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Banda ultralarga, se anche Padoan parla di scorporo

Nel bel mezzo dello scontro diplomatico fra Parigi e Roma, dalla cantieristica alla Libia, non passano inosservate le parole di Pier Carlo Padoan, ministro del Tesoro che dopo l’apertura dell’istruttoria del Governo sulla governance di Vivendi in Tim per l’eventuale ricorso alla golden power, allarga il tiro al ruolo strategico delle reti di telecomunicazioni per il paese. Un richiamo legato peraltro alla necessità per il nostro paese di realizzare la banda ultralarga, rispettando gli obiettivi di copertura fissati dall’Agenda digitale a 30 Mbps per il 100% del paese e a 100 Mbps per almeno il 50% entro il 2020 (il piano BUL punta all’85%). Il tempo stringe e quindi, al di là della nazionalità dei player in gioco, l’obiettivo del governo è che la rete si faccia.

Ma se Open Fiber è il cavallo scelto dal Governo nella partita della la fibra, ora l’obiettivo è capire le intenzioni della Tim a trazione francese, che dopo il muro contro muro sui bandi Infratel nelle aree bianche ha aperto le porte all’eventualità dello scorporo, per bocca di Arnaud De Puyfontaine, presidente e amministratore delegato ad interim dell’azienda. Parliamone, ha detto De Puyfontaine.

Padoan, separazione della rete fattibile in diversi modi   

“A prescindere dai proprietari, in termini di principio, la separazione fra infrastrutture e operatori è una soluzione che può dare efficienza e la si può realizzare in vari modi”. A dirlo il ministro Pier Carlo Padoan, intervistato dal ‘Sole 24 Ore’, rispondendo alla domanda su come giudica l’ipotesi di scorporo della rete di Telecom Italia e la costituzione di una società delle reti sotto Cdp.

“Il discorso va legato all’obiettivo strategico di dotare l’Italia di un capitale Ict adeguato alle sfide di un Paese avanzato”, ha specificato il ministro.

Francia e Italia

“Ho detto in passato che il problema non è costituito dagli investimenti esteri in Italia, che possono aiutare la crescita e l’occupazione, ma dalla scarsità degli investimenti italiani nel mondo”, ha spiegato Padoan. “Vorrei vedere più Italia nel mondo e quando le nostre aziende vanno a fare investimenti all’estero ci aspettiamo parità di trattamento”, ha concluso, con un non troppo velato riferimento al voltafaccia del Governo Macron che ha deciso di nazionalizzare la cantieristica navale Stx a scapito di Fincantieri.

Lo scontro fra Italia e Francia tiene banco, dalla Libia alla cantieristica, e il Governo alza ora lo sguardo sulle Tlc per tutelare gli interessi nazionali della rete di telecomunicazioni, asset strategico che con Vivendi azionista di fatto di Tim desta non poche preoccupazioni.

 

Golden power

E’ per questo che il governo ha avviato un’istruttoria sull’applicazione della cosiddetta ‘golden power’ per Tim. “La Presidenza del Consiglio dei Ministri ha ricevuto una nota, datata 31 luglio – si legge sul sito del governo – nella quale il ministro dello Sviluppo Economico ha sollecitato una pronta istruttoria da parte del gruppo di coordinamento all’interno della Presidenza del Consiglio” al fine “di valutare la sussistenza di obblighi di notifica e, più in generale, l’applicazione del decreto-legge” sulla golden power in relazione al comunicato stampa del 28 luglio di Tim.

“Nel comunicato in questione”, si precisa, “erano state rese note, inter alia, alcune tematiche di corporate governance affrontate dal Consiglio di amministrazione di Tim e, in particolare, la presa d’atto dell’inizio dell’attività di direzione e coordinamento da parte di Vivendi”, non comunicato preventivamente al Governo.

L’avvio dell’istruttoria sull’applicazione della golden power per Tim “non ha nulla a che fare con la questione Fincantieri”, ha precisato il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda, interpellato sulla questione. “Facciamo quello che il governo deve fare: applichiamo regole che esistono”. “Abbiamo chiesto a palazzo Chigi di verificare se esistono obblighi di notifica” dell’inizio dell’attività di direzione e coordinamento di Vivendi. Secondo gli analisti, la golden power potrebbe essere esercitata in particilare su Sparkle, che gestisce la rete internazionale sottomarina del gruppo.

Boccia: Bollorè da fermare prima nella scalata a Mediaset

“Ci sono molte coincidenze che fanno apparire la mossa del Governo (l’istruttoria su Tim ndr) come una risposta all’incomprensibile cambio di rotta francese (nella cantieristica navale ndr). Tuttavia sarebbe stato giusto pensarci a dicembre, quando i francesi di Vivendi stavano scalando un’altra azienda italiana, non Tim, ma Mediaset”. Così Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera, in un’intervista al Corriere della Sera in cui critica l’operato di Padoan e Calenda.

“Con quella decisione Vivendi stava chiudendo il cerchio di un mondo che mette insieme reti e contenuti. Passando per Tim e Mediaset, Vincent Bolloré stava creando un sistema che tiene news, fiction, musica, giochi. Tutto. Bisognava pensarci in quel momento, l’avevo anche detto”, ha aggiunto Boccia che su perché tutto ciò non sia avvenuto allora ha risposto: “bisognerebbe chiederlo ai diretti interessati, i ministri Padoan e Calenda”.

Sulla stessa linea di Boccia l’ex segretario del Pd Pier Luigi Bersani, che in un’intervista a Radio Radicale ha detto: “Questi francesi e questo Vincent Bollorè non ci dice cosa vuol fare con Mediaset, cosa vuol fare con Telecom, cosa vuol fare a fronte dell’iniziativa con l’Enel. È ora di saperlo. Ma era ora di saperlo già qualche mese fa. Io credo che il governo debba pretendere di saperlo. È la normalità”. “Perché – si chiede Bersani su Vivendì e Tim e Mediaset – il governo è stato timido in questa vicenda? Sinceramente non lo so”.

 

Italia terreno difficile per Vivendi

Dopo le grane con Mediaset, Agcom, Antitrust, Consob, l’istruttoria aperta dal Governo è un ostacolo in più nella campagna italiana di Vincent Bollorè. Il ministro Calenda con la “golden power” vuole capire se dall’attività di “direzione e coordinamento da parte di Vivendi” in Tim comunicata lo scorso 27 luglio possa emergere un possibile ‘grave pregiudizio’ per gli interessi pubblici legati al buon funzionamento della rete di telecomunicazione”.

Resta da capire in che modo intende muoversi De Puyfontaine, che dopo l’addio di Flavio Cattaneo è in cerca di un nuovo amministratore delegato da affiancare al neodirettore operativo Amos Genish. L’annuncio della joint venture di Tim con Canal+ per il lancio di Canale+ nel mercato della pay tv italiana non sembra aver scaldato più di tanto l’interesse del nostro Governo, che riporta l’attenzione sulla rete. E’ questo il tema che interessa di più Palazzo Chigi.

Secondo un analista di Londra interpellato dal Financial Times, “le conseguenze della dipartita di Cattaneo potrebbero essere limitate, visto che ha già portato a termine il grosso del piano di tagli. Ma ciò che dovrebbe sollevare preoccupazione è l’imprevedibilità con cui vengono prese le decisioni strategiche”. Ed è proprio questo che sembra preoccupare il Governo, in relazione ad un asset considerato strategico come la rete. Vedremo come andrà a finire, considerato che Tim valuta la rete in rame circa 15 miliardi.

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