l'analisi

Bambinidigitali. Intelligenza artificiale, perché manca ancora il tassello dell’emotività

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Le macchine stanno cercando di simulare, ma il collegamento mano-cervello nell’input-output digitale segue comandi precisi e non riesce ancora a ricreare il percorso di un cervello che pensa, agisce, ricorda, riflette, collega.

La rubrica Bambinidigitali, a cura della dott.ssa Barbara Volpi – Psicologa, Psicoterapeuta, Specialista in Psicologia Clinica, PhD in Psicologia Dinamica e Clinica Sapienza di Roma – ha l’obiettivo di analizzare i rischi e i pericoli che corrono i minori in rete. Per consultare gli articoli precedenti clicca qui.

Non sappiamo molto di quali saranno le professioni del futuro, ma di certo sappiamo che la tecnologia e soprattutto, l’interpretazione della tecnologia, avrà un posto rilevante nella scala curriculare formativa dei giovani e che, il semplice saper fare, non basterà più.

Non servirà essere rapidi nel touch screen, fare collegamenti ipertestuali, montaggi e scannerizzazioni creative per riprodurre o animare lo schermo con strabilianti collage virtuali che concorrono nel catturare, il più rapidamente possibile, l’attenzione.

Occorrerà saper collegare le dita al cervello per produrre pratiche intelligenti grazie all’intelligenza artificiale, occorrerà avere spirito critico, conoscenze e competenze trasversali ai vari settori disciplinari e capacità di lavorare in rete in un team in cui la produzione e l’efficienza siano collegate alla creatività, allo spirito critico e all’efficacia produttiva.

Dal prossimo anno, il piano formativo giapponese inserirà la nuova disciplina dell’Intelligenza Artificiale, che si sta ampiamente dirigendo sull’espansione della robotica soprattutto nella direzione di catturare le emozioni, scannerizzarle per poi riprodurle artificialmente in un simil-umano che parla, e si confronta in varie aree applicative in cui l’umanità continua ancora ad essere meta di ardua e lontana conquista.

Non ci siamo ancora arrivati, le macchine stanno cercando di simulare, ma il collegamento mano-cervello nell’input-output digitale segue comandi precisi e non riesce ancora a ricreare il percorso connettivo e sinaptico di un cervello che pensa, agisce, ricorda, riflette, collega. Si parla di sinapsi mediatica ma ancora siamo lontani dal collegare in modo sincronico mente-intelligenza artificiale.

La memoria di sicilio può di certo essere più affidabile della nostra, ma perde gli elementi di elaborazione e sedimentazione umana che fanno del ricordo una delle tessere più rappresentative del nostro essere al mondo. Il cervello ricorda ciò che vuole ricordare, mescola i ricordi, li connette con esperienze distinte, colori, suoni, che formano delle rappresentazioni interne, somma di tanti episodi esperienziali che costituiscono, dalla nascita il mondo interpersonale del bambino e più tardi dell’adulto.

Si simula il dondolamento delle braccia delle mamme per cullare il suo bambino, si fa l’appello con robot-insegnanti e si individua chi si assenta, chi si distrae, chi si annoia.

Quello che manca però è sempre il dopo, l’output che dal digitale esce distorto perché, e lo sanno bene i bambini nella loro inventiva creativa, se l’ingresso nella simulazione è abbastanza facile, soprattutto se guidata, l’uscita digitale è più complessa perché la mente segue un suo percorso di elaborazione che gli algoritmi computazionali non riescono diligentemente a seguire.

Nel test di verifica con Siri tanti bambini si sono divertiti a prendersi gioco delle risposte senza senso attivate da domande fuorvianti che ci fanno, comprendere da una parte e tranquillizzare dall’altra, quanto ancora la complessità dell’essere umano sia ancora un traguardo difficile da raggiungere.

Ecco allora che, anche se non abbiamo ancora la definizione delle professioni del futuro, l’educazione emotiva, il riflettere sulle emozioni, l’empatia sono oggi più che mai le materie che permetteranno di fare la differenza tra chi agisce e chi ha appreso nel suo cammino di vita a collegare azioni a pensieri, strada onnipresente nelle menti davvero geniali.

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