Il ruolo del satellite per colmare il digital divide e portare la banda larga in tutta Europa è stato al centro della conferenza conclusiva del progetto SABER sul tema della “Banda larga per le regioni europee, dalla copertura alla penetrazione: il contributo del satellite” che si è tenuta il 30 settembre a Bruxelles con il patrocinio della Presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea.
Nell’occasione Key4biz ha intervistato su questi temi Stefano Agnelli (Eutelsat), uno degli artefici di SABER.
Key4biz. Parlando di banda larga via satellite e di digital divide, che paragone si può fare fra l’UE e gli altri paesi in termini di attuazione delle politiche pubbliche?
Stefano Agnelli. In questo caso, l’erba del vicino è “davvero” più verde! Nell’UE, dove pure esiste la tecnologia necessaria per colmare il divario digitale e dove la Commissione Europea ha annunciato una copertura a banda larga di 100% della popolazione, la penetrazione del servizio è insufficiente. In altri grandi paesi, invece, riscontriamo un successo reale nel superamento del digital divide e nell’adozione di Internet a banda larga.
Non è un caso se negli Stati Uniti e in Australia si registra un picco d’impiego della banda larga via satellite per garantire l’accesso ad Internet di cittadini e PMI anche nelle aree remote e a bassa densità di popolazione.
In effetti, assieme alle politiche attuative a favore dello sviluppo delle infrastrutture in fibra e wireless, gli Stati Uniti e l’Australia hanno sostenuto e continuano a sostenere la diffusione della banda larga via satellite con specifiche politiche pubbliche. Ad esempio il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti ha messo a disposizione, nel 2010, 100 milioni di dollari di sovvenzioni per progetti satellitari destinati a white areas. Il servizio pubblico di Internet via satellite è un grande successo in Australia, e il governo ha sbloccato fondi per lanciare due satelliti di nuova generazione in banda Ka, ciascuno di 80 Gbps, nel 2015. L’Europa non dovrebbe essere da meno!
Key4biz. In Europa, invece, nessuna best practices?
Stefano Agnelli. A onor del vero, ci sono delle best practices in alcune regioni inglesi, irlandesi, italiane, francesi e spagnoli, che il progetto SABER ha avuto modo di studiare.
Ad esempio, la Galizia ha lanciato un sistema di contributi (vouchers) per l’acquisto, l’installazione e l’attivazione di parabole satellitari e modem per l’accesso a banda larga da parte di 2100 famiglie e imprese nelle zone rurali. È stato messo a disposizione un budget di 1 milione di euro, proveniente da fondi nazionali e comunitari. La misura di aiuto è stato applicata in tre bandi successivi, messi in atto una volta all’anno fra il 2012 e il 2014. I fattori di successo dell’iniziativa risiedono nella procedura di pre-registrazione dei potenziali utenti e nell’adozione di un processo amministrativo snello ed efficiente.
Analogamente, la provincia dell’Orne in Bassa Normandia ha attivato tre piani successivi di sussidi che prendono in carico il costo di l’acquisto ed installazione di terminali per l’Internet a larga banda via satellite: 2 200 famiglie, circa il 2,5% della popolazione, hanno beneficiato di questa misura.
Ma, come si vede, si tratta di iniziative locali – manca invece un approccio strutturato a livello europeo. Sicuramente l’UE soffre dell’assenza di un mercato unico delle telecomunicazioni, ma anche e soprattutto di una gestione frammentata e di un uso inefficiente delle risorse pubbliche.
Key4biz. Come si può rendere l’accesso alla banda larga satellitare più accessibile per i cittadini e più efficace in termini di costi per le regioni? E quaI è il ruolo dell’industria del settore?
Stefano Agnelli. La tecnologia ha effettuato enormi passi in avanti in un breve spazio di tempo – le velocità sono passate da 1 Mbps nel 2009 a 22 Mbps nel 2014. Il progresso è continuo – nel 2015-16 l’utenza domestica dovrebbe beneficiare di velocità superiori a 30 Mbps.
Il settore delle telecomunicazioni via satellite ha investito centinaia di milioni di euro per fornire l’accesso alla banda larga ai cittadini “intrappolati” nel gap digitale. Ad esempio, Eutelsat ha investito 350 milioni di euro in KA-SAT, un satellite ad altissime prestazioni (HTS, High Throughput Satellite) che ha cambiato il panorama dell’offerta che oggi prevedeper l’utenza domestica:
- Fino a 22 Mbps in download e 6 Mbps in upload
- Abbonamenti da 35 euro / mese, kit (antenna+modem) a 400 euro.
Key4biz. QuaI è il ruolo dell’UE?
Stefano Agnelli. Per quanto riguarda il ruolo delle istituzioni dell’UE verso le regioni, la Commissione Europea ha intrepreso qualche iniziativa interessante nei confronti delle regioni: ha pubblicato una guida sui sistemi di vouchers per sovvenzionare parabole satellitari e modem nel “The Digital Agenda Toolbox” ed ha fornito un sostegno importante al sito Broadband For All – Towards 100% Coverage.
Per massimizzare il contributo della larga banda via satellite nella battaglia contro il divario digitale, l’UE deve contribuire a migliorare l’informazione sulle soluzioni satellitari, a favorirne la loro messa a disponizione per i cittadini, e conseguentemente ad aumentarne l’impiego. La Commissione Europea dovrà essere leader nello sviluppo di una politica proattiva che accompagna gli sforzi economici degli operatori.
Come indicato in precedenza, in ambito istituzionale, c’è bisogno di un’azione più concreta e coordinata a livello europeo, e non solo di dichiarazioni di buona volontà!
Contro una gestione frammentata e un uso talvolta inefficiente delle risorse finanziare messe a disposizione delle regioni dall’Unione Europea, la soluzione esiste ed è: Think Global, Act Local (pensare a livello globale e agire a livello locale). Un schema di contributi per l’accesso alla banda larga via satellite, coordinato dall’UE e attuato a livello regionale, potrebbe aiutare centinaia di migliaia di cittadini e PMI in tutta Europa ad essere finalmente online!
Key4biz. Cosa prevede nel futuro per la banda larga satellitare nell’ambito delle politiche dell’Unione Europea?
Stefano Agnelli. Per soddisfare al meglio l’evoluzione della domanda di banda larga, ci sarà bisogno di un mix di soluzioni tecnologiche.
Prendiamo, per esempio, la 5G: non c’è una formula magica – non esiste un singolo modello basato unicamente sul wireless terrestre che possa fornire tutte le risposte alle sfide della società digitale.
I satelliti rimarranno una componente essenziale per fornire servizi ovunque, in modo affidabile e ad un costo ragionevole. Essi contribuiranno ad incrementare la possibilità delle rete di offrire nuovi servizi, ovunque, e di affrontare la crescita esponenziale del traffico video e multimediale in rete, ottimizzando nello stesso tempo il rapporto qualità-prezzo per gli utenti finali.
La Commissione Europea ha un ruolo vitale nel garantire l’integrazione e l’interoperabilità delle diverse tecnologie per consentire l’erogazione di servizi innovativi ai cittadini.
Key4biz. Quali quindi le priorità della Commissione Ue?
Stefano Agnelli. Le tre priorità della Commissione Europea dovrebbero quindi essere:
- Fornire una visione globale. Gli operatori satellitari sono pronti ad investire in satelliti di nuova generazione che sosterranno gli obiettivi dell’UE: per creare un quadro favorevole agli investimenti, c’è bisogno di una visione globale per la Digital Society che il presidente Juncker vuole promuovere, e che dovrà rimuovere l’approccio “a comparti stagni”, uno dei principali ostacoli al progresso. Infine, gli obiettivi devono essere connessi con la realtà: non è unoslogan; c’è davvero bisogno di realizzazioni e risultati!
- Garantire l’informazione: i decisori e l’opinione pubblica debbono essere informati dei vantaggi apportati dal satellite, per se stessi e nel quadro delle politiche globali di sviluppo competitivo dell’UE.
- Garantire un accesso equo allo spettro. Le frequenze sono una risorsa rara: nuovi servizi e nuove applicazioni si potranno sviluppare solo se la gestione dello spettro si baserà sul principio del migliore utilizzo. L’industria satellitare ha sviluppato tecniche sofisticate per fare un uso estremamente efficace dello spettro assegnato, come la banda C, la banda Ku e la banda Ka. Non è ragionevole pensare che l’acquisizione di frequenze da parte di alcuni attori del settore dell’ICT si faccia a scapito di altri attori. Deve invece essere portata avanti una politica di attribuzione delle frequenze ragionevole ed equilibrata.
Key4biz. Il satellite, quindi, centrale per colmare il gap?
Stefano Agnelli. In passato, i responsabili dell’UE sono stati troppo “silenziosi” sul contributo dei satelliti: il mix di tecnologia è ormai riconosciuto come una chiave di volta della politica di sviluppo della società digitale. È quindi il momento di costruire soluzioni win-win tra le reti terrestri e i collegamenti satellitari. È il modo in cui operano tutti i più grandi paesi del mondo – come gli Stati Uniti e l’Australia: è tempo che l’UE si allinei sugli esempi di successo nel settore.
La tecnologia satellitare è presente per aiutare a risolvere il Digital Divide oggi. La tecnologia satellitare sarà presente domani, per aiutare a rendere la Digital Society una realtà per tutti.
Con questioni sul tavolo come lo spettro e l’interoperabilità delle reti, spetta però alla Commissione scegliere la musica giusta per permettere agli attori del settore – tutti, senza eccezione e preclusioni – di partecipare alla danza della Digital Society.