L’impatto dell’IA sulle imprese e l’economia italiana
Sei grandi imprese su dieci hanno già avviato diversi progetti di impiego dell’intelligenza artificiale (IA) in Italia. Un’adozione più diffusa di questa tecnologia potrebbe dare una spinta decisiva all’economia, partendo da una maggiore produttività e competitività sui mercati internazionali.
Se le aziende e la pubblica amministrazione (PA) adottassero in maniera diffusa l’Intelligenza artificiale, in particolare l’IA generativa, il nostro Paese potrebbe vedere il Pil aumentare del 18%, fino a 312 miliardi di euro, secondo uno studio realizzato da The European House – Ambrosetti e Microsoft.
Sono delle indicazioni positive, che però ci obbligano a guardare il futuro con i piedi nelle sabbie mobili di ritardi e limitazioni di varia natura. Per puntare seriamente sull’IA serve innanzitutto un quadro regolatorio chiaro ed efficace, non repressivo, ma certamente attento ad una serie di criticità di cui molto si è parlato nei mesi passati e ancora nelle ultime settimane a Bruxelles.
Primo evento B7 in concomitanza con la prima riunione ministeriale del G7 sui temi dell’industria, della tecnologia e del digitale
Domani si terrà il primo evento B7 e della Ministeriale “Industria, Tecnologia e Digitale del G7“, in agenda il 14 e 15 marzo a Verona e Trento. Diverse le priorità già individuate e note:
- ripensare le catene di approvvigionamento in ottica di resilienza e di promozione di un commercio aperto, libero e multilaterale;
- il ruolo degli stimoli pubblici nel sostenere le economie G7 in una fase di profonda trasformazione industriale imposta dalla attuale congiuntura economica, ambientale e geopolitica;
- la necessità di una maggiore collaborazione tra i Paesi G7 su investimenti digitali e IA per migliorare la competitività economica, aumentare la produttività e promuovere una crescita sostenibile nel lungo periodo;
- l’urgenza di un approccio normativo comune e di infrastrutture robuste e resilienti imposta dal rapido sviluppo dell’AI e di altre tecnologie digitali unitamente alla diffusione di competenze tecniche e principi etici per garantirne un utilizzo responsabile.
Bisogna poi affrontare seri problemi di carenza di competenze digitali, non solo per l’intelligenza artificiale, perché la carenza di competenze digitali tra i dipendenti riguarda anche altre tecnologie, a cui aggiungere la bassa digitalizzazione delle imprese stesse, in particolare le piccole e le medie organizzazioni.
Marcegaglia: “B7 pronto ad elaborare raccomandazioni di policy per consentire alle applicazioni IA di dispiegare tutto il loro potenziale“
“La digitalizzazione è fondamentale per tutti i settori industriali, sia nel privato sia nel pubblico: come B7 ci impegneremo per promuovere le competenze digitali oltre i confini delle imprese e raggiungere anche le pubbliche amministrazioni, in modo da rafforzare la sicurezza dell’accesso ai dati e fornire alle stesse imprese e ai cittadini servizi più efficienti e più sicuri”, ha precisato in una nota Emma Marcegaglia, B7 Chair, aggiungendo: “Siamo consapevoli dei rischi associati all’AI e il G7 si è impegnato a sviluppare codici etici armonizzati. È un passaggio decisivo: il B7 è pronto ad elaborare raccomandazioni di policy per consentire alle applicazioni dell’AI di dispiegare tutto il loro potenziale positivo, rendendo l’industria dei nostri Paesi sempre più forte e competitiva”.
Il primo giorno dell’incontro ministeriale G7, il 14 marzo a Verona, sarà presieduto dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.
Il secondo giorno dell’incontro ministeriale G7, il 15 marzo a Trento, sarà presieduto dal Sottosegretario di Stato per l’Innovazione Tecnologica, il Senatore Alessio Butti.