Stadia ad esempio servono 30 megabit al secondo altrimenti mio nipote direbbe che ‘lagga’. Altri 30 megabit servono per Sky, un’altra quindicina di megabit se qualcun altro in famiglia si guarda una serie su Netflix. Come si può garantire tutta questa ampiezza di banda? Con il rame non è possibile, serve la fibra. Quindi bisogna trovare il modo perché i voucher vadano alla fibra.