Analisi

Banda sub 700 al digitale terrestre fino al 2031. Ma c’è davvero da esultare?

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L'Italia festeggia il mantenimento della banda sub 700 al digitale terrestre, una scelta emersa dal WRC 23 che non guarda allo sviluppo futuro del mobile e della fibra.

La banda sub 700 resta a disposizione dei broadcaster per il digitale terrestre fino al 2031. E’ quanto emerge dalla conferenza mondiale delle comunicazioni radio, il WRC 23 organizzato dall’ITU, l’agenzia dell’Onu che si occupa delle policy globali dello spettro radio che si è appena chiusa a Dubai.

L’Italia ha festeggiato l’esito delle trattative per il mantenimento dello status quo, che non erano affatto scontate.

Ma c’è davvero da esultare?

Non è forse una posizione di retroguardia tecnologica del nostro paese, che punta su tecnologie obsolete sul viale del tramonto (il digitale terrestre televisivo) a scapito di nuovi standard come 5G e 6G?

Non è forse una scelta scarsamente lungimirante per lo sviluppo dell’innovazione tecnologica?

Questa decisione non è forse anche un danno, quanto meno indiretto, allo sviluppo della fibra nel nostro paese? La fibra potrebbe avere nei contenuti video on demand un volano di sviluppo, considerato lo scarso appeal che esercita sui consumatori finali. Ma in presenza di un digitale terrestre sempre in spolvero e sostenuto dalla politica, perché gli italiani dovrebbero abbracciare la fibra? Ad oggi tra l’altro le reti in fibra sono prevalentemente vuote, con appena il 4% della loro capacità sfruttata appieno. Il rischio di perdere i fondi del PNRR per il mancato raggiungimento degli obiettivi di copertura di Italia 1 Giga c’è.

Lo stesso discorso che vale per il digitale di fatto vale anche per il rame.

E così l’Italia è il paese del digitale terrestre e del rame.

E’ questo il nostro destino tecnologico?  

Banda sub 700 storicamente usata dalla tivù

La frequenza inferiore a 700 MHz (470-694 MHz) è stata storicamente utilizzata dalle trasmissioni radiotelevisive, tuttavia, l’evoluzione della tecnologia ha fatto sì che questo servizio diminuisse a livello globale, anche se a velocità diverse a seconda del mercato. Di conseguenza, alcuni paesi hanno già assegnato agli operatori di telefonia mobile lo spettro compreso tra 617 e 694 MHz. Un altro esempio è l’Europa, che ha incluso la “Valutazione dell’uso futuro della banda di frequenza 470-694 MHz all’interno dell’UE” come parte del programma di lavoro RSPG per il 2024 e oltre.

La banda sub 700 era ambita dal mondo del mobile. La industry globale ha fame di spettro radio per lo sviluppo del 5G e del 6G. I paesi europei potranno usare la banda sub 700 per il mobile, purché non creino interferenze con il segnale televisivo.

Italia e Spagna uniche eccezioni

Ma l’Italia, unica al mondo insieme alla Spagna, si è schierata su un fronte diverso, per il mantenimento del digitale terrestre ai broadcaster ancora fino al 2031. Il tutto con il tacito accordo delle telco di casa nostra, che non si sono certo stracciate le vesti per ottenere nuove frequenze per il 5G. I noti problemi finanziari non avrebbero favorito l’organizzazione di un’ulteriore asta per l’assegnazione di nuove risorse spettrali in un momento storico in cui gli operatori faticano a mantenere il passo con gli investimenti necessari per le nuove reti.

Di fatto, l’Italia è l’unico paese in Europa insieme alla Spagna, che ha spinto per il mantenimento dello status quo. Dal punto di vista tecnologico, l’Italia si schiera per il mantenimento di una tecnologia al tramonto, il digitale terrestre, che di certo non guarda al futuro. E’ vero che anche la Ue si è schierata su questo fronte, ma i paesi nordici si sono mostrati molto freddi su questo.

Nota a piè di pagina degli atti del WRC 23

Debolezza del comparto televisivo

Questa decisione dimostra d ogni modo la debolezza italiana. Abbiamo una tivù ancora molto legata a doppio filo alle frequenze del digitale terrestre.

C’è da dire che invece questa banda sub 700 per il mobile ricopre un ruolo marginale. Si tratta di poche decine di Mhz utilizzabili che a fatica riescono a garantire velocità di 30 Mhz.

La questione vera sul fronte delle potenziali nuove frequenze per il 5G e il 6 G sono i 6 Ghz, pari a 600-700 Mhz di banda, al centro di un grosso conflitto geopolitico. Per questa banda è previsto un uso primario per l’IMT anche se in Europa bisognerà coordinarsi con il WiFi.

Quale futuro per RaiWay ed EI Towers?

Ma la vicenda della banda sub 700 denota, come detto, la debolezza del nostro settore televisivo e in particolare il tema del futuro incerto delle tower company televisive, in particolare RaiWay e EI Towers.

Si tratta di due società che dovranno a breve prendere una decisione. Che fare quando il digitale terrestre non ci sarà più?

Il 2031 è comunque dietro l’angolo.

Quale futuro per questi due grandi player? Una fusione? Se n’è parlato a lungo e a più riprese. Il ministro Giorgetti aveva varato un decreto per ridurre la presenza di rai in RaiWay, propedeutica ad una possibile fusione.

Quale futuro per queste aziende?

Ci sarà bisogno delle torri alte anche in futuro? Magari per qualche applicazione IoT laddove c’è poco traffico?    

Fibra e 5G in secondo piano?

Invece di puntare su nuove frequenze per lo sviluppo di 5G e 6G il nostro paese resta arroccato ad un quadro che favorisce i broadcaster tradizionali, con l’accordo delle telco e a danno in realtà di competitor globali come i fornitori di servizi streaming. Ma anche a danno dello sviluppo di nuove applicazioni industriali e verticali, che potrebbero girare sulle frequenze 5G e 6G. In primo luogo, si sta parlando delle nuove applicazioni cloud, edge ma anche dell’Intelligenza Artificiale e del metaverso. Tecnologie che hanno bisogno di nuova banda per reggere un traffico destinato a moltiplicarsi in maniera vertiginosa nei prossimi anni. Ne valeva davvero la pena?

Alcuni stati dell’area 1, che comprende Europa, Africa e Medio Oriente a Ovest del Golfo Persico, incluso l’Iraq, chiedevano di avere nuove frequenze per il 5G e il 6G. Alla base c’erano anche i forti interessi economici a cambiare la destinazione di questa porzione di spettro, le cui aste sono fonte di nuovi introiti nelle casse degli Stati. D’altronde, per le zone in cui il digitale terrestre è il sistema principale di trasmissione televisiva, al contrario, era essenziale mantenere la situazione attuale. Il Radio Regolamento che esce dalle negoziazioni della WRC-23 prevede che per l’Italia e la Spagna la situazione attuale non cambi: resta al broadcasting l’attribuzione della banda attualmente utilizzata, senza fare riferimento ad altre attribuzioni. Anche gli altri Paesi europei useranno ancora le frequenze 470-694 MHz per la tv, ma potranno utilizzarle anche per le tlc come attribuzione secondaria.

Dal canto loro, gli operatori Tlc vorranno le frequenze 6 Ghz e chiederanno di usarle dalla base station 4G magari con soglie elettromagnetiche a terra moltiplicate per mille.

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