Anche l’Autorità antitrust vigilerà affinché, nella realizzazione delle reti in fibra ottica, “nessun attore, neppure quelli nuovi, ricerchi vantaggi sfruttando qualche forma di sussidio incrociato”. Lo ha affermato il presidente dell’Autorità, Giovanni Pitruzzella nel corso della presentazione della relazione annuale al Parlamento.
Nel sintetizzare le attività dell’Autorità, Pitruzzella ha ricordato come “nella nuova economia l’accesso ai servizi digitali è una componente essenziale della competitività e che l’economia digitale per poter funzionare e esprimere il suo potenziale di crescita richiede una infrastruttura di rete con una grande disponibilità di banda”.
Anche se non rientra nei compiti dell’Antitrust quello di elaborare le politiche pubbliche che portino a questo risultato, l’Autorità, ha detto Pitruzzella, “può concorrere a definire una cornice che favorisca l’innovazione nella rete”.
A questo scopo, gli interventi si sono concentrati innanzitutto sull’indebolimento delle ‘rendite di posizione’ legate al controllo della rete in rame, con due diverse sanzioni. Una all’incumbent da 104 milioni per un ‘abuso escludente’ e una da complessivi 28 milioni di euro a 7 società – Alpitel, Ceit Impianti, Sielte, Sirti, Site, Valtellina e Telecom Italia (21,5 milioni) – per un’intesa restrittiva della concorrenza nel settore della manutenzione correttiva della rete.
La multa da 104 milioni, comminata nel 2013, è stata motivata dal numero ingiustificatamente elevato di rifiuti di attivazione dei servizi all’ingrosso, i c.d. “KO”, che hanno ostacolato l’accesso dei concorrenti all’infrastruttura, rendendo significativamente più difficoltoso per gli altri operatori, il processo di attivazione dei servizi di accesso alla rete rispetto alle divisioni interne di Telecom.
Un ‘boicottaggio’ – così lo definì all’epoca l’Autorità – consentito dal controllo della rete in rame, che permetteva alla società di ostacolare la concorrenza.
La decisione dell’Antitrust di sanzionare Telecom – confermata nel 2015 dal Consiglio di Stato – ha “definitivamente indotto” la società “ad avviare, nell’ultimo anno, un processo di riorganizzazione interna di grande portata, diretto ad assicurare l’eguaglianza di trattamento a tutte le richieste di accesso alla rete, indipendentemente dal fatto che provengano dalla stessa Telecom Italia o da altri operatori”.
Dopo gli interventi sanzionatori, “…il comportamento dell’incumbent si sta aprendo a favore della concorrenza e dell’innovazione, a dimostrazione del fatto che gli effetti dell’intervento antitrust vanno ben oltre la sola irrogazione di sanzioni”, ha sottolineato Pitruzzella, ricordando che l’Antitrust sta monitorando con estrema attenzione l’attuazione di questo processo di riorganizzazione.
È altrettanto vero, ha notato infine il presidente dell’Autorità antitrust, che “sta tramontando definitivamente la possibilità di costruire una rendita di posizione sulla proprietà della rete in rame, con la conseguenza che si è aperta la strada ad una concorrenza basata sull’innovazione”.
Ed è in questo contesto che nasce Enel Open Fiber, un nuovo operatore non verticalmente integrato che ha lo scopo di realizzare una vasta rete in fibra in 224 città entro il 2018 con investimenti per 2,5 miliardi di euro a fronte dei 3,6 miliardi messi sul piatto da Telecom Italia.
Siamo dunque entrati, ha detto Pitruzzella, in “una fase caratterizzata da un notevole dinamismo…e l’Autorità della concorrenza continua a vigilare per assicurare che questo nuovo dinamismo sia basato su una concorrenza che produca innovazione e che nessun attore (neppure quelli nuovi) ricerchino vantaggi sfruttando qualche forma di sussidio incrociato”.
Solo attraverso una concorrenza basata sull’innovazione si potrà, insomma, assicurare quel dinamismo necessario per permettere all’Italia di risalire la china della competitività digitale.
Sulla questione dei possibili sussidi incrociati tra energia elettrica e fibra ottica non a caso ha aperto un faro anche l’Aeegsi (Autorità Garante per l’energia elettrica, il gas e i servizi idroelettrici) che in un parere sui contatori di nuova generazione, messo a consultazione fino al 27 giugno, ha messo nero su bianco che “le attività per la fibra ottica dovranno essere rendicontate separatamente rispetto a quelle di distribuzione e di misura” e che eventuali sinergie infrastrutturali per velocizzare la diffusione dell’ultrabroadband dovranno quindi evitare “discriminazioni e trasferimenti incrociati di risorse tra attività e tra comparti in cui operano gli esercenti”.
Questo per “…impedire trasferimenti incrociati di risorse tra i segmenti delle filiere”, si legge nel provvedimento dell’Autorità per l’Energia Elettrica.